Firenze

Don Pallù tornato a Firenze: l'abbraccio con il sindaco

La foto dell'abbraccio pubblicata da Nardella su Facebook 
Il sindaco pubblica su Facebook la foto dell'abbraccio al sacerdote che era stato rapito in Nigeria. All'aeroporto una piccola folla di fedeli
2 minuti di lettura
""Il Signore ci ha aiutato, gli angeli, i Santi la Madonna hanno combattuto al nostro fianco. Il Signore ci ha dato la forza e l'amore". Le prime parole di don Maurizio Pallù appena mette piede all'aeroporto di Peretola sono quelle che i fratelli del Cammino neocatecumenale, accorsi ad accoglierlo, si aspettavano. "Lui è così, un uomo di Dio", mormora con le lacrime agli occhi un'anziana parrocchiana di San Bartolomeo in Tuto, la chiesa di Scandicci dove ha sede il movimento ecclesiale di cui don Pallù fa parte fin da giovanissimo.

Non ha nessuna voglia di farsi corteggiare dalla celebrità il prete missionario fiorentino di 63 anni, rapito in Nigeria il 12 ottobre da guerriglieri islamici e rilasciato mercoledì notte dopo una breve prigionia nel cuore della foresta, tornato ieri a Firenze per salutare gli amici e rincuorare l'anziana madre 92enne, che vive a Novoli, prima di tornare a Roma, e di lì (dove è incardinato fin da quando è stato ordinato prete), ripartire fra non molto per la "sua" Africa. Ancora in aeroporto, parlando col sindaco Dario Nardella che gli si avvicina per salutarlo e gli fa i complimenti per la sua attività in missione, don Pallù replica: "Io non faccio nulla, fa tutto il Signore, Cristo è risorto, è il Signore della vita e della morte", per poi aggiungere: "Spero di tornare subito in missione". La sua precoce vocazione missionaria – don Pallù è partito per le missioni prima ancora di diventare prete – sembra addirittura aver tratto ulteriore slancio dall'episodio: "Evangelizzeremo la Nigeria, l'Africa, il mondo", è il suo annuncio.

All'aeroporto gli amici e i fedeli di San Bartolomeo applaudono, un gruppo di giovani intona canzoni religiose accompagnandosi con la chitarra, lui ascolta, ringrazia, abbraccia e stringe mani, ma ai giornalisti che lo avvicinano replica con fermezza: "Scusate, voglio andare a casa". Don Pallù resta poco più di un'ora in via Maestro Isacco, a Novoli, dove l'anziana madre gli apre la porta con le lacrime agli occhi, poi è già fuori, diretto a a Scandicci, dove lo attendono il parroco di San Bartolomeo don Marco Calamandrei, il viceparroco don Daniele Rialti e vari altri parrocchiani.

Il tempo di un raccoglimento in chiesa, e di un saluto in canonica, e il prete missionario è di nuovo in macchina verso Novoli, dove la madre lo aspetta per pranzo. E dove di nuovo inutilmente i giornalisti lo avvicinano: "Il Signore è risorto, sono contento", è la sua unica risposta, con rinvio alla messa che concelebrerà la sera alle 21,30 a San Bartolo, quando tutti si aspettano di sentirgli raccontare almeno qualcosa della sua avventura.

"E' stato un miracolo" dice commosso don Antonio Sergianni, missionario in Cina per 15 anni e amico di lunga data di don Pallù, e il primo che lo ha abbracciato all'aeroporto, "minacciato di morte, non sente risentimento, non sente odio, solo amore, e chiama i suoi sequestratori fratelli. Loro lo liberano: cos'è questo se non un miracolo?". Maurizio, ricorda don Sergianni, "è figlio unico, ma ha tantissimi fratelli e sorelle in tutto il mondo, tantissime persone che gli vogliono bene. E ha noi".