6 marzo 2018 - 12:23

Astori e quell’impegno silenzioso
per i bambini del mondo

L’impegno (fuori dai riflettori) per l’associazione Cure2Children, le visite all’ospedale pediatrico per parlare con i piccoli malati, gli incontri nelle scuole della città

di Jacopo Storni

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I bambini scalzi lungo le strade fangose, i neonati agonizzanti nelle baraccopoli, i ragazzini vestiti di stracci e senza cure. Quelle immagini lo avevano colpito nei suoi lunghi viaggi con la moglie Francesca: Davide Astori aveva guardato dentro i loro occhi. L’India in particolare lo aveva toccato profondamente, e per questo aveva scelto di impegnarsi in prima persona per la salute dei bambini di quel Paese. A metà febbraio era diventato testimonial della Fondazione Cure2Children, che promuove la cura dei piccolo affetti da malattie oncologiche. Proprio in questi giorni sarebbero dovuti uscire i manifesti dell’associazione con il volto del capitano. Un poster con la sua foto e le sue parole: «Ogni bambino ha il diritto di giocare la sua partita».

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Astori e l?impegno per le associazioni di volontariato

Testimonial

«Astori voleva aiutare i bambini poveri del mondo — racconta Massimo Cremasco di Cure2Children — non è stato semplice coinvolgerlo nelle nostre campagne: voleva impegnarsi senza apparire, diceva che era importante aiutare gli altri, ma senza protagonismo». Il bene si fa ma non si dice, proprio come diceva Gino Bartali. Anche Astori era così, umile e generoso. «Gli proposi di diventare nostro testimonial nel ritiro di Moena, lui si dimostrò interessato. Gli mandai due mail, non ricevetti risposta e stavo per orientarmi su qualcun altro. Poi ci incontrammo casualmente al garage Le Terme, proprio sotto casa sua, fu lui a chiamarmi da lontano. Mi disse che sarebbe diventato testimonial. Andammo a cena con le rispettive mogli in via Porta Rossa, mi parlò dell’India e delle ingiustizie che aveva visto, si decise a mettere da parte la modestia, convinto che la sua notorietà sarebbe stata di grande aiuto per aiutare i bambini più sfortunati».

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Le immagini di Astori alla Fiorentina

Le visite al Meyer

Un impegno silenzioso ma sincero, quello di Astori. Ha visitato più volte al Meyer, ma senza dirlo. Visite private, così preferiva lui. Era sensibile soprattutto alle sofferenze dei più piccoli. Si era avvicinato molto alle missioni di Save the Children. «Non smetteva di farci domande sulle condizioni dei bambini dell’Etiopia, del Mozambico, della Siria — ricorda Michele Prosperi, portavoce dell’associazione — venne a trovarci al nostro villaggio Expo, era il giorno dopo la vittoria a San Siro contro l’Inter, nel 2015. Di solito questo tipo di incontri sono molto formali, lui invece voleva capire meglio quello che i nostri operatori facevano nel Sud del Mondo. Rimase colpito dalla storia di Tarek, un bambino siriano ospite nel campo profugo di Zaatari, in Giordania». Davide cercava sempre di andare oltre. Partecipava a numerosi eventi istituzionali, non si accontentava mai delle rituali formalità. «Quando fu nostro testimonial a Corri la vita — racconta Eleonora Frescobaldi, tra le organizzatrici della manifestazione — volle sapere i dettagli delle nostre attività. Prima della foto di rito con la maglietta mi prese da parte per capire il senso della manifestazione e approfondire l’utilizzo dei fondi raccolti. Si vedeva che non era un ragazzo come tanti altri».

«La geometria nella vita»

E poi l’impegno nelle scuole. Recentemente era stato ospite dell’istituto per gemometri Salvemini. Anche lui era geometra. Parlò alla platea dei ragazzi dicendo: «La geometria serve nel campo e nella vita. Per cui studiate, è importante». Intervistato dal giornalista Giacomo Guerrini, raccontò della sua passione per il design, del suo amore per Firenze, della sua vita «ordinata come quella dei geometri». Ultimamente si era interessato anche al caso di Niccolò Ciatti, il giovane fiorentine ucciso in discoteca a Lloret de Mar. Resterà per sempre nei ricordi dei tifosi la corsa del capitano viola sotto la curva e sotto la maratona per depositare un mazzo di fiori accanto allo striscione che commemorava Nicco. Due scomparse premature, come ha scritto il padre Luigi Ciatti, padre di Niccolò, sul suo profilo Facebook: «Sarete sicuramente uno accanto all’altro, due bravi ragazzi che avrebbero meritato di viverla fino in fondo la vita. Un destino crudele vi ha portato via troppo presto». Anche il Lions Club Firenze Pitti lo ricorda con commozione: «Abbiamo potuto conoscere ed apprezzare da vicino la sua generosità ma anche la modestia e la semplicità. Mai un passo troppo avanti, quasi in punta di piedi ha partecipato attivamente ad un’importantissima raccolta di fondi. Era l’ospite d’onore e si è lasciato travolgere dall’affetto dei presenti, anche quando diventava troppo invadente».

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