Frank, da Vienna a Mantova per le chiese dell’Alberti

Fino a giovedì la mostra sui disegni acquerellati dell’architetto austriaco Terminò la sua carriera in Svezia rinnovandone il design dell’arredamento

Dall’osservazione accuratissima delle chiese di Leon Battista Alberti all’Ikea: sembra un paradosso, ma è un po’ il percorso di un architetto viennese che nel 1910 venne a Mantova a copiare dal vivo la basilica di Sant’Andrea e il Tempio di San Sebastiano, e poi fece lo stesso a Firenze con Santa Maria Novella e a Rimini con San Francesco. Da qui la mostra, con ingresso libero sino a giovedì, che è una delle iniziative principali di MantovArchitettura.

I disegni acquarellati, sono dettagliati nei minimi particolari, ma nello stesso tempo vanno oltre la nuda rappresentazione e lasciano spazio alla fantasia di Frank, che così libera la propria creatività proprio a partire dalla massima disciplina nell’attenzione e comprensione dei capolavori del passato per arrivare a nuove soluzioni artistiche

Quando venne a Mantova, Josef Frank aveva 25 anni. Ebreo, figlio di un industriale e commerciante di tessuti, frequentava il Politecnico, che non era l’accademia più prestigiosa di Vienna, ma l’ambiente dove conobbe Adolf Loos, il grande architetto che segnò una svolta e ruppe molti schemi.

Per la sua tesi di dottorato, Josef Frank scelse l’architettura religiosa di Leon Battista Alberti, un tema inconsueto, poiché all’inizio del Novecento il genio del Rinascimento non era molto di moda nemmeno in Italia.

Mentre nei disegni Frank si permette sue interpretazioni, nei testi coglie la portata innovatrice dell’Alberti e la descrive con rigore, come quando nota che le sue chiese si ispirano alle Terme romane, richiamano l’arco di trionfo degli imperator. E osserva che Sant’Andrea è la prima chiesa in cui compare la croce greca, invece della tradizionale navata centrale. Eppure nel disegno, Frank toglie i luminosi transetti laterali. Forse proprio per coglierne meglio il passaggio epocale.

Introducendo la mostra, nel cortile della Casa del Mantegna, il prorettore Federico Bucci e i curatori Francesco Dal Co e Caterina Cardamone hanno spiegato il personaggio Frank e come loro stessi abbiano scoperto questi disegni che per MantovArchitettura hanno ottenuto in prestito dall’Archivio del Politecnico di Vienna.

Proprio Dal Co, direttore della rivista Casabella che è partner artistico e scientifico del Polo di Mantova del Politecnico di Milano per Mantova Architettura, ha fatto il collegamento con l’Ikea. Infatti Frank concluse la sua carriera in Svezia disegnando sedie e tessuti, e dando un contributo fondamentale al design svedese per l’arredamento e all’idea di mobili con un forte contenuto di modernità, che sta alla base del successo di Ikea.

Frank lasciò l’Austria anche per i timori legati al nazismo e lavorò in Svezia e negli Stati Uniti d’America. In Svezia, oltre a progettare importanti ville, fu chiamato dalla Svenks Tenn, la famosa azienda di mobili e arredi (vale la pena farsi un giro in Internet per conoscerla), per cui disegnò moltissimo.

Oltre alla mostra è stato realizzato il catalogo L’architettura religiosa di Leon Battista Alberti di Josef Frank nella collana Documenti i architettura edita da Electa.

Maria Antonietta Filippini

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