Veneto, 29 settembre 2017 - 08:31

Chisso, la Lega minaccia la crisi
«Forza Italia prenda le distanze»

Il ritorno in pubblico dell’ex assessore coinvolto nell’inchiesta Mose imbarazza i vertici. E il Carroccio avverte gli azzurri in Regione

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VENEZIA Il telefono di Adriano Paroli, commissario di Forza Italia in Veneto, suona a vuoto per tutto il giorno. Forse è nella sua Brescia, di sicuro non si trova. E non è un caso. L’ordine partito dai vertici azzurri, infatti, è chiarissimo: del «caso Chisso» non si parla. Non si spiega, non si commenta. Figuriamoci se si prende posizione, come chiesto dall’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan, che pur di smuovere i colonnelli berlusconiani è arrivata a mettere sul piatto il suo addio al partito: «O me, o lui» è sbottata commentando il ritorno sulla scena pubblica dell’ex assessore alle Infrastrutture, uscito dal processo Mose dopo aver patteggiato 2 anni e 6 mesi per corruzione (è ancora coinvolto in una richiesta di risarcimento di 5 milioni di euro partita dalla Corte dei conti).

Gli azzurri si negano

«Sono totalmente assorbito dalla legge elettorale, di questa storia non so nulla» taglia corto il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. «Sono in consiglio comunale, non posso parlare» liquida la questione il vice coordinatore regionale Michele Zuin. Entrambi sono veneziani come Chisso e con lui hanno condiviso momenti importanti della vita di Forza Italia. Da Padova, la vice coordinatrice regionale Lorena Milanato pure non risponde, mentre il coordinatore cittadino Nicola Lodi assicura di «non aver letto nulla» perché in viaggio con la moglie. Eppure anche lui, come Brunetta, Zuin e tutti gli altri componenti del coordinamento regionale, risultano tra i destinatari dell’indignata lettera di Donazzan.

Il casus belli

In realtà, della questione si sta parlando eccome in Forza Italia e la base, sconcertata per l’assenza di una presa di posizione chiara da parte dei vertici, va interpretando sempre più questo silenzio imbarazzato come un sostanziale avallo politico di quanto accaduto a Cassola, dove Chisso ha preso parte a un convegno organizzato dal gruppo «Forza Italia Senores», tra gli applausi del pubblico, almeno secondo quanto riferito da alcuni dei presenti. Solo in serata si fa vivo il coordinatore vicentino Matteo Tosetto, che tenta di gettare acqua sul fuoco: «Il convegno non è stato organizzato da noi ma da un’associazione esterna al partito. Hanno partecipato persone del Gruppo Seniores ma mi risulta che Chisso non sia stato tra i relatori e abbia partecipato a titolo personale, visto che in Forza Italia non ha ruoli».

La Lega

Certo sorprende che nonostante l’esplicita chiamata in causa da parte di un dirigente di primo piano come Donazzan, nessuno ai vertici di Forza Italia abbia alcunché da dire, anche perché il tentativo di sopire il caso facendo finta di nulla contrasta col rilievo politico che questo va assumendo, specie in Regione dove la Lega ha parole durissime: «Forza Italia deve scegliere, perché chi va con Chisso non viene con noi di certo» avverte il capogruppo Nicola Finco ricordando l’adagio: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. «L’ospitata plateale di Chisso è una precisa scelta di campo che personalmente non posso condividere e accettare, una scelta che crea un disorientamento che si trasforma in vero e proprio irrigidimento politico nel sapere che la coordinatrice dell’evento ha salutato e ringraziato l’ospite a suo tempo protagonista con Giancarlo Galan di un vero e proprio asse di potere che la magistratura ha svelato in tutta la sua portata. Non esistono spiegazioni accettabili sull’opportunità o meno di una presenza a dir poco sconcertante, vuoi per i danni recati alle Istituzioni, vuoi per l’eredità negativa che ci ha lasciato. Politicamente non esistono dubbi: noi certe compagnie non le vogliamo assolutamente».

Il caso Verona

E mentre Forza Italia prova a capire come gestire la situazione, una seconda «questione morale» viene sollevata nel partito, stavolta a Verona dove il 29 dovrebbe essere presentato il nuovo coordinatore cittadino Matteo Gasparato, pare alla presenza di Paroli e di Niccolò Ghedini, vero plenipotenziario di Berlusconi in Veneto. Gasparato, infatti, è imputato in tre diversi procedimenti penali: una presunta tentata concussione per la compravendita di un terreno, un’ipotesi di peculato per cene a spese del Consorzio Zai e una richiesta di rinvio a giudizio per la vicenda delle firme false per le amministrative del 2014 di Pescantina. Nuove polemiche, dunque, si profilano all’orizzonte. Sempre che, all’ultimo minuto, non salti tutto.

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