26 febbraio 2018 - 16:56

Art guerrilla, i volti dei migranti sui manifesti elettorali: «Vota per me»

I cartelli, affissi di fianco a quelli di Lega Nord e Fratelli d’Italia, sono comparsi anche a Rimini e a Bologna, nel solco di un’iniziativa ideata dal fotografo sardo Gianluca Vassallo con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo politico e l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione

di Enea Conti

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BOLOGNA — Le foto di dieci immigrati affisse assieme alle loro storie a alla scritta «vota per me» accanto ai manifesti di Lega Nord e Fratelli d’Italia sugli spazi pubblici di propaganda elettorale. I cartelli sono comparsi a Rimini nella notte tra sabato 24 e domenica 25 febbraio nel solco un’iniziativa di art guerrilla ideata dal fotografo sardo Gianluca Vassallo con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo politico e l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione. Il progetto è partito dalla Sardegna e sta raccogliendo numerose adesioni lungo tutto lo Stivale, Rimini è stata una delle prime città ad ospitare i lavori del fotografo dopo i primi attacchinaggi fatti in Sardegna e nel pomeriggio di domenica 25 febbraio i manifesti sono arrivati anche a Bologna grazie allo staff di Cheap – Street Poster Art Festival, che si è interessato ai lavori ideati da Vassallo.

Dalla Sardegna all’Emilia-Romagna

«L’iniziativa è nata all’inizio della campagna elettorale quando i toni si erano fatti particolarmente accesi attorno al tema dell’immigrazione», racconta Gianluca Vassallo. «Dopo i fatti di Macerata l’attuazione del progetto è stata velocizzata. Ho scattato alcune foto a dieci migranti che vivono in Sardegna e chiesto al collettivo degli “scrittori da sbarco” di raccontare in breve la loro nuova vita in Italia». Così, negli spazi di propaganda elettorale ormai passati di moda nell’era in cui i candidati sfruttano sempre più canali come Facebook e Twitter, è possibile leggere la storia di Abubakar, che parla tre lingue ed è diventato esperto di migrazioni e diritti, quella di Mamhut, che ora fa il cuoco in Sardegna, quella di Rahaman che ha aperto un negozio a Cagliari e dice che i “sardus” sono tutti amichevoli e quelle di tanti altri immigrati.

Il fotografo: «L’arte deve interrogare»

«Il progetto – spiega ancora il fotografo - mette in campo un paradigma fatto di volti, vite e storie vere di persone che vogliono avere una vita dignitosa in Italia. Il lavoro dell’arte è quello di porre domande e non di prendere posizione. Con questo progetto pongo una domanda al mondo, chiedo se è possibile ragionare sul tema dell’immigrazione che è parecchio complesso e questa complessità emerge dai volti delle persone ritratte. Di solito quando faccio questi lavori scelgo di non apporre la firma. In questo caso ho preferito firmare per assumermi la responsabilità dell’iniziativa e tutelare chi è in foto, persone che comunque hanno il permesso di soggiorno, ma anche chi si preoccupa di stampare e attaccare i manifesti». Se a Bologna l’iniziativa è stata recepita grazie all’adesione del Cheap Festival, a Rimini l’attacchinaggio è stato fatto da alcuni volontari anonimi. «Ho scelto di rendere a disponibile a tutti coloro che hanno la possibilità di stampare e attaccare i manifesti il file contente i lavori del progetto. In questo modo chiunque può dare un aiuto concreto alla diffusione dell’iniziativa».

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