Il Duce resta cittadino onorario

Per revocare la cittadinanza si dovrà ritornare in consiglio comunale

MANTOVA. Benito Mussolini è ancora cittadino onorario di Mantova e l’impressione è che lo sarà ancora per molto. Certamente, lo sarà il prossimo 25 Aprile, la data limite che Fausto Banzi, allora capogruppo di Sinistra italiana in Comune e ispiratore della mozione della maggioranza di centrosinistra, aveva posto al consiglio comunale per far sì che il 73° anniversario della Liberazione fosse festeggiato senza l’ingombrante presenza del Duce.

Per revocarne la cittadinanza onoraria concessa il 21 maggio 1924 dall’allora consiglio comunale si dovrà ritornare in aula perché dovrà essere lo stesso organo a deliberare in merito. È quanto sostiene il segretario generale del Comune Giuseppe Iapicca nella sua risposta al presidente del consiglio comunale Massimo Allegretti che gli aveva posto il quesito. Perché Mussolini non sia più cittadino di Mantova è sufficiente l’ok alla mozione approvata il 12 febbraio scorso o serve un’altra deliberazione del consiglio?

Il segretario osserva che nella seduta del 12 febbraio scorso «il consiglio comunale ha approvato una proposta con la quale i consiglieri chiedono che la cittadinanza a Mussolini venga rapidamente revocata». Da ciò deriva che, «data la natura della mozione, del tenore letterale della stessa per come formulata dai consiglieri comunali e dall’assenza di uno specifico regolamento in proposito, non si sia perfezionato un atto amministrativo cogente negli effetti, ma un atto di indirizzo sulla revoca della cittadinanza. Sarà, pertanto, lo stesso organo che la ha attribuita, a doversi esprimere sulla revoca con specificato motivo». Cosa diversa, sottolinea Iapicca, sarebbe stato se la mozione «si fosse conclusa essa stessa con una vera e propria deliberazione di revoca della cittadinanza».

A questo punto, serve ritornare in aula; difficile, però, che questo avvenga in tempi stretti. Troppo delicata la materia e a rischio di polemiche per forzare la mano dei consiglieri considerando che il 12 febbraio, tra non voto e assenze strategiche, il centrosinistra non fece il pieno di voti (i sì furono 17, i no dell’opposizione 10, tra cui quelli di Comunità e territori e dei Cinque Stelle).

Allora si era in piena campagna elettorale per le elezioni politiche e regionali e la mozione (primo firmatario il capogruppo del Pd Giuseppe Pasetti e poi tutti gli altri dei gruppi dem, Si e Lista gialla) fece il giro d’Italia raccogliendo il plauso di autorevoli esponenti della sinistra, in testa la presidente della Camera Laura Boldrini. Due mesi dopo il vento politico è cambiato e la questione Mussolini non sembra più così urgente. (Sa.Mor.)
 

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