Dal Brasile il vento di libertà: gli aquiloni di un pensionato di Castiglione

Sandro Lodi Rizzini racconta come è nata la sua passione per gli aquiloni: Dalle canne di bambù ai bastoncini, ora la gioia più grande è insegnare ai bambini

CASTIGLIONE. I giochi di una volta sono il tramite con il quale Sandro Lodi Rizzini, mantovano di nascita, castiglionese di residenza, resta legato al fanciullino che vive dentro ognuno di noi (come amava pensare Pascoli) e, soprattutto, gli oggetti che più di altri lo rimandano al Brasile. «Sono nato nel 1946 e a soli due anni sono partito, per seguire papà, e siamo andati in Brasile. Qui ho vissuto fino al 1970 - racconta oggi Sandro, ormai in pensione, con un accento leggermente brasiliano che camuffa - con un raffreddore forte che sto scontando in queste prime giornate di vento». Il vento, però, è elemento amico perché fra i giochi che Sandro porta nel cuore ci sono gli aquiloni.

La passione, la creatività e, allo stesso tempo, la manualità lo hanno sempre tenuto legato a quel mondo e nell’aquilone, costruito come si faceva in Brasile a quell’epoca, Sandro recupera quotidianamente il tempo perduto.



«Considero il Brasile il mio secondo Paese e non ho mai smesso di amarlo e amare la cultura di questo mondo straordinario che mi ha dato tanto» afferma sorridendo mentre estrae dalle sue cartelle, tutte ordinate, la carta velina, il legno, la colla e la corda, gli elementi che servono per costruire un aquilone. Sandro costruisce aquiloni infatti e lo fa da tanto tempo, «da sempre, posso dirlo senza problemi», e mentre lo afferma mostra quello costruito in occasione del mondiale del 1994, il quarto della storia della squadra dei Verdeoro. Gesti semplici come i materiali ma che nascondo emozioni forti, ricordi intensi e tutto un mondo che Sandro rivive proprio in questi gesti che appaiono meccanici, come piegare la carta, tagliare il legno («ma in Brasile si usava il bambù, più flessibile di questi legni» spiega mentre prepara il suo tavolo da lavoro), preparare la colla, il Vinavil, e lo spago bianco. «Sono giochi di una volta, fatti con materiale povero. Oggi uso la carta-velina, quella dei fiorai con cui confezionano i fiori, mentre in Brasile utilizzavo quella che si chiamava papeo mantega, e cioè la carta nella quale si avvolgeva il burro, quindi più pesante di questa che utilizzo ora».

La particolarità di questi aquiloni è nella forma quadrata che oscilla dai 31 cm di lato ai 36. «Taglio la carta e se decido di fare un aquilone monocolore il lavoro è finito, oppure se decido di usare più colori allora devo incollare i pezzi con il Vinavil. Tutto è fatto mano, anche le eventuali scritte e i disegni che ci sono dentro. Ricalco, incido e taglio, e incollo. Spesso faccio aquiloni per gli amici e in altre occasioni, da interista, faccio aquiloni per ricordare le vittorie della mia pazza Inter o per evidenziare le sconfitte dei cugini, per giocare con gli amici ovviamente» afferma sorridendo con la passione, vera e sanguigna, del tifoso.

Preparata la carta, dunque, si procede ad isolare i due bastoncini, uno lungo la diagonale, da un lato, mentre l’altro, sull’altro lato, ad arco, con un filo. «Non si mettono due bastoncini sullo stesso lato. Il pezzo ad arco è il segreto dell’aquilone. Il filo serve per essere tirato sull’archetto e inarcare così un poco l’aquilone che acquista l’aerodinamica necessaria per salire, senza fermarsi».

Terminata questa fase resta la corda, dove attaccare la matassa di filo e le code «il vero timone, ma anche il modo per bilanciare il peso. Con i bastoncini di oggi non serve, ma in Brasile serviva perché i nodi del bambù ne aumentavano il peso a destra o a sinistra a seconda di dove erano posizionati». Tutto è pronto per farlo volare e la passione nel costruirli e uguale a quella di farli volare.

«In macchina tengo la mia cassetta dei giochi - afferma mentre solleva il bagagliaio dove campeggia una bandiera del Brasile - anche questa fatta a mano con i materiali catarifrangenti dei cartelli stradali. Le faccio per gli amici e ad oggi ne ho fatte circa 300 e ho un elenco di tutti quelli a cui le ho date». Nella cassetta trasparente c’è un aquilone. Accanto le spolette di filo, ricavate, come un tempo, o da barattoli di latta attorno ai quali c’è il filo oppure mulinelli di legno «anche questi costruiti da me. Quando sento il vento giusto, non troppo forte e neppure troppo debole, faccio volare i miei aquiloni». La passione si trasforma in gioia quando «riesco a insegnare. Mi hanno chiamato nelle scuole ed è molto bello lavorare con i bambini. Di recente sono stato nella scuola di Gozzolina, a Castiglione. Abbiamo costruito gli aquiloni e li abbiamo fatti volare dopo qualche giorno». Quella gioia è senza dubbio parte di quella magia che Sandro rivive e che lo riporta nel suo Brasile. «Non ci posso andare ora per problemi con l’aereo», ma senza dubbio il suo Brasile Sandro lo vive lì, in quei volteggi, nel filo che tiene in mano, nella testa alta verso il cielo, nei sorrisi sospesi dei bambini con i quali costruisce aquiloni.


 

Luca Cremonesi

Suggerimenti