Firenze

Firenze, aiuole e piazze ora i cittadini potranno adottarle per tenerle pulite

Il regolamento sui beni comuni sarà votato lunedì dal consiglio comunale. Riguarda anche giardini e edifici

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Aiuole, giardini, marciapiedi, spazi pubblici? D'ora in poi potranno essere direttamente i cittadini, da soli o in gruppi, a prendersene cura. Ad occuparsi della piccola manutenzione, della pulizia, di lavori minimali come l'imbiancatura o qualche riparazione. Persino di forme di gestione da concordare. Il tutto sulla base di "patti di collaborazione" da scrivere volta per volta con il Comune. In cambio di cosa? Non di sconti sulle tasse o guadagni di altro tipo ma del piacere di godere di un pezzo del proprio quartiere più pulito, di nuovo fruibile, finalmente funzionale. O semplicemente oggetto di una cura che in genere si riserva ai beni di proprietà.

A sorpresa, dopo anni di annunci e progetti sempre rimasti su carta nonostante input di legge anche di tenore nazionale, Firenze vara il suo primo regolamento sull'uso dei beni comuni. Un pacchetto di 23 articoli che prova a disciplinare la «collaborazione tra cittadine e cittadini e aministrazione per la cura, la gestione condivisa e rigenerazione dei beni comuni urbani» sulla scia di quanto hanno già fatto decine di città italiane tra cui Bologna, dove il modello funziona con successo. Mesi di discussione e analisi nella commissione decentramento guidata da Stefania Collesei di Mdp, qualche "resistenza" da parte della macchina burocratica , finalmente in un sussulto di concretezza domani il Consiglio comunale dovrebbe dare il via libera al decalogo. E per le proposte di collaborazione e gestione degli spazi che finora arrivavano a Palazzo Vecchio dai quartieri ma non riuscivano mai a prendere una forma - da piazza Pier Vettori al Galluzzo, da Coverciano a Brozzi - potrà forse scattare il via libera.

Come funziona? Il regolamento muove idealmente da tre articoli della Costituzione (114, 117 e 118) e definisce soggetti, ruoli, procedure. Palazzo Vecchio avrà un ufficio "amministrazione condivisa", da mediatori e promotori dei possibili progetti faranno i 5 Quartieri. Potrà essere il Comune a formulare proposte di collaborazione su singoli beni oppure potranno essere cittadini o comitati a farsi promotori di "patti" ad hoc. Che saranno oggetto di trattativa caso per caso, avranno la firma finale del dirigente comunale di settore e dei cittadini coinvolti e prevederanno anche coperture assicurative se ci fosse bisogno. Cosa si potrà fare? Non lavori o cantieri, nulla che preveda responsabilità ingenti. Sì alla cura di un'aiuola, alla pulizia di un giardino pubblico o dentro una scuola, l'eliminazione delle erbacce da un marciapiede, la riverniciatura di un muro. Nel regolamento sono disciplinati anche casi più ambiziosi come la gestione condivisa o la rigenerazione di aree urbane e edifici pubblici. La gestione in questo caso comporta per i cittadini l'onere di ristrutturazione e recupero: il patto di collaborazione servirà a stabilirne modi, tempi, forme. Significa che un gruppo di cittadini può prendere possesso di un'area pubblica e farne casa propria o trarne profitti? Niente affatto, il regolamento privilegia l'interesse generale. Anche per i soggetti imprenditoriali (negozi compresi) sono vietati vantaggi economici diretti o indiretti derivanti dalla cura di beni comuni. Tra le agevolazioni che il Comune prevede ci sono solo la pubblicità alle iniziative, la possibilità di mettere targhe e permessi amministrativi accelerati laddove necessari. Nel caso di aree dismesse o spazi urbani abbandonati da rilanciare il regolamento sancisce che il patto di collaborazione può consistere in un'intesa tra Comune e cittadini sulle funzioni e sugli interventi, definendo ad esempio che possa toccare all'ente pubblico l'investimento e ai cittadini la successiva gestione.