F1 | GP Cina – Alla fine era colpa di Vettel e non l’avevamo capito

Non si comprende perché una parte del tifo tenda ad essere iper critica con il pilota che più di tutti regala sogni al Cavallino.

F1 | GP Cina – Alla fine era colpa di Vettel e non l’avevamo capito

Ci risiamo, perché mica è la prima volta che accade. Alla fine della giostra, delle analisi, dopo aver spulciato dati e instaurato processi, la colpa per la delusione ferrarista in quel di Shanghai è anche di Sebastian Vettel.

A decretarlo è parte del bar sport nazionale, un processo di autoconvincimento collettivo che parte dal “poteva fare meglio” per arrivare al più aspro giustizialismo sportivo del “ha sbagliato” e fa nulla che sette giorni prima lo stesso tedesco t’aveva fatto commuovere.

Davvero non si comprende perché Sebastian stia sempre, perennemente, sotto il giudizio di una frangia di appassionati che non riesce ad accettarne lo spessore e una classe pur cristallini. Il tifoso ferrarista di oggi sogna il mondiale, ma in uno strano gioco di autolesionismo riesce ad esser iper critico con l’unico in grado di tenere vivo il sogno iridato, con il pilota che dal 2017 ad oggi ha vinto sette GP e infilato sei pole position. L’unico capace di rinverdire i fasti del passato e di ricordare – sebbene alla lontana perché lui è unico – quel connubio squadra-pilota di schumacheriana memoria.

La verità è che quando sbaglia – l’essere umano è fallibile per definizione – è giusto sottolinearlo, perché dai primi della classe ci si attende sempre il massimo. Ma è vero anche che Sebastian in Cina non ha sbagliato davvero nulla. Non hanno alcun senso i fiumi di polemiche sulla partenza del tedesco. E’ un modo di scattare dalla pole che può non piacere, non sarà il massimo del fair play, ma è maledettamente legittimo e regolare, se non spesso necessario per tenere la posizione.

Si tratta poi di una manovra inflazionata, indicativa per certi versi di quella cattiveria agonistica propria di tutti i piloti di un determinato livello. A partire dal nostro Kimi, leale nella circostanza e per nulla sorpreso o arrabbiato per la manovra del compagno di squadra. Perché Raikkonen è un pilota di esperienza, soprattutto è un pilota obiettivo e dotato di un certo acume. Dopotutto perché Vettel, leader del mondiale, autore di una pole meravigliosa, avrebbe dovuto cedere la leadership e complicare la sua gara?

Vettel si è fatto beffare da Bottas. E no, non è così, inaccettabili anche quei voti bassi in pagella fioccati qua e là. Vettel prima della fase dei pit stop aveva rifilato al collega finlandese la bellezza di tre secondi e mezzo. Tre secondi in una F1 giocata sul filo sono una eternità, e il tedesco stava conducendo la gara con polso e autorità. Poi sono gare, è il bello del motorport, nulla è scontato. Maluccio la Ferrari nella fase cruciale, bravissimi gli uomini Mercedes al pit e bravissimo Bottas. Ma non c’è responsabilità di Vettel.

Nè si può dire che Vettel abbia lasciato la porta aperta a Verstappen nell’episodio esiziale del tamponamento. Vettel era ampiamente davanti e l’olandese ha cercato una manovra impossibile, calcolando male spazi e tempi. Nient’altro da aggiungere, se non che Seb ottavo al traguardo in Cina ha guidato sullo stesso livello del Bahrein, in modo impeccabile. Questo ragazzo sta regalando gioie probabilmente insperate al popolo rosso, è un quattro volte campione del mondo che s’è messo in testa un obiettivo meraviglioso, merita il massimo del supporto e merita di essere giudicato per quello che è: un campione, un trascinatore, un fuoriclasse.

Antonino Rendina


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