16 dicembre 2017 - 08:54

Elezioni, Merola contro Bersani: «Lui candidato in città? Favorirebbe il non voto»

Il sindaco a testa bassa contro gli ex compagni di Mpd, confluiti in Liberi e uguali, il movimento alla sinistra del Pd (e anti Renzi) guidato da Pietro Grasso. Via Rivani, Merola spinge per una segreteria unitaria: «Il nemico è fuori dal Pd»

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Bersani e Merola insieme nel 2011
Bersani e Merola insieme nel 2011

BOLOGNA - Fallito il progetto di Campo progressista di Giuliano Pisapia, il sindaco Virginio Merola procede ora a testa bassa contro gli ex compagni di Mpd, confluiti in Liberi e uguali, il movimento alla sinistra del Pd (e anti Renzi) guidato da Pietro Grasso. Tra le mire di Merola, con un lungo passato nel partito da bersaniano, c’è proprio lui, l’ex segretario dem Pierluigi Bersani.

Tutto parte dai recenti rumors romani che parlano, in vista delle prossime elezioni politiche che potrebbero tenersi domenica 4 marzo, di una possibile candidatura di Bersani in Emilia-Romagna. Bologna in primis, in compagnia dell’ex governatore Vasco Errani indirizzato verso Ravenna, il suo storico feudo. Mdp bolognese non conferma quella che a oggi è solo una delle tante possibilità in mano a Liberi e uguali, perché c’è pure l’alternativa di schierare i suoi due big altrove. Fatto sta che soltanto l’ipotesi di Bersani candidato in città agita sia il Pd locale (e chi nel caso dovrà vedersela con l’ex segretario dem nel collegio uninominale) che il sindaco.

Il ragionamento di Merola però è diverso dagli altri. Bersani in campo sotto le Torri non indebolirebbe il Pd bolognese, ma creerebbe soltanto spaesamento nel popolo di centrosinistra, con il risultato che una parte di esso alla fine resterebbe a casa. «La candidatura di Bersani produrrebbe maggiore astensione», è la tesi di Merola. «E il fatto che Pierluigi non se ne renda conto è una cosa che mi dispiace», aggiunge piccato il sindaco. Nei giorni scorsi Gianni Cuperlo si era ritrovato a commentare un’altra suggestione elettorale, e cioè uno scontro diretto con Bersani. Aveva risposto con una battuta: «No, finirei per votare lui». Dilemmi che Merola non ha. «Se Bersani fosse candidato qui voterei un candidato del Pd. Non voto chi divide. Mai», ci ha tenuto a far sapere ieri.

Il Pd locale intanto sta lavorando per presentarsi compatto al voto di marzo, dopo un congresso che ha lasciato sul campo diverse ferite. L’unica strada per arrivarci è quella di una segreteria unitaria composta dagli esponenti vicini al segretario provinciale Francesco Critelli e da quelli che fanno riferimento al leader della minoranza Luca Rizzo Nervo. Le trattative sono ancora in corso e Merola le incoraggia. «Sono molto contento che si arrivi a una soluzione unitaria, che ho sempre auspicato a livello nazionale, ma anche e soprattutto qui a Bologna», il suo messaggio ai dem.

Il sindaco ha poi ringraziato «Critelli e Rizzo Nervo per lo sforzo unitario», sapendo benissimo che le spigolature ci sono ancora nel partito e pure chi sta facendo resistenza all’idea di una segreteria unitaria. Ma il Pd non può fuggire dalle sue responsabilità, avverte, avendo «una funzione rilevante per questa città». Ancor più se si guarda all’imminente campagna elettorale che lo preoccupa e non poco. «Il nemico è fuori dal Pd. Dobbiamo impedire che questo Paese cada in mano di populismi autoritari o di fascismi di ritorno — mette in chiaro Merola —. Credo che questo debba essere assolutamente compreso e mi fa piacere che lo si stia comprendendo».

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