Un appello al ministro Bonisoli per lo studio di Isabella d’Este

Onorevole Bonisoli,mi rivolgo a lei come docente, come uomo di cultura e di management, come nuovo ministro dei Beni Culturali e anche come mantovano.Quando entro a Mantova dal ponte di San Giorgio...

Onorevole Bonisoli,

mi rivolgo a lei come docente, come uomo di cultura e di management, come nuovo ministro dei Beni Culturali e anche come mantovano.

Quando entro a Mantova dal ponte di San Giorgio con i miei studenti, li avviso che stanno per vedere uno dei più straordinari panorami urbani e ogni volta mi commuovo nel sentire i loro “ooh” di stupore mentre cercano di catturare con gli smartphone tutta quella maestosa eleganza che sembra emergere per magia dalle acque. Condividere con loro la bellezza e il fascino raffinato della nostra città capoluogo mi fa ritornare un po’ bambino, quando venire a Mantova da Bozzolo era un premio e un traguardo ambito.

Adesso ci torno ogni estate con i miei studenti della New York University con cui stiamo per sei settimane nella nostra sede fiorentina.

Dopo aver visitato Firenze e Roma, dopo aver parlato a lungo di storia, filosofia e arte del Rinascimento ed esserci riempiti il cuore, gli occhi e la mente di Rinascimento fiorentino e romano, li preparo al nostro Rinascimento mantovano.

Spiego che è diverso, ma non minore; di frontiera, ma non marginale; ibrido, ma non privo di originalità. Spiego che tanto merito di queste peculiarità è dovuto alla marchesana Isabella, nata d’Este a poche miglia da qui, e racconto che era considerata la first lady del mondo, altro che Melania…

Perché Isabella trattava con il re di Francia, conosceva il greco e il latino, studiava l’ebraico per addentrarsi nei misteri della cabala, era grande appassionata di musica e suonava persino il liuto. Forse non dovrei raccontare a lei le meraviglie di Isabella che avrà conosciuta e amata anche attraverso i romanzi un po’ fantasiosi e appassionanti della Bellonci.

Indirizzo i miei studenti più capaci e meritevoli al fantastico website realizzato da un team di studiose americane, al quale ha contribuito in maniera determinante anche Daniela Ferrari, direttrice emerita dell’Archivio di Stato di Mantova. Un sito che Lady Gaga neanche se lo sogna. Ma una volta arrivati a Palazzo Ducale, la porta dello studiolo di Isabella, che vide la sua raffinata collezione d’arte e che si presenta tuttora come uno scrigno prezioso che custodisce la memoria della marchesa, della sua straordinaria cultura e del suo acume politico, rimane inesorabilmente chiusa, nonostante la prenotazione anticipata e la supplica mia e del personale dell’università.

Negli ultimi 20 anni credo di essere riuscito a entrare solo un paio di volte in questo luogo mitico del Rinascimento.

Ci sono stati, è vero, i danni del terremoto e ci dicono che si tratta soprattutto di carenza di personale. Ovviamente lei non ha alcuna colpa di questa situazione, visto che si è appena insediato, e non mi sentirei di incolpare nemmeno i suoi predecessori o i sovrintendenti che si sono succeduti a Mantova in questi anni. Sappiamo bene che il patrimonio artistico e culturale italiano è sterminato e che le risorse per tutelarlo e renderlo fruibile sono limitate e che è necessario darsi delle priorità e agire anche sulla base di quelle.

Io vorrei chiederle che l’accesso all’appartamento vedovile di Isabella diventasse una priorità dal momento che esemplifica quel Rinascimento al femminile che Stefano Scansani suggerisce di chiamare Rinascenza, un Rinascimento alternativo e poco noto, ma con un grande potenziale di attrazione per studiosi, studenti e turisti di tutto il mondo.

Anzi vorrei proporle che l’accesso ai quartieri della nostra marchesa diventasse la prima tappa di un itinerario della Rinascenza che potrebbe comprendere la Ferrara della cognata e rivale Lucrezia Borgia, la rocca di San Giovanni in Croce, residenza dell’amica di Isabella, Cecilia Gallerani e magari anche la Correggio della poetessa e contessa Veronica Gambara.

Lei fa parte di un governo che si caratterizza per la bassissima percentuale di donne fra ministri e sottosegretari, ma è stato anche professore di centinaia di studentesse in gamba, proprio come le mie.

Ecco, io vorrei che la prossima volta che queste ragazze ci chiederanno se le donne hanno avuto un Rinascimento, potessimo insieme rispondere: “Sì! E tutto ha avuto inizio a Mantova. Andiamo a vedere…”.



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