5 marzo 2018 - 12:19

Firenze, spari su Ponte Vespucci
Ucciso un ambulante
L’ira dei senegalesi, danni in centro

Poco prima di mezzogiorno l’esplosione di almeno cinque colpi. Inutili i soccorsi. L’aggressore è un italiano di 65 anni: «Volevo ammazzarmi, non ho avuto il coraggio. Ho sparato al primo incontrato». I senegalesi bloccano le auto, poi la furia in via Calzaiuoli

di Simone Innocenti, Matteo Leoni, Jacopo Storni

Il corteo dei senegalesi verso Palazzo Vecchio Il corteo dei senegalesi verso Palazzo Vecchio
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Un ambulante di 54 anni, Idy Diene, di nazionalità senegalese , è stato

La pistola usata dall’aggressore
La pistola usata dall’aggressore

ucciso lunedì mattina poco prima delle 12 su ponte Vespucci, in pieno centro a Firenze a due passi dal consolato americano e dal parco delle Cascine, colpito da diversi colpi di arma da fuoco, secondo le primissime testimonianze sarebbero stati sei. La vittima, secondo quanto spiegato, era un immigrato regolare in Italia, con permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Pisa. L’aggressore, Roberto Pirrone, 65 anni, avrebbe poi abbandonato l’arma nella vicina via Melegnano. Il personale del 118 ha tentato inutilmente di rianimare per 40 minuti la vittima che versava in gravissime condizioni.

I senegalesi bloccano il traffico, poi il corteo

Una ventina di senegalesi hanno bloccato una carreggiata del ponte Vespucci di

Firenze dove al mattino è stato ucciso un loro connazionale. I senegalesi si sono radunati proprio per esprimere la loro rabbia per l’accaduto, così dicono, e poi hanno improvvisato un corteo che si starebbe dirigendo verso Palazzo Vecchio. Il corteo, che sta attraversando il centro storico, è stato raggiunto dall’assessore al Welfare del Comune di Firenze che si sta confrontando con i rappresentanti della comunità senegalese insieme all’imam di Firenze Izzedin Elzir.

La furia dei senegalesi: danneggiamenti in centro

«Invito tutta la comunità, che sta manifestando, a mantenere la calma e non travalicare le forme di espressione pubbliche del dolore». Così il sindaco di Firenze Dario Nardella in merito all’omicidio del senegalese avvenuto oggi in città, esprimendo «grande dolore e solidarietà alla comunità senegalese». Un appello che non è stato raccolto da diversi componenti del corteo che hanno distrutto tutti i vasi anti-terrorismo nella via dello shopping, via Calzaiuoli, a due passi da piazza Duomo. Non solo: durante il corteo, davanti alle forze dell’ordine, sono stati lanciati cestini della spazzatura e divelte alcune transenne di un cantiere in piazza Duomo. I passanti hanno preferito entrare nei negozi. Rovesciati invece alcuni scooter in via Ceretani. Ora il corteo si sta dirigendo verso la Stazione.

L’imam: «Fermatevi»

Un appello dall’imam di Firenze Izzedin Elzir «affinché cessino gli atti di distruzione e i danneggiamenti» che stanno avvenendo in città durante la manifestazione di protesta dei senegalesi per l’omicidio di un loro connazionale avvenuto oggi in città. «È il momento del dolore e della solidarietà, non quello della violenza - dice all’ANSA l’imam - arrabbiarsi di fronte a fatti del genere può essere comprensibile, ma non bisogna eccedere i limiti della protesta. Se lo si fa, il rischio è passare dalla parte del torto. Non è possibile rispondere alla violenza con nuova violenza».

L’imam: era parente di Samb, ucciso in piazza Dalmazia

«Dobbiamo tutti stringerci nel dolore intorno alla famiglia e alla comunità del senegalese ucciso, senza dividerci: era, tra l’altro, parente di Samb Modou», uno dei due senegalesi uccisi il 13 dicembre 2011 a Firenze da Gianluca Casseri, simpatizzante di estrema destra che poi si suicidò. Lo ha detto oggi pomeriggio, parlando con l’Ansa, l’imam di Firenze e presidente Ucoii Izzedin Elzir. Commentando le parole dello storico portavoce dei senegalesi fiorentini Pape Diaw, secondo il quale l’omicidio non potrebbe trattarsi come pare dalle prime ricostruzioni del gesto di un pazzo, l’imam ha sottolineato come adesso «dobbiamo dare un grande abbraccio la famiglia e la comunità colpita da questa tragedia, non è il tempo delle divisioni: tutta la città di Firenze abbraccia i senegalesi in questo momento di dolore». Certo, ha poi aggiunto, «il clima di intolleranza di questa campagna elettorale non aiuta in un momento come l’attuale».

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Firenze, spari su ponte Vespucci Ucciso un ambulante

«Volevo ammazzarmi, non ho avuto il coraggio»

«Sono uscito di casa per ammazzarmi, poi non ho avuto il coraggio. Il primo che mi è passato davanti, gli ho sparato» avrebbe detto Roberto Pirrone, l’uomo fermato dagli agenti. La polizia è poi andata a perquisire la sua abitazione, trovando una lettera in cui l’uomo annunciava l’intenzione di suicidarsi per motivi legati a problemi di natura economica. Ora aspetta di essere interrogato in questura dal pm Giuseppe Ledda che coordina le indagini. L’uomo, che non sarebbe lucido e alternerebbe momenti di pianto, avrebbe fatto riferimento alla volontà di suicidarsi per questioni economiche. Un biglietto di addio, indirizzato alla figlia, sarebbe stato anche ritrovato nella sua abitazione in Oltrarno, non lontano da ponte Vespucci. Uscito in strada però non avrebbe trovato il coraggio. Con l’idea di non gravare più sulla famiglia, sempre stando a quanto ha raccontato, avrebbe deciso di sparare per finire in carcere. Inizialmente avrebbe incrociato una famiglia con bambini, desistendo dalle sue intenzioni, poi l’uomo contro il quale ha sparato uccidendolo.

Rossi: stretta sul porto d’armi

«Chiedo come cittadino e come rappresentante delle istituzioni una stretta maggiore sui porto d’armi, e verifiche più accurate sulle condizioni psicofisiche dei possessori di pistole e fucili». Lo ha affermato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, commentando l’uccisione di Idy Diene a Firenze. «Ancora sangue e terrore - ha dichiarato Rossi in una nota - capita a Firenze che un uomo armato e, come avrebbe dichiarato, intenzionato a suicidarsi, rivolge la sua arma contro un uomo senegalese, distruggendone la vita. La mente corre subito al 13 dicembre 2011, alla strage razzista e fascista di piazza Dalmazia. Allora come ora ci stringiamo attorno alla comunità senegalese della Toscana con la massima fraternità e solidarietà».

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