Bologna, 1 ottobre 2017 - 09:55

Il Papa: «Bologna città dell’accoglienza, non abbiate paura». Abbracci e selfie con i rifugiati: «Voi, lottatori di speranza»

In piazza Maggiore: «Lavoro, avanti con il sistema Emilia». Pranzo con i poveri in San Petronio. L’incontro con l’Ateneo: «Bologna dotta ma non saccente, grazie all’Università». A Cesena appello per la «buona politica»

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Papa Francesco all’arrivo in via Rizzoli, nel cuore di Bologna
Papa Francesco all’arrivo in via Rizzoli, nel cuore di Bologna

BOLOGNA - Papa Francesco con al polso il braccialetto giallo che indossano tutti i rifugiati al centro di accoglienza di Bologna. È il dono che ha ricevuto appena è arrivato all’«hub» di via Mattei, prima tappa del fitto programma bolognese del Pontefice, domenica 1 ottobre. Bergoglio ha esortato i migranti ad aprirsi «alla cultura di questa città» e contemporaneamente ha chiesto a Bologna, «città nota per l’accoglienza», di non avere paura. Come quando, 760 anni fa, liberò i servi dalla schiavitù, prima in Europa: ed erano «tantissimi». Davanti al mondo del lavoro e dell’impresa in piazza Maggiore, poi, ha citato l’esperienza cooperativa e, parlando della qualità del lavoro, ha lodato il «sistema Emilia». Poi il pranzo in San Petronio con cento persone bisognose.

Papa Francesco al centro di accoglienza per i migranti di Bologna, in via Mattei. Tantissime le mani strette, gli abbracci, i selfie
Papa Francesco al centro di accoglienza per i migranti di Bologna, in via Mattei. Tantissime le mani strette, gli abbracci, i selfie

CON I RIFUGIATI, «LOTTATORI DI SPERANZA» - Per papa Bergoglio tantissime mani strette, abbracci e un’infinità di selfie al centro di accoglienza per richiedenti asilo, domenica mattina alle 10,30, subito dopo l’atterraggio dell’elicottero in via Mattei. Poi il discorso davanti ai migranti: «Siete dei lottatori di speranza - ha detto - Qualcuno non è arrivato perché è stato inghiottito dal deserto o dal mare». E ha invitato a un momento di silenzio. Il Pontefice, con un’aggiunta rispetto al discorso preparato, ha fatto un riferimento ai tanti cartelli che chiedevano aiuto per i documenti, strappando un applauso da stadio. Poi gli appelli, uno ai migranti, l’altro ai bolognesi: «Vi esorto ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese». «La città non abbia paura di donare i 5 pani e i 2 pesci: la Provvidenza interverrà e tutti saranno saziati». «Bologna è una città da sempre nota per l’accoglienza», ha detto ancora Bergoglio. E ha ricordato il Liber Paradisus: «Bologna è stata la prima città in Europa, 760 anni or sono, a liberare i servi dalla schiavitù. Erano esattamente 5855. Tantissimi. Eppure Bologna non ebbe paura».

MORANDI IN PIAZZA - Intanto, in piazza Maggiore c’era Gianni Morandi. «Scende la pioggia ma che fa» ha cantato per scaldare la gente che ha atteso quattro ore l’arrivo di Papa Francesco sotto l’acqua. I bolognesi, e non solo, si sono messi in fila prima delle 8 del mattino ma l’afflusso è stato regolare e senza intoppi anche perché i posti erano limitati solo a 4.000 persone, con gli uomini della sicurezza del Vaticano, del Viminale e della Questura a vigilare, anche dall’alto con un drone fisso su Palazzo d’Accursio, che tutto filasse liscio. Morandi ha intonato le sue canzoni iniziando con Piazza Grande in ricordo di Lucio Dalla. La pioggia, caduta fino a poco prima dell’arrivo del Pontefice in centro, non ha fermato i fedeli accorsi per la prima visita a Bologna di Papa Francesco, dopo vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II.

IL PAPA IN PIAZZA MAGGIORE E IL «SISTEMA EMILIA» - E all’arrivo della papamobile, le grida e gli applausi dei fedeli assiepati in via Rizzoli hanno preceduto l’ingresso del Pontefice nella piazza, a mezzogiorno preciso, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, ma accolto calorosamente dall’applauso di piazza Maggiore. «Nel vostro territorio da lungo tempo si è sviluppata l’esperienza cooperativa - ha detto il Papa - che nasce dal valore fondamentale della solidarietà. Oggi essa ha ancora tanto da offrire, anche per aiutare coloro che sono in difficoltà e hanno bisogno di quell’ascensore sociale che secondo alcuni sarebbe fuori uso». Questo uno dei passaggi del discorso. Davanti al mondo del lavoro e dell’impresa, ai disoccupati, alle autorità, e alla gente che è venuta ad ascoltarlo in piazza, Bergoglio ha sottolineato il valore del dialogo e del welfare e ha lodato il «sistema Emilia» sulla qualità del lavoro («Cercate di portarlo avanti», ha esortato). Il Papa ha anche ricordato il patto sul lavoro sottoscritto dalle parti sociali e dalla Curia e ha parlato delle tre istituzioni, Comune, Chiesa e Università invitandole a collaborare tra loro perché quando questo succede «la città respira». Nel corso dell’Angelus davanti ai fedeli si è rivolto «ai bolognesi, nativi e adottivi: auguro a voi una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me». Quindi, dopo i saluti (fra gli altri ha incontrato anche Marina Orlandi, la vedova di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalla nuove brigate rosse nel 2002), papa Francesco è entrato nella basilica di San Petronio per pranzare con oltre mille poveri all’interno della chiesa.

IL PRANZO CON I POVERI - Il menu del pranzo? Lasagnette al ragù di manzo, cotoletta di tacchino con crema di parmigiano con patate alla provenzale, centrotavola di uva e prugne settembrine, torta di riso. Il tutto preparato da Camst e Felsinea Ristorazione, con12 cuochi e 20 persone per il servizio. Sono state usate stoviglie totalmente biodegradabili ed è stato siglato un accordo con il Banco alimentare a cui verranno consegnate le eccedenze e i pasti non consumati per evitare lo spreco di cibo.

CON IL CLERO - Dopo pranzo, la visita del Papa è proseguita in Curia. Quindi, alle 14,30, l’incontro con i sacerdoti e i religiosi all’interno della cattedrale di San Pietro, dove dal Papa è arrivato un forte incitamento «all’impegno della trasparenza, della `parresia´, il parlar chiaro del Vangelo», anche nei rapporti con il vescovo. E da Bergoglio è arrivata anche una dura condanna del «clericalismo», con i suoi «due vizi»: «il carrierismo» e il «chiacchiericcio e il parlar male dell’altro».

L’INCONTRO CON L’UNIVERSITA’ - Verso le 16 milleottocento studenti, le note dei musicisti dell’Alma Mater e i Canti del Paradiso di Dante dedicati a San Francesco e San Domenico hanno accolto il Papa in piazza San Domenico, per l’incontro con il mondo dell’Università. «Bologna la dotta ma non saccente. E questo grazie all’Università di Bologna - ha detto il Santo Padre - perché l’ha resa una città aperta, educando cittadini del mondo. Grazie per l’accoglienza che riservate a studenti provenienti da lontano. Sognate in grande - l’invito rivolto agli studenti dell’Alma Mater -, anch’io sogno un’Europa universitaria e madre, che memore della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace per il mondo». Prima di consegnare il Sigillum Magnum al Santo Padre, il rettore Francesco Ubertini ha ricordato il programma dell’Ateneo che permette ai rifugiati di proseguire gli studi universitari a Bologna. Era presente anche il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.

LA MESSA ALLO STADIO - Alle 17 il gran finale, la celebrazione della messa allo stadio Dall’Ara di fronte a oltre 40.000 persone. L’evento è stato trasmesso anche sui maxischermi installati nella zona dell’Antistadio per permettere a tutti i fedeli radunati al Dall’Ara di partecipare alla messa. «Non esiste una vita cristiana fatta a tavolino, scientificamente costruita, dove basta adempiere qualche dettame per acquietarsi la coscienza», ha detto il Papa dall’altare, vicino all’icona della Madonna di San Luca, tanto cara ai bolognesi, che per l’occasione è stata portata giù dal colle. Monsignor Zuppi, al termine della funzione, ha ricordato il cardinale Carlo Caffarra, scomparso ai primi di settembre: «Siamo certi che prega per noi dal cielo».

L’ADDIO ALLA CITTA’ - Attorno alle 19 il Pontefice ha salutato Bologna. L’elicottero papale è decollato dal centro «Corticelli» di via Zoni, in zona Certosa, per fare ritorno in Vaticano.

Papa Francesco a Cesena
Papa Francesco a Cesena

A CESENA APPELLO PER LA «BUONA POLITICA» - La prima tappa della visita del Papa di domenica 1 ottobre era stata a Cesena, dove il Pontefice ha incontrato la cittadinanza in piazza del Popolo. E lì è arrivato un appello per la «buona politica», «non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi». «Si chiama Piazza del Popolo - ha detto il Papa - ma più semplicemente piazza, il significato è lo stesso. In tutte le piazze italiane è necessario lavorare per il bene comune, per il buon governo di una città, seguendo i principi della buona politica. Non di quella cattiva, fatta di fazioni e di interessi personali. In particolare la politica non deve essere né serva né padrona, deve equilibrare diritti e doveri armonizzando i desideri dei singoli con quelli della comunità. Considero la politica una forma di carità e invito personalmente giovani e meno giovani a parteciparvi attivamente». Durante il suo discorso il Pontefice ha condannato la corruzione, «il tarlo della società».

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