Firenze

Amedeo Spagnoletto è il nuovo rabbino di Firenze

Amedeo Spagnoletto 
Il consiglio della Comunità ha votato la sua nomina all'unanimità martedì sera. Ha 47 anni, vive qui e insegna a Roma
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La comunità ebraica fiorentina ha il suo nuovo rabbino: è Amedeo Spagnoletto, 47 anni, romano, sposato con una fiorentina, quattro figli, docente al Collegio rabbinico di Roma, uno dei massimi studiosi di Torah e Talmud, e unico italiano negli ultimi 150 anni ad aver trascritto a mano il Sefer Torah, il rotolo del testo sacro ebraico.

Individuato da una commissione (nominata a questo scopo) dopo una ricerca durata alcuni mesi, Spagnoletto succede a rav Joseph Levi, andato in pensione la scorsa primavera, ed è in servizio ufficialmente da ieri. Il consiglio della Comunità ha votato la sua nomina all'unanimità martedì sera (dopo l'approvazione preventiva della Consulta rabbinica, prevista dallo statuto dell'Unione delle comunità ebraiche italiane), dandone poi comunicazione ufficiale a tutti i suoi iscritti. Un segnale importante, secondo il presidente della Comunità di via Farini Dario Bedarida: "In queste settimane", spiega, "Spagnoletto ha assiduamente frequentato la nostra Comunità, partecipando al Capodanno ebraico, alla festa di Yom Kippur, e chiudendo la festa di Sukkot, dimostrando di saper stare vicino alle persone, risolvere problemi, cogliere esigenze, e facendosi apprezzare da tutti anche grazie al suo stile informale".

Il nuovo rabbino ha salutato gli iscritti con breve messaggio diffuso via mail ieri sera, in cui si è firmato semplicemente "Amedeo": "Spero" ha scritto "di lavorare tutti insieme per una comunità unita, affiatata, fiera della sua identità, che fa e rincorre il bene per se, per il proprio popolo e per il mondo intero".
Una nomina, quella di Spagnoletto, all'insegna della "continuità nella novità": "Dal punto di vista strettamente religioso non ci sarà alcun cambiamento", spiega Bedarida, "il nostro nuovo rabbino si è formato nell'ebraismo italiano e non sposterà la Comunità fiorentina né sul versante riformato né su quello lubavitch (ortodosso, ndr)". Dal punto di vista delle relazioni interne, invece, la svolta è in arrivo: "Senza nulla togliere al rapporto con la città e il dialogo interreligioso, che fa sempre parte del compito di un rabbino, ma tanto più a Firenze, dove è uno dei prerequisiti", dice il presidente, "abbiamo voluto un rabbino capace di rivitalizzare la comunità al suo interno, di riprendere i contatti con tutte le sue componenti, a cominciare dai giovani e dai giovanissimi, e di promuovere iniziative", a cominciare da quelle necessarie per l'autofinanziamento.