Bologna, 18 ottobre 2017 - 17:52

Sindacalista Cgil alla ministra Madia: «Un po’ di chemio anche a te...». Ma la notizia che commenta è falsa

Micol Tuzi su Facebook posta un link su presunti controlli più severi sui malati di cancro. Ma è una fake news. Il sindacato si smarca. La ministra: «La incontro volentieri»

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Il ministro Madia
Il ministro Madia

BOLOGNA — «Il male non si augura a nessuno, ma porca miseria...Un po’ di chemio anche a te, giusto da farti capire come si sta, di farti perdere un po’ di capelli...Poi guarisci eh». L’augurio, nell’impeto della rabbia, rivolto alla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, è stato postato sulla sua pagina Facebook da Micol Tuzi, sindacalista della Cgil nota a Bologna anche per il suo uso spontaneo dei social network. Così spontaneo che, postando una notizia — che poi si rivelerà una fake news — sulla sua bacheca, in cui si sostiene che per i malati gravi ci sarà una stretta da parte di Roma in base alla quale chi fa la chemioterapia dovrà dimostrare di stare male, Tuzi si sfoga e augura alla ministra di provare cosa vuol dire fare la chemio. Un post rimosso poche ore dopo, in seguito al clamore mediatico generato dalle parole della sindacalista.

L’autodifesa

Raggiunta al telefono prima che scoprisse che fosse una notizia falsa (pubblicata dalla pagina Facebook «Siamo rimasti soli»), Tuzi ha inizialmente difeso la sua posizione, stupendosi che le sue parole abbiano avuto un effetto del genere. «Ho fatto lo screenshot del mio post per tenerlo — spiega la sindacalista — perché sono convinta che non ci sia stata affatto un’istigazione alla violenza. Non ho detto a nessuno che deve morire. Il male non si augura a nessuno, ma provare per credere...», ribadisce Tuzi. Che intravede nell’«amplificazione data dai social network» il vero nodo del problema. E ribadisce: «Secondo voi non lo pensano tutti quello che ho detto io? Se c’è un inasprimento dei controlli sui malati gravi, davvero credete che io sia l’unica che ha questo pensiero? Se davvero toccasse ai ministri di stare male poi vediamo...». Insomma, Tuzi in mattinata il post l’ha tolto, seppur senza convinzione.

Tirata d’orecchie

Peccato che poi a stigmatizzare il suo comportamento sia arrivata direttamente la «casa madre» Cgil. Sia quella bolognese che quella nazionale. Hanno preso posizione contro di lei ia la segretaria generale della Fp-Cgil Bologna, Anna Andreoli, sia il segretario generale Cgil Camera metropolitana di Bologna, Maurizio Lunghi, sia la Fp-Cgil nazionale. «Oggi — si legge nella nota del sindacato bolognese — la notizia riportata di una sindacalista della Cgil di Bologna che augura alla ministra Madia di essere sottoposta a trattamenti chemioterapici ed il successivo compiacimento con corredo di “like” ai commenti ricevuti, in alcuni casi ancora più feroci, ha causato sconcerto e rabbia tra i lavoratori. La Fp-Cgil di Bologna, i lavoratori e i delegati non ci stanno. Non è infatti questo il modo con cui la Cgil fa sindacato, e i lavoratori lo sanno». Quindi, prosegue la nota, «per questo motivo la Fp-Cgil di Bologna e la Cgil vogliono pubblicamente dissociarsi dai toni e dai contenuti del post pubblicato su Facebook e sottolinea che le dichiarazioni lì contenute sono esclusivamente da attribuire ad opinioni personali non riconducibili a posizioni dell’organizzazione. La questione dei lavoratori con gravi patologie è un tema serissimo che va affrontato nelle sedi opportune». Quanto alla alla Fp Cgil nazionale, viene sempre spiegato in una nota, «non abbiamo mai attribuito alla ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, dichiarazioni circa una diminuzione delle tutele per i malati oncologici. Siamo consapevoli che sui social girino fake news riguardanti il tema rispetto alle quali non riconosciamo alcuna attendibilità e dalle quali prendiamo le distanze». Pertanto, si legge ancora, «per queste ragioni rassicuriamo la ministra Madia che non c’è bisogno di alcun chiarimento perché l’interpretazione della normativa sul tema è chiara. Di più: stiamo tutti lavorando perché aumentino le garanzie nel prossimo contratto per le lavoratrici e i lavoratori pubblici sottoposti a cure oncologiche. Per questo - conclude la Fp Cgil - precisiamo che la modalità utilizzata non è da noi condivisa e prendiamo le distanze dalle parole e dai toni usati».

Il secondo post della sindacalista bolognese della Cgil Micol Tuzi
Il secondo post della sindacalista bolognese della Cgil Micol Tuzi

Il nuovo post della sindacalista

Una doccia gelata su Tuzi da parte del suo sindacato. Tanto che la sindacalista nel pomeriggio ha scritto un nuovo post, chiedendo scusa alle due ministre tirate in ballo nella notizia falsa. «Ho scoperto che l’articolo è una fake news», l’incipit di Tuzi nel nuovo post. Ma non senza una punta di irritazione verso chi l’ha attaccata. «Ho avuto modo di percepire che (nonostante il mio post si aprisse con le parole il male non si augura a nessuno), qualcuno ha capito che io augurassi loro il male. Ovviamente così non è». Ma il concetto di base Tuzi non lo cambia, nonostante la notizia si sia dimostrata falsa: «Lo chiarisco, pertanto qui: col cancro non si scherza e chi ha provato lo sa bene. Chi è affetto da gravi patologie non deve avere l’onere di dimostrare niente più del suo stato di malattia per avere accesso al diritto al riposo e alla cura. Diritti legati alla salute, ahimè, oggigiorno e di fatto sempre più compressi nella loro esigibilità di rango costituzionale, rispetto alla garanzia dei quali, invece, la politica dovrebbe assumersi il massimo della responsabilità». E sotto al nuovo post molte le critiche per avere creduto e postato, nonostante il ruolo sindacale, un articolo senza fondamento.

La ministra: «Vorrei incontrarla»

Dopo il clamore suscitato dal post di Tuzi, è intervenuta sui social anche la ministra Marianna Madia, che ha scritto: «Vorrei quanto prima incontrare Susanna Camusso e la sindacalista Micol Tuzi per spiegare nuovamente perché con il prossimo contratto le tutele per i malati oncologici aumentano».

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