4 febbraio 2018 - 15:49

Dal Gambia all’Eremo di Ronzano
Bilal e gli altri: i ragazzi di Casa Abba

Inaugurata oggi la struttura che ospita richiedenti asilo minorenni soli: un regalo al Papa

di Maria Centuori

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BOLOGNA — Selfie tra la neve e poi tutti in soggiorno a guardare una partita di Premier League. È stato questo il sabato pomeriggio dei nove minori stranieri non accompagnati accolti all’Eremo di Ronzano da due settimane. Oggi ci sarà l’inaugurazione ufficiale con la presenza del Vescovo Matteo Maria Zuppi, ma i giovani richiedenti asilo vivono lì dal 12 gennaio, in quella che era una foresteria per accogliere i gruppi scout e i ragazzi dei campi estivi. «Era il regalo che il Vescovo di Bologna aveva promesso a Papa Francesco in occasione della visita all’hub il primo ottobre», spiegano i gestori della nuova struttura per accogliere i ragazzi che sono arrivati sotto le Due Torri da soli. «Ci abbiamo messo un po’ di tempo ma ci siamo riusciti», sorridono.

Chi sono gli ospiti

Sono nove ragazzi, il più piccolo ha 15 anni e il più grande 17, provengono dall’ Albania, dal Gambia, dalla Nuova Guinea, dal Pakistan e dalla Somalia e le bandiere delle loro nazioni sono state disegnate e attaccate intorno a un foglio: «Nessuno è stato schiavo, né signore, né per vivere né per miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli», eppure non mancano le scaramucce tra i ragazzi, «spesso discutono per il cibo, hanno gusti molto diversi a seconda dei Paesi d’origine», raccontano gli operatori. Cucinano tutti insieme, poi c’è chi apparecchia e chi sparecchia. Ma nessuno si alza da tavola se c’è ancora qualcuno che deve finire di mangiare. Sono tutti di fede musulmana o non credenti. Al mattino frequentano la scuola di italiano nella parrocchia di Santa Teresa, dopo pranzo si fanno alcuni laboratori, e poi hanno qualche ora per uscire. Ma alle 19.15 devono rientrare. E chi non lo fa, come è già successo, crea un po’ di scompiglio. Un ragazzo è rientrato dopo le dieci di sera: «Eravamo molto preoccupati — spiega il referente della coop DoMani, Angelo Dattilo — e in questi casi dobbiamo avvisare subito le forze dell’ordine e sporgere denuncia di scomparsa. Siamo i loro tutori legali».

La cooperativa che gestisce la struttura

La gestione di Casa Abba è affidata alla Cooperativa DoMani, nata dall’associazione salesiana «Amici del Sidamo». Il loro pocket money quotidiano, di 1,50 euro, gli viene consegnato ogni venerdì. Per l’accoglienza giornaliera il contributo è di 45euro di media per ogni ospite. Molti di loro sono partiti in cerca di fortuna perché più giovani di una famiglia molto numerosa, altri hanno perso i propri cari durante la traversata. Sono arrivati in città dopo un lungo tragitto, prima la traversata del Mediterraneo, poi le strutture di prima accoglienza in altre città d’Italia. «Ma molte volte scappano perché tra di loro c’è il passaparola sul modello Bologna: sanno che se arrivano qui viene attivata tutta la pratica per la richiesta di asilo, e soprattutto nelle strutture di accoglienza imparano l’italiano e fanno attività, purtroppo non è scontato altrove», spiegano dalla cooperativa.

La storia di Bilal

È stato così per Bilal, nome di fantasia di un ragazzo gambiano, oggi all’Eremo di Ronzano ma che è arrivato a Napoli un anno fa ed è stato diversi mesi in una comunità. Poi ha fatto di tutto per sbarcare sotto le Due Torri: «Qui sto bene — sorride, mentre cerca di inviare una sua foto tra la neve alla famiglia in Africa — avrei voluto giocare a palle di neve, ma quando l’ho toccata era troppo fredda. Ho voglia di studiare, ma soprattutto di lavorare, da grande voglio fare il meccanico». La storia di Bilal non è tanto differente da quella degli altri ragazzi, impegnati a guardare il calcio in tv. Ognuno di loro però ha aneddoti e percorsi diversi.

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