Firenze, 18 novembre 2017 - 10:30

Firenze, il giorno dell’Italrugby
Festa per ventimila al Franchi

Oggi (ore 15) il test match degli azzurri di O’Shea contro l’Argentina. Il capitano Parisse: «Siamo tutti italiani, non c’è alcuna contrapposizione con la Nazionale di calcio»

di Simone Spadaro

shadow

È ancora vivo il ricordo dello storico trionfo dello scorso anno contro i «maestri» del Sudafrica ed ecco perché è grande l’attesa per la sfida di questo pomeriggio (alle 15) allo stadio Franchi tra l’Italia e l’Argentina, secondo test match Crèdit Agricole Cariparma di questo autunno dopo il successo di sabato scorso a Catania contro le Isole Fiji. Il capitano Sergio Parisse a chi gli chiede se gli sportivi italiani potranno consolarsi con l’Italrugby dopo l’eliminazione dai mondiali di calcio chiarisce, senza mezze misure, che «è veramente stupido fare certi ragionamenti. Siamo un altro sport. Tutti eravamo lunedì davanti alla televisione per tifare i colori azzurri. Abbiamo provato un dispiacere grandissimo. Non dobbiamo approfittare di niente e non dobbiamo cavalcare l’onda che si è creato intorno al calcio. Siamo azzurri e dovremmo tutti tifare allo stesso modo anche davanti al basket, al volley, alla pallanuoto».

«Il Franchi ci ha portato fortuna»

Sulle prospettive per la sfida coi Pumas sia Parisse che la seconda linea Marco Fuser predicano attenzione. «L’Argentina è forte sia in attacco che in difesa ma anche nelle mischie. Proprio la mischia azzurra è formata tutta da giocatori del Treviso. Ci conosciamo e questo potrà aiutare tutta la squadra. Questo stadio lo scorso anno ci ha portato fortuna — chiosa Fuser — e ricordo che in difesa, soprattutto nel primo tempo, sono stato beccato per alcuni falli. Ad inizio ripresa mi hanno dato anche un cartellino giallo e sono stato fuori 10 minuti mettendo in difficoltà la mia squadra. Ma ha portato bene quasi quasi mi faccio di nuovo espellere pur di vincere».

Parisse: «Serve l’impresa»

Parisse sottolinea la forza dei giocatori di Daniel Hourcade che però hanno perso 17 degli ultimi 20 incontri giocati e nel 2017 si sono imposti solo in un match casalingo con la Georgia. «È una partita completamente diversa rispetto a quella vinta contro le Isole Fiji. Dobbiamo fare l’impresa come contro il Sudafrica. Gli argentini cercheranno di colpire la seconda e la terza linea. Ho 34 anni — sottolinea il capitano — e so che in queste partite occorre usare la testa. Loro sono cinici ed aggressivi e non dobbiamo illuderci del fatto che è molto tempo che non vincono». Sugli spalti ci sarà anche il giovane figlio di Sergio Parisse. «Non solo. Anche i miei genitori. Sono contento che ci saranno Silvia e il piccolo Leonardo. Sono riusciti a sopportare la mia assenza». Il capitano è sempre più una «chioccia» tra i convocati del ct Conor O’Shea. «È un bellissimo gruppo soprattutto a livello umano — conclude Parisse — e i giovani sono veramente in gamba, rispettosi, hanno voglia di lavorare. È un gruppo sano, da più esperto cerco di aiutarli anche fuori dal campo, ma sono davvero contento perché questo è un gruppo di grande qualità». L’Italia, davanti a circa ventimila tifosi, cercherà quel successo interno contro i Pumas che manca dal novembre 1998 (23-19 a Piacenza) anche se l’ultima vittoria è stata ottenuta dai nostri in trasferta nel giugno 2008 (13-12 a Cordoba). Solo in tribuna il pratese Edoardo Gori, gli è stato preferito Tito Tebaldi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT