12 marzo 2018 - 13:22

Olimpiadi invernali 2026 nelle Dolomiti, Zaia candida il Veneto

Il governatore si allea con Trento e Bolzano e punta a conquistare i Giochi. Derby con Torino e il M5S. Politica veneta compatta per il sì

di Marco Bonet

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VENEZIA A settant’anni da Cortina 1956, il Veneto lancia la sfida a Torino (e a Milano, alla svizzera Sion e all’austriaca Graz) provando a riportare all’ombra delle Dolomiti i Giochi olimpici invernali, edizione 2026. A darne l’annuncio, dopo che già da alcuni mesi se ne parlava nel Bellunese, è stato il governatore Luca Zaia: «I primi contatti con i colleghi presidenti delle Province autonome, Arno Kompatcher e Ugo Rossi, ci sono già stati: proporremo una candidatura coordinata tra Veneto, Bolzano e Trento».

Le reazioni

Zaia le ha già ribattezzate «le Olimpiadi dell’Unesco», perché «tutto si svolgerebbe sulle montagne Patrimonio Universale dell’Umanità». Una suggestione che si trasforma ben presto in un invito alla prudenza da parte di Kompatcher e Rossi, che sembrano assai meno entusiasti e più guardinghi del collega veneto. Senza nascondere, almeno da parte di Rossi, un certo fastidio per l’allungo (evidentemente non concordato) di Zaia, visto che l’idea pare sia nata dall’assessorato al Turismo della Giunta di Trento e sia poi stata coltivata dall’amministrazione Kompatcher e dal Coni bolzanino (tanto che la città candidata, perché il regolamento Cio impone che sia una soltanto, sarebbe Bolzano): «Prima di fare a gara per ottenere primogeniture, è necessario essere certi che si possano fare Olimpiadi all’insegna della sostenibilità, leggere, green, rispettose dell’ambiente e in definitiva a tutela di questo inestimabile patrimonio dell’umanità - ha precisato Rossi -. È chiaro che c’è un ragionamento in corso, ma approfondirò la questione assieme ai miei due colleghi». La data dell’incontro ancora non era stata fissata.

L’Alto Adige

Cauto, per quanto favorevole, anche Kompatcher, che nelle scorse settimane aveva affrontato l’argomento col Corriere dell’Alto Adige: «Se il Cio vuole che le Olimpiadi tornino in Europa, allora deve cambiare le regole e consentire che le gare avvengano anche tra Regioni confinanti - aveva detto il presidente altoatesino -. Il villaggio olimpico dev’essere fatto con le strutture esistenti, la popolazione non accetta più progetti faraonici che vengono demoliti non appena finiti i Giochi». Zaia prova a tranquillizzare tutti: «Saranno Olimpiadi a impatto zero, senza nuovo cemento, che valorizzeranno il già straordinario patrimonio tecnico, sciistico e impiantistico, l’ambiente, la storia e il pregio delle Dolomiti, mettendo a frutto l’esperienza che il Veneto sta facendo con i Mondiali di Cortina del 2021 e le caratteristiche dell’intero Dolomiti Superski».

Olimpiadi dell’Unesco e dell’autonomia

«Olimpiadi dell’Unesco», dunque. «Olimpiadi dell’autonomia», vista la battaglia che il Veneto sta portando avanti per avvicinarsi un po’ di più ai suoi «vicini speciali» ora alleati in questa battaglia. E, se si vuole, pure Olimpiadi tra Lega e Movimento Cinque Stelle visto che la Torino della sindaca Chiara Appendino, con la benedizione di Beppe Grillo , si è appena fatta avanti con forza per ospitare la stessa edizione ambita dal Nordest (Grillo, evidentemente, ha cambiato idea rispetto ai Giochi di Roma 2024; non l’hanno fatto, invece, gli attivisti del M5s torinese, tanto che quattro dissidenti hanno fatto mancare la maggioranza alla Appendino in consiglio comunale). Un nuovo match tra i due partiti, dopo quello già giocato nell’urna il 4 marzo, che Federico D’Incà, bellunese, pentastellato, appena rieletto deputato, prende sportivamente: «Vinca il migliore e alla fine, l’importante è che vinca l’Italia. Questa è un’occasione irrinunciabile per il bellunese, sia sul piano turistico, col rilancio dell’ospitalità invernale ed estiva, sia sul piano infrastrutturale, visto che si potrebbe finalmente chiudere l’anello ferroviario da Calalzo a Cortina e da Feltre a Primolano». Se pure i Cinque Stelle, gli «anti Grandi Opere» per eccellenza, sono favorevoli, figuriamoci gli altri. Ma non senza accenti polemici. Nei confronti di Trento e Bolzano, come nel caso del deputato di Forza Italia Dario Bond: «Belluno non può fare la “cenerentola” in questa partita, l’autonomia e i Mondiali di Cortina devono essere il traino di questa sfida importante e affascinante». Nei confronti di Torino, come nel caso del deputato dem Roger De Menech: «C’è un tentativo di esproprio della montagna da parte delle città metropolitane. Puntare su Torino e Milano (favorite secondo i rumors ndr.) è una decisione esclusivamente politica con riflessi deleteri per l’ambiente e per i conti pubblici. Si chiamano Olimpiadi invernali - stiletta De Menech - saranno in realtà olimpiadi di pianura e per organizzarle ci vorranno risorse ingenti e ulteriore consumo di territorio. Ne abbiamo bisogno?». Che poi, più delle italiane, le favorite per ospitare i Giochi dopo Sochi, Pyeongchang e Pechino, sono la canadese Calgary, la giapponese Sapporo, la svizzera Sion e l’austriaca Graz (Innsbruck ha detto no con un referendum tra i cittadini in perfetto stile M5s ma ora Trento e Bolzano vorrebbero coinvolgerla nel loro progetto, mentre il consigliere regionale della Lega Nicola Finco chiede di allargare il progetto anche all’Altopiano di Asiago).

La delusione di Venezia 2020

Si vedrà se il Veneto si tufferà in questa avventura con lo stesso entusiasmo di Venezia 2020, cui seguì una cocente delusione. Qui, almeno, c’è un punto di partenza solido, i Mondiali di sci di Cortina del 2021: «Molte infrastrutture ci sono già - assicura il sindaco Gian Pietro Ghedina - quelle che mancano si faranno per i Mondiali. È una magnifica opportunità, sportiva e turistica, e mi piace l’idea che sia coltivata insieme a Trento e Bolzano, nell’ottica di una promozione condivisa delle Dolomiti».

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