10 marzo 2018 - 10:11

Tutti contro Renzi. Anche Legacoop «Troppo leaderismo, che errore»

All’assemblea regionale bordate contro l’ex premier: ha un’idea sbagliata di rapporto con il Paese

di Riccardo Rimondi

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BOLOGNA — L’amore tra Legacoop e Matteo Renzi non è mai decollato. E ora che le elezioni sono alle spalle, con il Pd sotto il 20%, i cooperatori «rossi» scaricano il segretario dimissionario senza complimenti. A sole 24 ore dall’invito a cambiare la classe dirigente del Pd rivolto al partito dal segretario della Cgil Maurizio Lunghi, i cooperatori rincarano la dose. Con attacchi al vertice, alla «voglia di disarticolazione della società, di un rapporto diretto tra il leader e il Paese, che non ha funzionato e non funzionerà», scandisce il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti.

Lo sgarbo mai dimenticato

Visti i rapporti storici tra il partito e Legacoop è una bordata. Anche se negli anni più volte i cooperatori hanno rivendicato la loro autonomia e questo non è certo il primo scontro. Ma nel giorno in cui i delegati regionali si ritrovano in assemblea, è inevitabile tirare le somme del terremoto elettorale, soprattutto nelle terre in cui Legacoop e Pd hanno storicamente i loro granai di soci (e voti). Lusetti si è legato al dito una data, quella della Biennale dell’economia cooperativa di un anno e mezzo fa: il 9 ottobre 2016 Matteo Renzi doveva salire sul palco, ma diede forfait. E quello sgarbo, poche settimane dopo il tour dell’allora premier tra Philip Morris, Lamborghini e Ducati, nel pieno delle polemiche per l’inchiesta sulla Colata di Idice, non è stato dimenticato. «Era l’invitato principale della nostra iniziativa — ricorda Lusetti — ma l’abbiamo fatta senza di lui avendo lo stesso un grande successo. Non è una chiusura di Renzi nei nostri confronti: è l’idea sbagliata di avere un rapporto diretto con il Paese disarticolando tutte quelle che sono le strutture dei corpi intermedi, dai partiti alle organizzazioni di rappresentanza». Il problema non sono le cose fatte, ma la persona. «In questi anni abbiamo avuto un dialogo importante con il governo Gentiloni, con i singoli ministri, e abbiamo realizzato importanti riforme. Quello che è mancato — sottolinea il capo di Legacoop — è il rapporto con il leader. Gli abbiamo offerto diverse possibilità per dialogare, non ha mai ritenuto opportuno coglierle».

La preoccupazione sul futuro

Il presidente regionale Giovanni Monti invita l’ex premier a farsi da parte: «Non mi piace dare addosso a chi ha perso, ma la persona di Renzi da tempo non esprimeva più quella voglia di cambiamento». E quindi: «Credo che Renzi abbia finito il suo percorso», scandisce, pur riconoscendogli dei meriti: «Cambiare, e cambiare chi dirige un partito che ha avuto una flessione di questo genere, è doveroso e d’obbligo». Lusetti, davanti ai delegati, rivendica di non aver schierato Legacoop al referendum costituzionale: «Ci ha consentito di tenere insieme l’alleanza e di non avere al nostro interno una discussione lacerante. È finito il periodo in cui le classi dirigenti davano indicazione su cosa votare». La preoccupazione , ora, è per la nascita del governo: «L’appello del Presidente della Repubblica è ciò che sottoscriviamo in pieno».

Coop pronte a parlare con tutti

Che possa esserci Luigi Di Maio alla guida del Paese ormai non sembra un dramma. Le recenti strette di mano hanno sepolto gli attacchi feroci di qualche anno fa: «Siamo particolarmente contenti se chi fino a ieri ci ha in qualche misura attaccato con alcuni pregiudizi si sia posto il problema di capire effettivamente come siamo fatti». Monti ricorda i governi Berlusconi, quando si parlava di trasformare le coop in società di capitale: «Era per noi devastante. Abbiamo ragionato con quelle forze ed è venuta fuori una legge di riforma della cooperazione sotto il governo Berlusconi che è stata più che accettabile: una buona legge di riforma». Insomma, le coop parlano con tutti. Il voto, però, lascia strascichi anche nella cooperazione. «È evidente la frattura tra le tradizionali élite e il sentimento di larghe masse di popolazione, un elemento con il quale dobbiamo tutti fare i conti», riflette Monti. Che critica l’azione dell’esecutivo: «Il centrosinistra al governo non ha saputo dare risposta al profondo disagio sociale e alle diseguaglianze crescenti, alle profonde insicurezze e alla voglia di cambiamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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