9 aprile 2018 - 08:56

18enne straniero travolto e ucciso da un’italiana, il padre: «Lei, libera. A parti inverse sarebbe in cella»

Padova: accuse di razzismo. La ragazza indagata per omicidio stradale e omissione di soccorso è ancora fuori. «Mio figlio non aveva ferite, era solo svenuto per questo è morto annegato. Se si fosse fermata sarebbe vivo»

di Andrea Pistore

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Sarwat Abou El Seoud con il figlio Ihab investito e ucciso da una ragazza in Mercedes
Sarwat Abou El Seoud con il figlio Ihab investito e ucciso da una ragazza in Mercedes

PIOMBINO DESE (PADOVA) «A parti invertite, mio figlio sarebbe in galera. Una ragazza italiana ha ucciso un 18enne di origini straniere ed è libera di girare senza problemi». Non si dà pace Sarwat Abou El Seoud, 59 anni, padre di Ihab, il ragazzo travolto e ucciso la notte prima di Pasqua da una diciannovenne a bordo di una Mercedes a Piombino Dese, che poi è scappata senza prestargli soccorso. La giovane investitrice di Trebaseleghe, che la mattina seguente si è presentata in lacrime alla locale stazione dei carabinieri e in compagnia della madre ha raccontato quanto accaduto, è ora indagata per omicidio stradale e omissione di soccorso.

Sarwat, che novità ci sono? «Stanto ai primi dati dell’autopsia (eseguita dal medico legale Guido Viel dell’Università di Padova, ndr) mio figlio non aveva ferite gravi e le poche botte non possono avergli provocato lesioni fatali. E’ morto annegato».

Si sarebbe potuto salvare se fosse stato soccorso? «La ragazza che l’ha travolto non si è fermata. Ihab è rimasto in acqua e questo è bastato perché affogasse. L’ambulanza è arrivata dopo tre ore, quando non c’era più niente da fare. La mattina dopo la giovane si è presentata in caserma dai carabinieri, ha detto di averlo lasciato per strada, convinta di aver ucciso un animale. Mio figlio è morto come un cane».

A parti inverse secondo lei cosa sarebbe successo? «Se la ragazza fosse morta, mio figlio sarebbe già in prigione. Probabilmente, essendo di madre tunisina e padre egiziano, sarebbe passata l’idea che era un terrorista. Ora invece tutto tace, non si può nemmeno dire il nome della persona che l’ha ucciso ed è libera, non in galera».

Cosa sa della giovane che ha investito Ihab? «Solo che si è presentata in caserma dodici ore dopo e che ha lasciato mio figlio per terra come un cane. Le hanno sequestrato l’auto e il cellulare. Va a scuola, ha un anno più di Ihab. Hanno anche qualche amico in comune. Non so come si possa sentire, so che è libera, mentre Ihab è morto».

La legge italiana ha qualche falla? «Se una persona si autoincolpa di un assassinio e può continuare ad andare a scuola, può uscire con gli amici e fare la solita vita, significa che qualcosa non funziona. Viene lasciata libera e potrebbe uccidere di nuovo. Andava arrestata dopo l’autopsia, ma forse la sua è una famiglia di imprenditori importanti. Spero che i giudici non abbiano clemenza. Io combatterò per avere giustizia. C’è qualcosa che non funziona in questa legge».

Adesso cosa farà? «E’ tutto in mano agli avvocati. Prima era un incidente stradale, ora è diventato un omicidio volontario. Io ho chiamato l’ambasciata egiziana, mia moglie quella tunisina. Mio figlio aveva la tripla cittadinanza, anche loro vogliono giustizia. I rappresentanti di questi Paesi hanno detto che vigileranno perché questa storia non finisca nel dimenticatoio».

Venerdì c’è stata una commemorazione per Ihab. «I suoi amici hanno voluto trovarsi per una celebrazione a Levada. Sono arrivati migliaia di ragazzi, mio figlio era buono, nemmeno io immaginavo che così tante persone gli volessero bene. Insieme a Don Tiziano, il parroco del paese, è venuto l’imam della moschea di Castelfranco. Abbiamo dedicato una serata alla memoria di mio figlio. Da una settimana casa nostra è piena di gente che ci porta affetto».

Molti lo descrivono come un esempio da seguire. «Credeva nell’amicizia, nella coesione tra ragazzi. Era spesso impegnato per far capire come si può vivere bene e divertirsi senza alcol. L’amore che lui ha trasmesso alla gente non verrà dimenticato e lo onoreremo sempre».

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