8 marzo 2018 - 09:11

8 marzo. Silvia e la rinascita dopo lo stalking: «Maschi spaesati, è l’ora del dialogo»

Anni di persecuzioni nel suo paese. Dopo denunce, interventi della famiglia e delle forze dell’ordine, la ragazza ora gira scuole e parrocchie per raccontare la sua storia

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«Basta rivendicazioni femministe, creano solo rivalità. Uomini e donne devono dialogare, non farsi la guerra». Capelli biondi, occhi azzurri, una storia difficile alle spalle che l’ha portata a impegnarsi in prima linea contro la violenza sulle donne: Silvia Palmerini, 22 anni, vicentina, vive questo «8 marzo» come una voce fuori dal coro. Si è laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi di analisi semiotica su stereotipi e atteggiamenti sessisti nella pubblicità, prendendo spunto dalla sua storia. Anni di stalking, braccata fin da quando aveva 15 anni, perseguitata, con la paura di uscire di casa, andare a scuola, camminare per strada. Tre denunce, un’intimidazione del tribunale, l’intervento della famiglia e dei carabinieri per tenere lontano lo stalker. L’ha raccontato davanti alla commissione di laurea. E oggi Silvia va a testimoniare nelle scuole e nelle parrocchie quello che le è successo, per educare bambini e ragazzi alla parità e al rispetto, a riconoscere il sessismo e la violenza.

Ha ancora senso oggi l’8 marzo «festa della donna»? «Per i giovani della mia età è una ricorrenza senza senso, che ha perso ogni significato politico e sociale. Molti ragazzi non sanno nemmeno perché si festeggia»

Per te cosa significa l’8 marzo? «Per me questo 8 marzo significa rinascita. Sono riuscita a tornare a vivere, senza paura nel mio paese, Thiene, dove è accaduto tutto, dove ho subito la persecuzione dello stalker e da cui ero scappata»

Come vivi questa fase di neo-femminismo e rivendicazioni dei movimenti femminili? «Le rivendicazioni esasperate non servono. Le differenze di genere vanno sottolineate, ma devono portare a un equilibrio basato sulla diversità, non alla guerra. Oggi le donne fanno la voce grossa perché non si sentono ascoltate, ma questo porta a una sempre maggiore aggressività, impedisce di trovare un dialogo tra donne e uomini. Ed è questo che serve, il dialogo»

Secondo te come sono gli uomini oggi? «Sicuramente spaventati dal nuovo ruolo femminile. Questo li porta a prepotenza e arroganza, che in realtà mascherano solo insicurezza. Sono spaventati dall’atteggiamento femminile, anche se non lo ammetteranno mai. Le donne e soprattutto le ragazze della mia generazione hanno molto bisogno di sentirsi autonome, forti, indipendenti, questo sbilancia gli equilibri all’interno della coppia. Gli uomini stanno ancora cercando una loro dimensione per riuscire ad adeguarsi a questo cambiamento»

Come sono i ragazzi che frequenti, i tuoi amici? «I miei amici sono molto aperti su questi temi, nonostante veniamo tutti da un piccolo paese della provincia veneta. Però vedo uomini arroccati su posizioni difensive, con cui il dialogo è difficile»

Cosa vogliono i tuoi coetanei maschi? «Vogliono sentirsi importanti e non sminuiti, né all’interno delle relazioni di coppia, né nella società. La precarietà della mia generazione, la difficoltà di trovare un lavoro fisso, l’incertezza professionale incide anche nelle relazioni. Crea tensione e aggressività, porta spesso a sfogarsi all’interno della relazione»

C’è più spaesamento tra i tuoi coetanei o nella generazione di mezza età? «I maschi sono spaesati a tutte le età. Credo che le ragazze più giovani a volte siano esageratamente determinate, vanno avanti come arieti, l’uomo fa fatica a trovare un linguaggio diverso per adeguarsi al cambiamento»

Tra il movimento #metoo e le posizioni soft di Catherine Denevue, da che parte ti riconosci? «Si va troppo da un estremo all’altro. Il problema di molestie e prevaricazioni maschili c’è e non va sottovaluto, ma esagerare atteggiamenti e rivendicazioni toglie credibilità alla protesta. Io credo nel dialogo, non nella contrapposizione. E di questo parlo con i bambini e ragazzi nelle scuole, dell’importanza del dialogo e del rispetto reciproco».

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