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Altero Matteoli tradito dalla Tirrenica per cui ha tanto lottato

(fotogramma)
Il senatore di Forza Italia, ex sindaco di Orbetello e quella carriera politica cominciata nel Msi
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Non aveva respirato l’aria del fascismo rampante. Era nato nel 1940. Quando ormai Mussolini aveva trascinato l’Italia in guerra. E con il cuore spostato a destra era cresciuto nella “Toscana rossa”, dove non era facile per nessuno far ardere la fiamma del Movimento sociale italiano. Figurarsi per uno nato a Cecina, a pochi chilometri dal luogo di nascita del Pci. Fu proprio nel 1975, nell’anno della grande avanzata comunista, che il ragionier Altero cominciò a Livorno la sua avventura politica. E fino ad oggi, pur lasciando il ruolo di colonnello di Fini per quello di colonnello berlusconiano, non aveva mai lasciato la fede iniziale.

L'incidente costato la vita a Matteoli a Capalbio

«Piansi quando ammainammo la bandiera del Msi ed alzammo quella di An, tutti noi piangemmo» , aveva raccontato Altero Matteoli un paio d’anni fa in un’intervista al “Secolo d’Italia”, ricordando quel 1995. L’anno che seguì la discesa in politica di Berlusconi e lo “ sdoganamento” del Msi, come scrisse allora Eugenio Scalfari. «Mettemmo a disposizione della governabilità del Paese una forza importante, poi arrivata fino al 15%, che fu protagonista fino al 2008, quando decidemmo di dar vita al partito unico», aveva aggiunto Matteoli.
Fu proprio il partito unico, pere il colonnello toscano Matteoli, a segnare il passaggio da Fini a Berlusconi. Dall’erede di Almirante all’imprenditore sceso in politica in nome della rivoluzione liberale. Così come era stato però fedele prima al Msi e ad An, contrariamente alla scelta di tanti altri “camerati”, Matteoli non è mai venuto meno alla fedeltà al Capo, neppure se si trattava di Berlusconi. E quando Giorgia Meloni ruppe gli indugi e lanciò quella sorta di ritorno ad An che oggi è Fratelli d’Italia, Matteoli scelse di restare con il partito di Berlusconi.

Dopo gli anni della gavetta, prima a Castelnuovo Garfagnana e poi nella rossa Livorno come semplice consigliere comunale, nel 1994 fu proprio il primo governo Berlusconi che lo proiettò definitivamente sulla ribalta nazionale come ministro dell’ambiente. E Altero, con l’accento cecinese che non aveva mai perduto, visse ogni passaggio senza mai dismettere le radici missine e fasciste ma senza mai cedere all’estremismo. Sempre con quel moderatismo conservatore proprio di una destra ormai “ sdoganata” e consapevole del ruolo di governo. Il moderatismo di chi si misura, da ministro o da sindaco di Orbetello, con le cose da fare. A cominciare dal progetto della Tirrenica per cui si era a lungo battuto e che alla fine gli è costato l’incidente. È stato questo, del resto, il tratto di Matteoli che Berlusconi ha apprezzato maggiormente.
Per anni era stato inevitabilmente il punto di riferimento delle nuove generazioni della destra fiorentina e toscana: « È stato il primo onorevole che ho conosciuto » , sono state le parole del consigliere comunale Francesco Torselli, ex Azione Giovane oggi in Fdi. Ma non solo i “ragazzi” oggi lo ricordano.
Da Berlusconi a Fini, da Verdini a Maroni. E poi da Massimo Parisi a Stefano Mugnai, dal sottosegretario Gabriele Toccafondi a Paolo Bonaiuti. Tutti hanno voluto spendere un pensiero per Matteoli. E anche a sinistra non ci si è risparmiati. Non solo D’Alema o Grasso. Anche il « comunista democratico » Enrico Rossi, governatore della Toscana lo ricorda: « È scomparso sull’Aurelia, proprio quella strada per cui si è impegnato tanto».