4 aprile 2018 - 09:03

«Poco cibo e riscaldamento, se te ne sbatti guadagni 8 euro a profugo al giorno»

Il trevigiano che accolse i migranti a Eraclea ripreso di nascosto

di Monica Zicchiero

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VENEZIA «Se li mettiamo lì al minor costo, gestendoli, tirandoli a pallino, ti rimangono dai 4 agli 8 euro al giorno a profugo. L’utile lo fai eliminando i servizi: tieni i riscaldamenti al minimo, lasci che si comportino come vogliono, te ne sbatti». E restano netti 600mila euro all’anno di utile, se riesci ad avere un giro di mille richiedenti asilo. L’imprenditore Stefano Fuso il conto lo fa davanti alla telecamera nascosta dell’ex boss della camorra Nunzio Perrella. La sua faccia e i suoi racconti di agganci con la massoneria, giudici di Cassazione, militari e alti dirigenti della presidenza del Consiglio («Vincenzo, capo delle indagini sulle ecomafie», nelle parole dell’imprenditore) chiudono la settima e ultima puntata di Bloody Money, l’inchiesta di Fanpage su mafia, politica e business tra rifiuti e migranti.

Le attività di Fuso

Fuso è stato nella Punto Riciclo Srl di Vedelago ed è proprietario del residence Mimose di Eraclea che nell’estate del 2015 accolse 270 profughi che si lamentavano del cibo che faceva schifo, dei materassi buttati a terra, del niente da fare tutto il giorno. Sindaco e residenti erano esasperati, fu un’estate di tregenda per la cittadina balneare e il racconto di Fuso accende una spia su una pagina ingarbugliata dell’accoglienza. Il businessman non ha un sito, non ha una reputazione web, non un logo al quale si associa la sua attività. Spunta qua e là su Google e alla fine la biografia più completa è quella che fa il giornalista Mario Giordano in «Profugopoli»: 50 anni, di Cortina, compra aziende in fallimento per rilanciarle, nella sua «hall of fame» figurano qualcosa come venti imprese dei settori più diversi e il suo vettore si chiama Self Corporation Ltd, società creata in Gran Bretagna nel 2015, creata dalla Hermes Corporate Services Ldt, che si occupa di investimenti offshore. È la Self che compra gli appartamenti del residence Mimose e rispunta la scorsa estate a Taglio di Po per acquisire l’Hotel Mancin e destinarlo all’accoglienza. A Eraclea, Fuso è ricordato come unico volto che compariva per conto della cooperativa Solaris quando c’era da sistemare rogne. Idem a Portoguraro, quando nella palestra furono sistemati cinquanta richiedenti asilo. «Ci facemmo l’idea che in realtà la cooperativa Solaris era lui», racconta un operatore del settore. Ma lui ha sempre negato: «Mi confondono col presidente Solaris, in realtà io ho dovuto gestire quel centro perché Solaris era una coop incompetente e io ero proprietario dei muri: dirigo io per evitare i danni e io stesso le ho dato la disdetta nell’ottobre 2015».

Le rivelazioni choc

Con la sua fantomatica valigia di soldi sporchi da investire, Perrella è arrivato all’imprenditore lo scorso autunno attraverso Vito Andreola. L’ex camorrista avrebbe dovuto investire 500mila euro per rilevare Punto Riciclo all’asta ma poi si informa pure sui vantaggi del business accoglienza. «Io sui profughi ho sempre vinto tutto. Sono miei gli immobili dei profughi a Eraclea», racconta Fuso. E gli consiglia come trarre il massimo profitto: la prefettura dà 32 euro al giorno, tolti vitto e alloggio restano dai 4 agli 8 euro a migrante. «Più ho la massa, più guadagno. Non devi mica dargli il pranzo di Natale: mangiano riso scotto e pollo, basta un budget di sei euro al giorno per il pranzo. La Barilla mette la pasta in scadenza a 5 centesimi al chilo e gliela dai. Un giro di cassa impressionante». L’unica è vincere il bando. «Devi avere un prefetto a favore, che fa di tutto perché tu possa vincere – consiglia l’imprenditore veneto – noi abbiamo avuto quattro controlli ed erano tutti negativi». Noi, chi? Ma la Solaris non era altra cosa? Sempre sul rapporto con i prefetti: «Mi volevano accusare di favoreggiamento della prostituzione perché a Eraclea c’erano immigrate che la davano via per cinque euro» riferisce, spiegando che l’unico problema è il controllo che fanno i cittadini sulle strutture di accoglienza. «Chiamo il prefetto per dire: portamele via. E lui ha detto: lascia lì, che così si scaricano». I prestanome si assumono tutto il rischio di fronte alla legge, gli spiega Vito Andreola. «Hanno lavorato ad Eraclea tutta l’estate fuori norma, non erano in regola con la sicurezza». E a Noventa Padovana all’Hotel Paradiso era stata taroccata la centralina dell’acqua per simulare la purificazione. «Tu pensa se qualcuno si intossicava, con quell’acqua...».

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