Firenze

Elezioni, arriva Lorenzin: l'idea non piace ai dem di Prato

(lapresse)
La corsa della ministra nella città toscana. Il sindaco Biffoni: "Con lei vincere sarebbe più complicato"
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"Se candidano qui Lorenzin? Con uno nostro siamo tutti mobilitati, con un esterno diventa più difficile. Comprendo la complessità ma c'è anche la politica". Non è certo uno che si atteggi a Che Guevara, il segretario del Pd di Prato Gabriele Bosi. Eppure anche un profilo mite e riflessivo come lui non riesce proprio a farsela andar giù l'ipotesi che la ministra centrista Beatrice Lorenzin sia candidata nel collegio uninominale della città dove fu girato 'Berlinguer ti voglio bene'. Non c'è nulla di ufficiale ma nel puzzle delle liste Pd la fondatrice di "Civica popolare" fino a ieri sera era collocata proprio in un collegio sicuro della Toscana. Con Prato opzione principale.

Un'eventualità che getta i dem pratesi nello scompiglio: "Il sistema della sinistra toscana è che ci sono quei 30-40 compagni dei circoli che ti devono fare la campagna, se loro sono esaltati fanno grandi lavori, col referendum ad esempio andò benissimo e vinse il sì. Ma se ci fosse Lorenzin o un altro esterno diventa tutto molto molto complicato" dice pure il sindaco, il renzianissimo Matteo Biffoni. E nella Toscana da cui il segretario nazionale Matteo Renzi si aspetta il miglior risultato d'Italia per il suo Pd il caso è servito.

Non che sia l'unico fronte aperto in regione: nel collegio "ballerino" di Massa i dem non hanno certezze nè sul candidato per l'uninominale (Ferri? Nardi?) nè sul nome per le amministrative di giugno. Come del resto a Pisa e Siena. Ma la variabile Lorenzin ha il suo peso simbolico. A ben pensarci, anche se fa meno rumore, assomiglia un po' al caso bolognese, alla battaglia da Prima Repubblica che si va configurando sotto le Torri: Pier Ferdinando Casini candidato per il Pd, lui che era della Dc, e a sfidarlo Bersani o Errani, loro che vengono dal Pci ma oggi son fuori dal Pd. In fondo anche l'ex berlusconiana Lorenzin candidata dem nella rossa Toscana sembra un esperimento in laboratorio. "È stata ministra con Renzi", fanno notare dal Pd. Ma è comunque l'epifania del "sottosopra" della politica. Roba da "Stranger things" insomma.

Certo: Prato non è più quella delle case del popolo del film di Giuseppe Bertolucci con Benigni, nel 2009 è pure finita a destra con Cenni, il tessile è in crisi e Chinatown ribolle. Ma "Lorenzin ti voglio bene" non è il film che sembra andare in scena oggi tra i dirigenti Pd. Alle vecchie abitudini del candidato del territorio i vertici pratesi non sembrano voler rinunciare. Figurarsi la base: "Un'ex berlusconiana candidata con noi? Sarà anche brava come ministra ma noi come si fa?" si ragiona nei circoli di Vergaio e del Macrolotto. Perché Lorenzin in Toscana e probabilmente proprio a Prato, anche se non sono esclusi altri collegi come Pontedera? Perché 10-11 seggi uninominali su 14 sono ritenuti "sicuri" dai dem toscani.

E dunque c'è da far posto agli alleati, come ha avvertito anche Renzi dieci giorni fa incontrando i quadri del Pd fiorentino. Un dirigente toscano interpellato sulla Lorenzin spiega non senza imbarazzo: "Diciamo che ancora non ci crediamo". Forse però il profilo moderato di una centrista potrebbe avere un qualche senso in una città che ha anche un voto moderato forte, se si pensa che nel 2009 il Pd perse il Comune? Per di più Lorenzin può vantare origini familiari toscane: nasce a Roma da padre istriano di Medolino e da madre di Campi Bisenzio. Il sindaco Biffoni: "Io della Lorenzin non ho certezze, stiamo discutendo col nazionale perché sappiamo che delle scelte sugli alleati andranno fatte. Sono già rimbalzate su Prato le ipotesi di Edoardo Nesi che viene da Scelta Civica e di Riccardo Mazzoni, finché è stato in discussione un accordo coi verdiniani. Io dico solo che di sicuro oggi non c'è nulla e bisogna vedere se i nostri si mobilitano. Prato si può vincere, con Lorenzin diventa tutto molto più difficile". E il segretario Bosi gli fa eco: "Noi abbiamo fatto la direzione provinciale e abbiamo detto all'unanimità che nell'uninominale vorremmo esprimere una candidatura del territorio e del partito, che ad esempio sappia parlare di immigrazione in un territorio con 120 etnie diverse". Come dire: anche no. Pure a Pontedera non sarebbero entusiasti con Lorenzin: "Vediamo, sono certo che faremo un gran lavoro", dice non senza imbarazzo il segretario pisano Massimiliano Sonetti. Solo tra mercoledì e giovedì le liste assumeranno un assetto più stabile. Intanto nel caos delle ipotesi ieri sera rimbalzava che il tesoriere nazionale Pd, il fiorentino Francesco Bonifazi, potrebbe essere nel listino proporzionale di Firenze.