5 aprile 2018 - 10:14

Bologna, l’ora di religioni nella scuola multietnica

Abbandonato l’insegnamento tradizionale per coinvolgere tutta la classe. Progetto pilota alle elementari Don Minzoni e alle medie Saffi. Con l’ok della Curia

di Daniela Corneo

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BOLOGNA - Ora di religione addio. In alcune scuole dei quartieri di Bologna con un’alta percentuale di studenti stranieri, i docenti hanno abbandonato l’insegnamento tradizionale della religione per coinvolgere tutta la classe in un progetto dedicato alla cultura religiosa. E le religioni di tutto il mondo sono diventate un «pretesto» per tenere unita la classe e per allenare bambini e ragazzini all’integrazione. Risultato: sono sempre meno gli studenti figli di genitori atei o di religioni diverse da quella cattolica che lasciano la classe durante l’ora di religione. Si sta tutti insieme e si impara cosa è importante nella cultura di ciascuno.

Progetto pilota

Il progetto-pilota è ormai parte integrante dell’Ic 11 al San Donato e le scuole che stanno portando avanti la sperimentazione — prima per volontà di qualche docente, adesso per adesione dell’intero plesso con il benestare della dirigente Filomena Massaro — sono le elementari Don Minzoni in San Donnino e le medie Saffi al Pilastro. Ma anche nelle medie Leonardo Da Vinci, scuola dell’Ic 13, che hanno lo stesso docente di religione delle Saffi, si sta andando nella stessa direzione. Il tutto con il consenso della Curia, la cui indicazione, soprattutto sotto la guida del vescovo Matteo Zuppi, è quella di favorire il dialogo.

Alle elementari

Nella primaria Don Minzoni, dove il progetto è diventato di plesso solo da qualche mese, le docenti di religione questa sperimentazione la facevano in modo autonomo già da qualche anno. «Poi è stato chiesto ai genitori che avevano iscritto i figli all’attività alternativa — spiega la preside Massaro — se volevano aderire al progetto e a quelli che facevano l’ora di religione se erano d’accordo ad accogliere in classe gli altri bimbi». E così è stato. Il progetto della primaria in San Donnino si chiama «In viaggio per il mondo tra culture e religioni». «Io ho cominciato a gettare i semi di questo progetto molti anni fa quando ero insegnante di classe ed ero anche docente di religione — spiega la referente di plesso, Adelaide Monzani — e quando è arrivata l’insegnante di religione della Curia (Angela Ianniello, ndr), abbiamo condiviso il principio in base al quale la religione non dovrebbe dividere ed escludere alcuni bambini dal lavoro della classe. Meglio che stiano tutti insieme e abbiano una conoscenza più approfondita di se stessi e degli altri: l’inclusione parte da lì».

«Più i bambini si conoscono, più si rispettano»

Ha funzionato, a quanto pare. Nelle ore di cultura religiosa, che vedono la docente di religione in compresenza con la docente dell’attività alternativa ( il più delle volte un’insegnante di italiano o di storia) si fa sostanzialmente un giro del mondo, per capire quali sono i riti importanti in tutte le religioni, quali sono i principi su cui si fondano le diverse confessioni. «I bambini sono contenti — spiega la docente —. Adesso in classe, nell’ora di religione, abbiamo alunni musulmani, alunni laici, figli di testimoni di Geova. E più i bambini si conoscono, più si rispettano».

Alle medie risultati di inclusione

Nel cuore del Pilastro, alle medie Saffi, un progetto di questo tipo porta con sé anche dei risultati concreti di inclusione in un contesto sociale ad altissima immigrazione. Non solo a scuola, quindi, ma anche fuori. Alle Saffi il progetto non ha un nome: i due docenti di religione che l’hanno promosso, Bruno Nataloni e Giampaolo Perotti, sono andati dritti al sodo, visto l’alto numero di etnìe rappresentate dagli studenti. «I ragazzi — spiega Nataloni, 50 anni, un passato da attore e in tasca una laurea nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna — sono amici, crescono insieme, quindi il terreno è fertile per il dialogo: non sono le religioni che dialogano, sono le persone di religioni diverse a dialogare». I docenti di religione delle medie Saffi portano in classe i diversi testi religiosi, li studiano, trovano le somiglianze, gli incroci, le sovrapposizioni. Letterarie, storiche, culturali. In supporto, sull’analisi dei testi, c’è sempre il docente dell’attività alternativa, spesso un prof di italiano. «E poi porto in classe — dice Nataloni — anche il testo della Costituzione, perché tutto deve essere fatto dentro questa cornice che ci dà diritti, doveri, regole».

Figli di stranieri e di atei

I docenti sono tutti allineati nel progetto, ammette Nataloni. «E poi è fondamentale il supporto di famiglie e dirigente», dice il docente. Ma non solo: «Adesso c’è una grande apertura anche da parte dell’Ufficio scuola della Curia e le indicazioni che vengono dalla Cei sono sempre più nella direzione del dialogo interreligioso». A quanto pare la strada scelta dalle Saffi, come dalle Don Minzoni, è quella giusta: «In classe nell’ora di cultura religiosa sono aumentati molto i ragazzi musulmani all’Ic 11 e nell’Ic 13, dove ci sono meno stranieri, sono aumentati gli alunni atei che decidono di restare. La prova che, quando non si ha paura di spiegare con chiarezza, problemi non ce ne sono».

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