23 febbraio 2018 - 09:37

Piombino, l’annuncio del ministro
«Accordo per le acciaierie a Jindal»

Ore di trattativa a Roma per l’uscita di Rebrab dall’ex Lucchini. Oggi la firma dell’intesa, entro la fine di marzo la chiusura. Calenda: soddisfatto, ma dobbiamo essere prudenti

di Mauro Bonciani

shadow

A due anni dall’arrivo degli algerini di Cevital, l’ex Lucchini passa di mano. E torna in pista il gruppo indiano Jindal che già nel 2014 si era interessato all’acciaieria ma poi era stato «superato» dal Rebrab che aveva firmato il contratto con lo Stato per rilevare l’impianto. La svolta, anche se Cevital nelle scorse settimana aveva ammesso la trattativa con Jindal, è arrivata inattesa. Così inattesa che la firma è stata rimandata ad oggi perché mister Jindal era in Corea, dove erano le 4 di mattina, quando è arrivato il sì.

Il ministro Calenda
Il ministro Calenda

Il nuovo capitolo delle tormentata storia delle acciaierie e dei suoi addetti è maturato ieri a Roma dopo una maratona negoziale con attorno al tavolo gli avvocati dei due gruppi, il presidente della Regione Enrico Rossi, i sindacati, il sindaco di Piombino Massimo Giuliani e il ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda. Ed è stato proprio Calenda ad annunciare la svolta a fine pomeriggio: «L’accordo per la cessione di Aferpi da Cevital a Jindal sarà firmato domani mattina (oggi, ndr) per ragioni di fuso orario e la chiusura è prevista entro fine marzo. Sono soddisfatto, anche se in questi casi dobbiamo essere prudenti».

Il colosso indiano rileverà l’intero stabilimento, quindi secondo le indiscrezioni anche tutti gli addetti mentre chiuderà la cokeria (che impiegava 130 operai) dato che il gruppo possiede miniere da cui far arrivare il coke. L’operazione avverrà con il passaggio del 100% di Aferpi da Cevital agli indiani, senza quindi lungaggini burocratiche o legali, e le prossime settimane serviranno per il controllo dei conti di Aferpi, prima della firma tra due gruppi privati per la quale serve il nulla osta del governo (e che significherà la fine del contenzioso aperto dal ministero dello sviluppo economico verso Rebrab per la mancata realizzazione degli impegni presi dall’imprenditore). Stamani intanto ci sarà la firma del «memorandum of understanding» che impegnerà Cevital alla cessione a Jindal e successivamente sarà stilato il piano industriale per far ripartire la produzione. Mentre gli uomini del gruppo indiano andranno a Piombino per verificare conti ed impianti, che sono fermi dall’aprile 2014 e per la cui rimessa in moto serviranno molti mesi (tranne che per i laminatoi), tanto che si parla già della necessità di prolungare gli ammortizzatori sociali per i 2.000 addetti che scadono a dicembre 2018.

«È un giorno importante — aggiunge il governatore Rossi — Il gruppo indiano tornerà a produrre acciaio, riaccendendo l’altoforno. Una prospettiva che ci interessa perché significa poter occupare nuovamente tutti gli addetti. La Regione lavorerà per questo e darà i suoi supporti a chi subentra, Jindal. Il lavoro congiunto con il ministro ha dato i suoi frutti». Rimpianti per la vicenda Cevital? «Come ho sempre detto noi siamo “amici di tutti, parenti di nessuno”. A Piombino, nel maggio 2014 dissi che su questa vicenda ci mettevo la faccia, e anche oggi (ieri, ndr) ho affiancato il ministro. L’unico appunto è che i contratti andrebbero fatti con una normativa come in Francia, dove si tutela l’interesse nazionale, e si possono rapidamente rescindere se gli impegni presi non sono rispettati». «Siamo usciti finalmente dall’incertezza — sottolinea il sottosegretario all’ambiente, Silva Velo che oggi sarà a Piombino per un evento elettorale insieme al ministro Calenda — Ci sono i segnali di un impegno rilevante di Jindal sul territorio di Piombino». E Mirko Lami, «storico» dipendente Aferpi e nella segreteria regionale della Cgil, afferma: «Da tempo aspettavamo che lo stabilimento di Piombino avesse la possibilità di tornare a dare lavoro. Speriamo nelle prossime settimane di esaminare il piano industriale della nuova società se l’accordo andrà a buon fine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT