22 febbraio 2018 - 08:17

L’inchiesta di Fanpage a Venezia:
«Due milioni per entrare nell’affare». Bettin: «Marghera non sarà pattumiera Italia»

Nell’anticipazione della nuova puntata il dialogo sotto accusa: «Soldi della Camorra? Dov’è il problema?»

di Giovanni Viafora

shadow

VENEZIAÈ bastato un breve scambio di parole, posto a guisa di anticipazione al termine della terza e ultima puntata pubblicata online, per far scorrere un brivido lungo la schiena. Nel video si sente una donna con chiara cadenza veneta che si rivolge all’interlocutore, dicendogli: «Vedi quest’area di stoccaggio qui? Ci potrebbe essere una bella realtà. Qui ho il terminal, ho le navi che mi attraccano». Lui le chiede: «È Venezia?». E lei risponde: «Venezia». Aggiungendo: «Dopodomani siamo col sindaco e col ministro che viene sull’area». La questione è che se l’effetto di questa nuova puntata sarà quello delle tre precedenti c’è da scommetterci che, anche qui in Veneto, ne vedremo delle belle.

Il colpo giornalistico

Parliamo dell‘inchiesta sul business dei rifiuti che sta conducendo il sito di informazione Fanpage.it e che sta scuotendo la Campania. Inchiesta che dopo tre puntate — ciascuna composta da un video di circa 10-15 minuti, basato su audio e video catturati da telecamere nascoste — registra già conseguenze devastanti, tra dimissioni a raffica (tra queste quelle presentate da Roberto De Luca, ex assessore al Bilancio di Salerno e figlio del governatore Vincenzo) e polemiche a non finire. Ciò che emerge dal lavoro giornalistico è certamente impressionante: si mostrano manager pubblici e politici estremamente permeabili alla corruzione (per usare un eufemismo). Mentre, in generale, si palesa un quadro di illegalità e di spreco diffusi.

Il metodo

Tuttavia ciò che sta facendo discutere è anche il metodo adottato da Fanpage che, in sostanza, nella propria «ricerca» impiega un ex boss della Camorra, Nunzio Perrella, nelle vesti di «agente provocatore». In realtà, sarebbe meglio dire che Fanpage ha deciso di affiancare Perrella nella «missione» che l’ex boss si è dato: quella di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente per smantellare il sistema (Perrella all’inizio dell’inchiesta sostiene che lo Stato si sarebbe rifiutato di accettare questa sua sfida, tanto che lui, per questo motivo, si sarebbe rivolto proprio al sito di informazione per «far venire fuori quello che tutti sanno»).

Il ruolo di Perrella, protagonista anche a Marghera

Sta di fatto che Perrella, appena si è rimesso sul mercato, è stato subito contattato da affaristi, politici e manager pubblici interessati ai suoi servizi. L’ultima puntata (saranno cinque in tutto) ha portato alle dimissioni di Biagio Iacoare, presidente di Sma, la società della Regione Campania che smaltisce i fanghi: il suo collaboratore, Mario «Rory» Oliviero, è stato immortalato dalla telecamera nascosta mentre ritira da Perrella una valigetta in cui lui credeva che ci fossero 50mila euro (dentro invece c’era solo spazzatura). Ma ora, dunque, toccherebbe a Venezia. I colleghi di Fanpage, ci hanno anticipato un estratto di un dialogo che verrà inserito nella prossima puntata, ambientata in Veneto. I protagonisti del dialogo sono due: da una parte proprio il solito Perrella, e dall’altra una donna. Questa farebbe da mediatrice per un affare a Marghera: la realizzazione di un sito di stoccaggio. La signora dice a Perrella che per entrare in quel business vorrebbe 2 milioni di euro. Lui le dice: «Ma sono i soldi della Camorra». E lei, senza troppi scrupoli: «E dov’è il problema?». Poi si accordano sul posto dove ritirare il denaro. «Te li faccio portare io dove mi dici tu», dice Perrella. Ancora non è dato sapere quando la puntata intera andrà in onda. Intanto l’attesa, però, è già alta.

«Marghera centro di affari illeciti»

«Porto Marghera è da sempre al centro di traffici e intrighi che riguardano usi ambigui, illeciti e/o criminali di impianti industriali, in particolare nei rifiuti. Per questo ci siamo sempre opposti alla volontà di trasformare Marghera nella pattumiera d’Italia, volontà o tentazione ben presente in certe istituzioni e forze politiche e in certi settori affaristici o affaristico-criminali, attirati da guadagni facili a scapito della salute e dell’ambiente». Così il sociologo Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, interviene sugli sviluppi dell’inchiesta «Per questo - sottolinea Bettin - abbiamo denunciato le infiltrazioni criminali e a volte mafiose. Per questo chiediamo, sempre, la massima trasparenza sia nel merito dei progetti, sul loro impatto, sia sulle procedure autorizzative, come ancora di recente abbiamo fatto per le proposte relative al Centro di ricerca sulla fusione nucleare o di stoccaggio del gas naturale liquido e qualunque altra». «Per questo oggi - conclude - non siamo sorpresi da quanto emerge dall’inchiesta giornalistica di Fanpage, dall’agghiacciante disinvoltura con la quale una presunta mediatrice di una `cordata di imprenditori´ accetterebbe di riciclare a Porto Marghera capitali in mano alla camorra, frutto di crimini devastanti. Sappiamo bene che a Nordest non mancano simili figuri, simili disponibilità criminali che inquinano l’economia, danneggiano le imprese pulite, avvelenano la vita civile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA