Mantova, ultimo saluto a Vignali. Il vescovo ai fedeli: «Pregate per Nicola»

In Duomo il funerale dell’uomo ucciso dal figlio. In tanti hanno detto addio all’imprenditore edile

MANTOVA. Ultimo saluto, la mattina dell'8 ottobre in Duomo, per Paolo Vignali, il 62enne ucciso la scorsa settimana per mano del figlio Nicola. In tanti, fino a riempire la chiesa, si sono stretti attorno alla moglie Stefania e alla figlia Azzurra. E hanno salutato per l’ultima volta l’uomo e l’imprenditore, conosciuto in città e nella Levata che ha contribuito a costruire per il carattere mite e riservato, la cortesia e le indubbie capacità professionali, che lo avevano portato a fare il salto coraggioso da impiegato delle poste a costruttore edile.

Davanti alla cattedrale, addobbata da fiori bianchi, amici, parenti e semplici conoscenti, profondamente addolorati e ancora increduli, hanno aspettato in silenzio composto l’arrivo del corteo funebre, partito dalla casa funeraria Maffioli.

Don Renato Zenezini, il parroco del Duomo, ha commentato le scritture e si è soffermato sulle difficoltà delle relazioni umane, sulle incomprensioni talvolta inevitabili, sulla rabbia che può sfociare in violenza, mai giustificata nonostante le difficoltà. Ha invocato il perdono per Nicola, nella consapevolezza del bene immenso che ha visto, in più occasioni, in quella famiglia ora straziata.

Al termine della messa, il parroco ha letto un messaggio di vicinanza ai familiari scritto dal vescovo Marco Busca. Che ha voluto ricordare la figura paterna di Paolo Vignali, e ha cercato di immaginare gli anni in cui ha aiutato e accompagnato il figlio attraverso le tante difficoltà della vita.

Il vescovo ha rivolto un pensiero agli ultimi istanti dell’esistenza dell’uomo, nei quali potrebbe aver avuto la capacità, come gesto di amore estremo, di perdonare il figlio, «perché un padre terrestre può saper amare quanto il padre celeste, che ha perso il proprio figlio sulla croce». Busca, rivolto infine ai fedeli, ha chiesto di pregare per Nicola e di evitare ogni forma di giudizio morale, che non compete agli uomini.

Dopo la benedizione di don Renato, il feretro è stato accompagnato all’uscita della chiesa dalle note dell’Ave Maria di Schubert ed è stato portato al cimitero di Montanara per la sepoltura.

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