Soldi degli immigrati in patria: da Mantova spediti in un anno 47 milioni

In crescita le rimesse: due milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Ma la busta paga di uno straniero pesa il 25% in meno di quella di un italiano

MANTOVA. Tra «ci rubano il lavoro», «padroni a casa nostra» e «aiutiamoli a casa loro», il dibattito è talmente inquinato da gonfiare la percezione del fenomeno ed eccitare la pancia di chi si sente assediato. E allora, dagli allo straniero. Salvo poi scoprire che assedio non è, che spesso i lavori rubati sono solo le briciole che qui nessuno si abbassa più a raccogliere, e che a casa loro gli stranieri si aiutano già da sé, con le rimesse, i soldi inviati dall’Italia ai paesi d’origine. Per sostenere a distanza parenti e amici lontani, evitando loro il trauma del distacco.

Quanti soldi? Tanti. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2017 gli extracomunitari hanno trasferito da Mantova a casa loro 47,04 milioni di euro, contro i 45,06 milioni dell’anno precedente (+4,4%). Sulla scia di un trend ritornato positivo dopo la brusca frenata del 2011 e un secondo inciampo nel 2014. E, per una volta, il dato provinciale è migliore di quello regionale, che pure cresce dell’1,1%: nel 2017 le rimesse degli immigrati che vivono e lavorano in Lombardia hanno sfiorato quota 1,2 miliardi, 12,3 milioni in più rispetto al 2016, a fronte di un dato nazionale fermo sopra i 5 miliardi di euro.

Stringendo il fuoco sulla provincia di Mantova, si scopre che il flusso di denaro è diretto per il 25,3% (pari a 11,9 milioni di euro) in India, per il 10,4 in Bangladesh, il 10,3 in Marocco e, a seguire, Romania, Georgia, Cina, Pakistan Senegal, Ghana e Brasile. A metter in fila cifre ed evidenze, «per ricostruire un quadro di verità» nel quale collocare gli stranieri, sottraendoli a un pregiudizio tanto facile quanto pericoloso, è Donata Negrini della segreteria Cgil.

Elaborati dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, con la Banca d’Italia, per assumere spessore i dati delle rimesse vanno incrociati ad altre evidenze. Quelli delle rimesse sono soldi sudati il doppio, perché, a parità di mansioni, i dipendenti a tempo pieno extracomunitari guadagnano in media il 25,2% in meno rispetto agli italiani (1.124 contro 1.501 euro al mese). Va appena meglio ai lavoratori comunitari, che guadagnano il 19,9% in meno (1.203 euro) La fonte è il ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ministero che, nello stesso rapporto dedicato agli stranieri nel mercato del lavoro in Italia, denuncia «la strutturale dispersione del capitale umano laureato con cittadinanza straniera e in particolar modo di quello in possesso di competenze tecnico-scientifiche, le più appetibili sul mercato del lavoro e teoricamente le più ricercate dalle imprese».

Posto che il peso dei lavoratori con una laurea in materie tecnico-scientifiche «è sostanzialmente simile per ciascuna componente distinta per cittadinanza», emerge che il 47,5% dei laureati extracomunitari è impiegato in qualifiche low skill – tradotto, in lavori poco qualificati – a fronte dell’1,8% degli italiani e del 21,9% dei comunitari. Eccolo lo spreco, «la strutturale dispersione».

Basta questo per fare dei lavoratori stranieri degli eroi? Forse no, ma nemmeno il capro espiatorio di una società illividita. Mentre già sembra di sentirla l’obiezione di pancia, il ringhio indignato: «E perché invece di spedirle a casa loro, le rimesse non le spendono qui a casa nostra?». Mai contenti, mai placati. —




 

Igor Cipollina

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