Firenze

Pistoia, don Massimo Biancalani apre la "Pizzeria del rifugiato": dà lavoro a 12 migranti

L'idea del parroco finito negli scorsi mesi nel mirino dell'estrema destra. A offerta libera, nei locali della parrocchia ogni sabato sera
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I gusti sono quattro: margherita, con le acciughe, prosciutto e funghi e wurstel. L'offerta è libera: chi vuole può pagare un po' di più del dovuto, chi non se lo può permettere mangia gratis. Al forno e in sala ci sono 12 ragazzi, migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Nei locali della parrocchia di Vicofaro, a Pistoia, da qualche settimana è nata la "Pizzeria del rifugiato", un esperimento di accoglienza, integrazione e gastronomia voluto da Don Massimo Biancalani, il parroco che ad agosto finì nel mirino dell'estrema destra dopo aver pubblicato su Facebook una foto dei migranti che accoglie portati a fare un bagno in piscina.

Da allora, da mesi, don Biancalani è sotto attacco. I militanti di Forza Nuova per "vigilare sulla sua dottrina"  avevano voluto assistere alla messa di Don Biancalani. Mentre negli scorsi giorni il parroco di Vicofaro ha ricevuto un volantino anonimo ma con disegnata una bandiera italiana e una svastica e la scritta "Quarto Reich". "Il volantino è stato sequestrato dalla Digos - spiega il parroco - che rileverà le impronte e sta conducendo le indagini". Tutto ciò però non ha fermato Don Biancalani che da fine settembre ha avviato la pizzeria, come ha anticipato Il fatto Quotidiano - aperta il sabato sera dalle 19 nei locali della parrocchia in via Santa Maria Maggiore 74. "Nei primi 4 sabato abbiamo avuto una media di una cinquantina di amici che sono venuti a mangiare qui anche da fuori Pistoia - spiega Don Massimo - è tutto organizzato dai migranti, dalla parte preparatoria alle pulizie.

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E poi l'accensione del fuoco, la gestione della sala, gli impasti e l'accoglienza" Al lavoro ci sono 12 migranti, su due turni. I richiedenti asilo che sono ospiti della parrocchia e altri giovani che hanno finito il loro percorso di accoglienza. L'obiettivo è quello di arrivare ai 100 coperti a sera e di aprire magari anche il venerdì o in occasione di giornate speciali o eventi. "L'offerta è libera, affinché chiunque possa venire a mangiare - spiega Don Biancalani - chi non può pagare non paga, chi può ci lascia quanto si sente di dare". Il ricavato, tolti i costi per l'acquisto delle farine, è tutto per i ragazzi: "A fine serata si fa un bilancio insieme, si contano le spese e i ragazzi si dividono il resto". Tutti mandano ciò che riescono a guadagnare alle loro famiglie in Africa. "E' un modo per introdurre i giovani al lavoro - spiega Don Massimo - così possono fare esperienza e crearsi una prorpia professionalità in vista di altre opportunità. Imparano anche a stare attenti ai bilanci e alle spese". I ragazzi, prima di mettersi al lavoro, hanno tutti seguito dei corsi e ricevuto le certificazioni per la manipolazione e la somministrazione del cibo. E hanno imparato a trattare le farine con un corso offerto dall'azienda Dmp di Pistoia. Inoltre nella parrocchia non c'è solo la pizzeria ma anche un orto biologico e una sartoria.  Ma come ha reagito la comunità? "C'è molto interesse - rivela il parroco - basta osservare i numeri dei prime serate di apertura".