Il primo Natale di pace senza l’illuminazione

Come avranno passato i mantovani il 25 dicembre, primo Natale di pace dopo tre bellici? “Natale di attesa - scriveva la Gazzetta - la guerra non ha rimandato ancora alle loro case la massa dei...

Come avranno passato i mantovani il 25 dicembre, primo Natale di pace dopo tre bellici? “Natale di attesa - scriveva la Gazzetta - la guerra non ha rimandato ancora alle loro case la massa dei combattenti e non tutti i prigionieri, ma apre il cuore a una speranza di pace”. Poca allegria per le strade: dal 2 dicembre 1918 era vietata l’illuminazione elettrica delle vetrine, delle reclame luminose, solo ridotta nei teatri, cinematografi, locali pubblici, pene severe ai trasgressori.

Nelle case avranno forse rimediato gli agnoli, certo invece il pranzo di Natale, servito nei sei ospedali militari ai soldati italiani come ai prigionieri austriaci e tedeschi.

“Migliaia e più non mangiavano pollo da anni - così la Gazzetta - per tutti qui minestra o pasta asciutta, razioni di carne con vino squisito. E alla fine, tombola”. Sensibilità e generosità non si erano fatte aspettare: sulla Gazzetta del 3 novembre, lettera dell’ingegner Camillo Colorni, eminente professionista, che offriva Lire 200 “per i fratelli liberati”, seguito dalle Lire 20 mila, cifra altissima, del benefattore Guido Ravà Sforni e poi lunghi elenchi delle offerte, anche modeste, per “Liberati e Liberatori”. Possibile così caricare otto camion e due auto di alimentari e vestiti, portati a San Vito al Tagliamento, zona di guerra. Che si poteva vedere allo Scientifico, con le “stupende pellicole” della “Cinematografia istruttiva”. Biglietto 50 centesimi, studenti e militari 35. Bruttissimo notte di Natale per Costante Vettore, casa e negozio di scarpe Voltan in via del Magistrato 18 (oggi Roma): i ladri gli avevano vuotato vetrine e scaffali, almeno 160 paia, scappando anche con due bici trovate in sottoscala, danno oltre 6 mila lire.



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