Firenze

Università: "Riformiamo la facoltà di Medicina". Dalla Toscana il Manifesto in 8 punti

La proposta per rivedere il percorso formativo dai test di ammissione alla specializzazione: via il tirocinio post laurea e stop all'esame di Stato
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Come preparare i medici di domani? Addio al tirocinio post laurea e all'esame di Stato. Test di ammissione con un numero di posti calibrato sulle reali esigenze degli ospedali e non in base a stime del Miur troppo lontane dalla realtà. E poi corsi di studio che siano meno nozionistici e più professionalizzanti, oltre a una maggiore apertura per le scuole di specializzazione. Dalla Toscana arriva una proposta in otto punti per prepare i medici del futuro e rivedere il percorso di formazione di chi sceglie di diventare dottore. Un vero e proprio manifesto in otto punti di cui si sono fatti portavoce i rettori delle Università di Firenze Luigi Dei, di Pisa Paolo Mancarella e di Siena Francesco Frati, insieme alla vicepresidente della Regione Monica Barni e all'assessora alla salute Stefania Saccardi.

Nel primo punto viene affrontato il tema del test di ammissione in Medicina, da sempre temuto dagli studenti. Le Università toscane chiedono che nel calcolo dei posti a disposizione venga considerato il reale fabbisogno del sistema sanitario, con un raffronto diretto e più puntuale sul territorio. Il secondo punto specifica che la prova d'ingresso "dovrà intercettare i diplomati delle scuole superiori più adatti e motivati alla professione di medico", non solo coloro che risultano i "migliori". Si ipotizza inoltre un modello alla francese, per cui il numero chiuso, e quindi lo sbarramento, scatti alla fine del primo anno.

"Il corso di laurea in medicina e chirurgia dovrà essere meno nozionistico e più professionalizzante" recita invece il terzo punto. Al termine del percorso dei cinque anni vanno cioè previsti momenti pratici e di maggior contatto con i pazienti che aiutino il laureando a orientarsi e a scegliere con più consapevolezza il settore di specializzazione. Il quarto punto chiede l'abolizione del tirocinio post-laurea e dell'esame di Stato: si invoca un sistema che possa dare automaticamente l'idoneità professionale. Nel quinto punto viene lanciata un'ulteriore proposta: che la formazione del medico di medicina generale avvenga all'interno dell'Università, attraverso la creazione di un curriculum ad hoc da attuare insieme alla Federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG), la Società Italiana medicina generale (SIMG) e la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO).

Il sesto e il settimo punto affrontano il delicato tema della specializzazione, vero spauracchio per coloro che si trovano a completare la propria formazione e spesso non riescono a farlo o restano in stand by per anni. Qui più che mai il rapporto tra domanda e offerta non funziona. Oggi, le scuole di specializzazione toscane, accolgono poco più di seimila medici, ma il fabbisogno è molto più alto: ne occorrerebbero almeno duemila in più. Il manifesto prevede  l'ammissione alle scuole "articolata per gruppi affini di specialità, per selezionare i più idonei nelle singole discipline e non costringere a migrazioni disciplinari".

L'ultimo punto chiarisce infine i passi da compiere per raggiungere questi obiettivi, a cominciare dall'istituzione di un tavolo di lavoro al quale partecipino tutti i soggetti coinvolti nel percorso della formazione medica: dai ministeri dell'Università e Salute alla Conferenza Stato-Regioni, oltre a Crui, sindacati dei medici, Federazione degli Ordini dei medici, Anvur, Consiglio universitario nazionale, rappresentanze degli studenti e degli specializzandi e Inter-Collegio.