Gazzetta di Modena

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Il questore: «No a chi sfrutta la paura»

Il questore: «No a chi sfrutta la paura»

Fassari attacca i “populisti” e chi strumentalizza la richiesta di sicurezza. «Qui la vera grande sfida resta l’integrazione»

30 settembre 2017
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«Paura. Oggi è una parola chiave. Noi della polizia di stato diciamo che non solo non c’è motivo di avere paura ma anche di non averla. Noi ci siamo ogni giorno con il massimo impegno, che tendiamo la mano, che tutto è risolvibile. Ma nella ricerca di sicurezza non tutto può essere ricondotto alla repressione o alla richiesta di militarizzazione del territorio. Soprattutto biasimiamo chi la strumentalizza la paura non per il bene di tutti. Chi ne fa un uso populista, demagogico. Trasformare la paura in terrore è la cosa peggiore che si può fare». Le parole del questore Paolo Fassari arrivano nette e taglienti anche dopo il suo discorso ufficiale alla fine della cerimonia della Festa di San Michele, patrono della polizia di stato. Che quest’anno è stata celebrata bella chiesa di via Diena, tra il parco XXII Aprile e viale Gramsci, un luogo dal significato simbolico chiarissimo per chi abita a Modena.

La festa, che ha visto la partecipazione di tutte le autorità cittadine, è stata preceduta dalla messa, al termine della quale don Giuliano Gazzetti aveva già introdotto un discorso proprio su un quartiere che da mesi si sta scuotendo di dosso la presenza degli spacciatori e dei criminali di strada: «Siamo qui - ha detto don Gazzetti - per accettare la sfida della convivenza. Dobbiamo essere molto attenti all’insegnamento del Papa: Francesco guarda moto lontano».

Poi il discorso del questore, tutto mirato ad allargare la prospettiva partendo dalla situazione di disagio della Sacca, e che ha definito una contrapposizione tra di chi vuole dividere e l’esigenza di convivere tra gli abitanti del quartiere. «La paura non è una colpa. Di fronte a questo sentimento l’unica cosa che può attenuare la paura non è andare dai cittadini e convincerli che si stanno sbagliando, ma riconoscere il loro diritto ad averla e dimostrare con i fatti che tutti noi stiano facendo di tutto per spegnerla, stando vicino ed ascoltandoli per liberarli da essa. I populisti che trasformano la paura in terrore vanificano gli sforzi delle forze di polizia più dell’esiguità degli organici. Se continueremo a pensare che per risolvere i problemi di un quartiere basta accrescere il numero degli arresti o militarizzarlo, sappiate che l’unico effetto che produrremmo è quello di fare spostare altrove chi vive di espedienti e si ubriaca per strada, forse perché qualcuno di essi perché non ha affetti e riferimenti familiari con cui condividere la sua vita o perché la sua cultura non sente riprovevoli comportamenti che nel nostro vivere quotidiano qualifichiamo ineducati e generatori d’insicurezza. Aprirsi all’accoglienza senza se e senza ma costituisce in primo luogo il dovere di chi ricopre cariche istituzionali». «Eliminare i fattori di marginalizzazione ed esclusione sociale, avviare alla formazione linguistica ed all’istruzione, favorire il dialogo interreligioso, l’accesso all’assistenza sanitaria, ad un alloggio, ai ricongiungimenti familiari sono tutti obiettivi che ridurrebbero fortemente il numero dei soggetti tendenti a delinquere», ha detto il questore.

Gli studenti delle scuole primarie “Gramsci” e “Collodi” hanno letto in chiesa i loro pensieri sul tema dell’integrazione. Il premio per la legalità è stato consegnato al Dirigente Scolastico Regionale di Modena Silvia Menabue, al Dirigente dell’Istituto Comprensivo 10 e quindi anche agli “Scout Modena 4” per il lavoro svolto alla Crocetta.

Carlo Gregori