Veneto, 9 novembre 2017 - 08:13

Urla e spintoni: Renzi contestato dai risparmiatori. La replica: «Li abbiamo salvati»

Tafferugli nel Trevigiano con i simpatizzanti del Pd che applaudono. Giovedì il segretario fra Mestre e Padova

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Matteo Renzi
Matteo Renzi

CONEGLIANO (TREVISO) Matteo Renzi approda in Veneto mercoledì sera e certo non si può dire che il Veneto gli riservi una gran accoglienza. Il comitato di benvenuto che lo attende nella piccola stazione cantiere di Conegliano, nel Trevigiano, è infatti composto da un centinaio di risparmiatori di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, inferociti per aver perso i loro soldi.

La protesta dei risparmiatori truffati dalle banche venete
La protesta dei risparmiatori truffati dalle banche venete

All’uscita gli urlano di tutto e il segretario del Partito Democratico, appena sceso da «Destinazione Italia», l’Intercity con cui sta girando il Paese in campagna elettorale, è costretto a rifugiarsi in un’auto che lo attende col motore già acceso davanti alla porta del bar. Renzi si scusa con la signora dietro il bancone: «Perdoni il trambusto». Lei sembra accettare di buon grado.

Difficile che un ex premier ripassi di lì molto presto. E non si può dire che la partenza fosse andata tanto meglio. Renzi proveniva infatti da Casarsa Della Delizia, Comune del Friuli Venezia Giulia dove, tra le altre cose, aveva reso omaggio alla tomba di Pier Paolo Pasolini (il momento è stato subito «socializzato» con citazione d’ordinanza) e anche lì, al momento di salire sul treno, Renzi era stato contestato da una coppia.

Le ragioni del disagio

Nell’occasione il leader dem, accompagnato dal capogruppo alla Camera Ettore Rosato e dal deputato Roger De Menech, aveva accettato di fermarsi per capire le ragioni del dissenso, ragioni a dire il vero piuttosto nebulose visto che i due ce l’avevano soprattutto col gasdotto in Puglia che distruggerebbe gli olivi e avvelenerebbe la gente, non esattamente la protesta che ci si attenderebbe nel cuore del Nordest. Mentre il convoglio superava il confine tra lo «speciale» Friuli Venezia Giulia e «l’ordinario» Veneto, a nulla sono valsi i tentativi di convincere Renzi a spendere una parola sulla battaglia autonomista portata avanti dal governatore Luca Zaia: «Non fatemi parlare di questioni che non conosco bene» è stato l’invito rimasto nel vagone che il solo Rosato. Altrettanto laconico: «Stupisce che il Veneto si muova solo ora, alla vigilia del voto, vedremo se si dovrà rimettere mano all’iter». Le proteste dei parlamentari veneti per la legge elettorale che porta il suo nome, che in Veneto farebbe fare cappotto alla Lega? «Stiano tranquilli, in fin dei conti avevano votato all’unanimità il Mattarellum, che prevedeva il maggioritario per il 75 per cento dei seggi, ora siamo al 36 per cento» .

La tensione a Conegliano

Mano a mano che il treno si avvicina alla stazione di Conegliano, tra le forze dell’ordine che scortano l’ex premier comincia a salire la tensione, si sparge la voce che all’arrivo ci sono molti risparmiatori furiosi, alcuni dei quali mischiati tra i sostenitori del Pd. «Ma perché ci deve essere sempre questo caos a Treviso?», si sente imprecare mentre i freni del treno stridono, e in effetti la mente corre subito all’altra clamorosa contestazione subita da Renzi durante una passeggiata tra le vie del capoluogo, nel 2014. D’altronde Treviso è da sempre la capitale dello Zaiastan. L’esito è quello atteso: Renzi scende a passo svelto, si infila nel sottopassaggio e ne riemerge in un tripudio di bandiere dem e applausi, ben presto sovrastati, però, dalle proteste degli azionisti sul lastrico. Un anziano signore con le lacrime agli occhi riesce a fermare l’ex premier, chiedendogli aiuto per recuperare i risparmi andati in fumo.

Giovedì a Treviso, Mestre, Padova

Renzi accetta di scambiare con lui due parole, si fa dare il cartello, ma fuori è una bolgia tra fischi, campanacci e grida: «Ladro, vergogna, tornatene a casa tua». Scoppia anche un piccolo parapiglia tra contestatori e sostenitori del leader Pd e tra i primi c’è anche Claudio Fagan, l’azionista di Veneto Banca che con la sorella ha perso nel crack 2 milioni di euro e già due volte ha minacciato di suicidarsi in una filiale. Renzi tira dritto e ostentando sorrisi s’infila nella macchina che sgomma via, direzione la casa di accoglienza Villa Anna a Belluno, dove si è difeso così: «Mi fa ridere che veniamo contestati io, il Pd e il mio governo. Rivendico che con il decreto abbiamo salvato i correntisti che altrimenti sarebbero rimasti a secco, ma anche la nostra battaglia contro chi doveva vigilare e non l’ha fatto». Non esattamente la migliore delle vigilie per l’intensa giornata che giovedì lo attende tra Treviso, Mestre, Padova e Rovigo

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