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La leadership di Matteo Renzi non è in discussione. Parola di Anna Ascani

Anna Ascani

Anna Ascani è una giovane e combattiva deputata del Pd. Ha “solo” una legislatura alle spalle ma è stata già inserita da Forbes tra gli under 30 più influenti nello scenario politico europeo. Capolista in Umbria, è un punto di riferimento nel dibattito dem. Intervistata da Formiche.net, spiega le ragioni del no alle larghe intese e chiarisce: “Il segretario del Pd lo decidono gli iscritti e non la nomenclatura”.

Recentemente l’Umbria è balzata alle cronache per lo scontro violento fra militanti di Potere al Popolo e Forza Nuova. Che clima si respira in questa campagna elettorale?

Cerchiamo di tenere i toni nell’ambito della civiltà, chi fa politica ha il dovere di non scendere al livello della violenza verbale, che spesso diviene anche violenza fisica. Ieri è stata inaugurata provocatoriamente una sede di Forza Nuova a Borgo XX Giugno, il cuore della Perugia antifascista. C’è stata una protesta che però si è svolta civilmente. Poi ovviamente io ho la mia opinione su quanto i militanti di Forza Nuova siano civili. La mia è una terra democratica: l’hanno sempre chiamata “l’Umbria rossa”, ma in realtà è una terra dove i valori della democrazia sono ovunque sentiti profondamente.

Diversi centri in Umbria, Norcia in primis, sono stati duramente colpiti dal terremoto. A distanza di un anno e mezzo però la ricostruzione stenta a partire e decine di case rimangono inagibili. La sinistra pagherà pegno alle urne?

Mi è capitato in questi mesi, non solo durante la campagna elettorale, di visitare le zone più colpite dal terremoto: Norcia, Cascia, Preci, Spoleto e le altre aree vicine al cratere. Questa è una regione che governiamo dagli anni ’70, c’è una forte presenza della sinistra confermata alle ultime elezioni. Il problema semmai sono le divisioni interne. Posso dire con certezza che la sinistra unita, Pd e LeU insieme, avrebbe stravinto nei collegi, senza avere problemi nel confrontarsi con la destra. In ogni caso Pd sarà il primo partito in Umbria.

C’è un dato politico da registrare nel centrodestra: una crescita senza precedenti della Lega nella rossa Umbria. Vi preoccupa?

Alle ultime regionali purtroppo la Lega si è affermata come partito forte del centrodestra umbro, un segnale pericoloso per i moderati di quello schieramento. Non credo che Salvini avrà un risultato di particolare crescita rispetto alle ultime regionali. Certamente però il volto della destra non è più quello rassicurante di matrice liberal-berlusconiana.

Quale risultato alle elezioni nazionali il Pd considererà un successo?

Noi puntiamo ad essere il primo gruppo parlamentare. Dobbiamo rivolgere un appello al voto per invitare gli indecisi a esercitare quel diritto-dovere che non può essere sottovalutato.

Gli ultimi sondaggi disponibili danno +Europa di Emma Bonino in continua crescita. C’è chi sostiene che un successo della sua lista, e la conquista di seggi che ne conseguirebbe, potrebbe rivelarsi una sorpresa non gradita al Pd.

Ci hanno detto per mesi che avevamo costruito una coalizione vuota, senza posizioni di peso. Penso semplicemente che i consensi di +Europa dimostrino che il centrosinistra rappresenta una coalizione di governo seria, dove personalità come Emma Bonino hanno un loro peso specifico.

Qualora il Pd subisse una pesante sconfitta Renzi dovrebbe lasciare la segreteria del partito?

Renzi farà le sue valutazioni ma io lo escludo. Credo che il mandato che gli hanno dato i nostri iscritti all’ultimo congresso sia incontrovertibile. Le ricordo che hanno votato 2 milioni di persone, una partecipazione democratica che purtroppo non vedo da altre parti. La guida di un partito come il nostro la decidono gli iscritti e non la nomenclatura. Per me Renzi come segretario del Pd non è in discussione.

Cosa pensa della lista di ministri che Luigi Di Maio ha stilato e inviato per mail al presidente Mattarella?

Una storia che ha dell’incredibile. In una Repubblica parlamentare ormai ci siamo abituati a sentir parlare di “candidato premier” e di “governi non eletti dal popolo”. Il “candidato ministro” ci mancava, ormai siamo alla fanta-Costituzione. Davide Casaleggio, che coordina ogni movimento di Di Maio, è un abile comunicatore e ha capito che per distogliere l’opinione pubblica dagli innumerevoli casi di “impresentabili”, espulsi dal partito ma non dal parlamento, dove saranno eletti. Serviva un’arma di distrazione di massa.

Di Maio ha recentemente dichiarato che, in caso di vittoria, inviterà a un tavolo chi vorrà accettare i punti chiave del programma pentastellato. Voi siete disposti a sedervi?

Anche queste aperture erga omnes lasciano increduli. Se gli altri fanno un accordo si chiama “inciucio”, se lo fa Di Maio si chiama semplicemente accordo. Devo ancora capire qual è la logica che sottende questa riflessione. Il programma del Movimento Cinque Stelle è opposto al nostro: loro vogliono abolire tutto quello che noi abbiamo fatto, mi sembra difficile trovare un’intesa.

Con il centrodestra sarà più facile trovare un accordo per un governo di larghe intese?

Le larghe intese non sono all’ordine del giorno. Punto. Questo Paese ha bisogno di essere governato con chiarezza, sulla base del voto sovrano dei cittadini.

Berlusconi non ha fatto mistero di sognare Tajani a Palazzo Chigi. Il presidente dell’Europarlamento ha peraltro ricevuto l’endorsement di due pezzi da 90 della sinistra come Laura Boldrini ed Emma Bonino. Lei lo ritiene un nome spendibile?

È ancora molto presto per giudicare il suo operato da presidente del Parlamento europeo. Tajani ha visitato spesso l’Umbria, è venuto a Norcia, testimoniando una presenza istituzionale importante. Detto questo, non mi riconosco nei valori e nel programma che Tajani esprime in quanto esponente del centrodestra.

Il Pd è ancora un partito di sinistra, nei valori e nel programma, o la tutela dei lavoratori e degli operai è rimasta prerogativa di Liberi e Uguali?

È sufficiente leggere i sondaggi e le analisi. Liberi Uguali non sfonda fra gli operai. Le narrazioni che si fanno in tv sono spesso lontane dalla realtà. Il Pd ha un elettorato molto trasversale, come trasversale d’altronde è oggi la definizione di lavoratore. Non so se è più di sinistra parlare con un operaio che ha un contratto a tempo indeterminato in un’azienda solida o con un ragazzo che ha un contratto intermittente attraverso un’agenzia interinale. Il Pd, portando avanti proposte concrete come il salario minimo universale e spingendo per i contratti a tempo indeterminato, sicuramente parla a entrambe le categorie.

Una ricomposizione della frattura con LeU è ancora possibile?

Mi auguro che lo sia. Liberi e Uguali però è un partito che, lo stesso D’Alema non ne fa mistero, è nato unicamente per contrapposizione alla leadership del Pd. Non penso che il rancore personale sia una categoria politica che possa traguardare ad obiettivi di lungo periodo.

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