Il film capolavoro di Scott Cooper

“Hostiles”: esemplari nel loro scetticismo le maschere di Bale e Studi

L’anno è il 1892, le guerre pellerossa sono terminate, restano attive bande votate alla morte. Nella sua “magnanimità”, il presidente B. Harrison ha concesso a Falco Giallo, capo dei Cheyenne, di concludere i suoi giorni nella Valle degli Orsi, di cavalcare dalle carceri del New Mexico sin nel Montana, sotto la scorta del capitano Blocker. Questo è un nome venerato tra i soldati, per la determinazione con cui ha compiuto il “mestiere”, come dire, di un razzismo implacabile. E l’ufficiale rifiuterebbe di accompagnare l’odiato nemico, se non fosse per la pensione che la corte marziale gli negherebbe. Quarto film di Scott Cooper, “Hostiles” è il suo capolavoro. Senza nostalgie, crudo e lacerante, incede a cavallo per chiudere la stagione del genocidio pellerossa con un epicedio. Inoltre lo conclude, per usare un titolo hemingwaiano di Peckinpah, “Guns in the Afternoon”, con un duello nel caldo pomeriggio. E così inaugura l’ennesima stagione di fuoco, quella per i pascoli. Non c’è pace nella prateria e nei boschi. Molti ostacoli si frappongono sul cammino, gli attacchi dei pellirossa, e dei cacciatori di pellicce, del soldato assassino, e del ras del Montana. Senza dire che sul percorso il capitano soccorre una donna, che ha avuto uccisi il marito e i tre bambini. Non è l’azione, che Cooper scandisce nei tempi lenti, ma esattissimi, richiesti dalle distanze da percorrere, non sono i fatti il problema maggiore del regista, ma la scorza d’odio che guida il capitano. Deve scalfirla, rendendo credibile un più accettabile atteggiamento verso il pellerossa, suo pari in atrocità inenarrabili. Non c’è chi non gliele rammenti, e lui è sempre impassibile. Alfine affida alle armi il senso della conquistata comprensione. Guardiamo avanti, dice, ma saldo nel militarismo, regala al piccolo cheyenne il “De bello gallico” di Cesare. Un’atmosfera malinconica e dolente pervade il film (la fotografia bellissima, è di Masanobu Takayanagi), e non manca il tocco della donna madre e guerriera che perdona e consola ma intanto ha imparato anch’essa ad uccidere. Esemplari, nel loro dissolvente scetticismo, le maschere di Christian Bale e Wes Studi. Stupendi, di grande suggestione i quadri tra gli alberi, dei bivacchi, della schiera in fila indiana sulle balze. (a.c.)



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