Gazzetta di Modena

Modena

Tanti modenesi al messaggio di pace dei fedeli Baha’i

di Gaetano Josè Gasparini
Tanti modenesi al messaggio di pace dei fedeli Baha’i

Incontro al Palazzo dei Musei nel bicentenario del fondatore «Ci riuniamo nelle case dei fedeli per pregare e meditare»

25 ottobre 2017
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Si chiama Baha'u'llah ed era un mistico persiano, fondatore di una nuova religione: la fede Baha'i. Nato nel 1817 nell'attuale Iran, Baha-u-llah (gloria di Dio, in farsi), è considerato dai suoi devoti come un nuovo Gesù Cristo, come l'ultimo di una lunga serie di profeti mandati da Dio sulla terra. In ordine cronologico sarebbe il successore del profeta dell'Islam Maometto. Secondo i suoi seguaci, il verbo di Baha-u-llah rappresenta l'ultima e definitiva rivelazione divina del monoteismo ebraico, cristiano e musulmano. «Ma non si tratta di un semi-Dio o dell'incarnazione di Dio in terra, ma di un semplice uomo con particolari virtù e qualità, un primus inter pares», dice Daniele Gotti, imprenditore e manager di un'azienda di web marketing della provincia di Modena, devoto Baha'i da 20 anni. «È la valorizzazione dell'individuo al di là del suo credo, della sua etnia, del suo ceto sociale ad avermi conquistato», aggiunge l'uomo.

Insieme a lui c'erano un centinaio di Baha'i provenienti dalla provincia modenese e da quella mantovana, dove la religione conta centinaia di adepti. A Modena la comunità Baha'i è composta da alcune decine di fedeli mentre in tutta Italia sarebbero almeno 3000 i devoti. «In Italia il bicentenario è stato festeggiato in 67 città, nel mondo in 236 nazioni con milioni di credenti riuniti in preghiera. Non è una religione di immigrati, la maggioranza dei credenti sono italiani», dice la signora Moge, referente modenese del Gruppo locale Baha'i che nella nostra città non ha una sede. «Ci riuniamo nelle case dei fedeli per pregare e meditare, le orazioni sono tradotte in italiano», precisa Moge. La donna, di origine iraniana, preferisce non indicare il suo cognome e spiega: «La religione Baha'i è fuorilegge nel paese degli ayatollah e la repressione è forte, molti persiani praticano la loro fede in segreto e vorrebbero evitare problemi nel caso di ritorno in patria».

Nella suggestiva cornice del Palazzo dei Musei, si è tenuta la conferenza per ricordare Baha-u-llah. Ad aprirla Daniele Gotti che ha invitato i presenti ad una preghiera interreligiosa «ebraica, cristiana e buddista, perché tutte le religioni sono organiche nel pensiero inclusivo Baha'i», ricorda Gotti. Nella sala c'erano alcuni persiani e una donna congolese: «Sono una curiosa delle religioni, ho letto alcuni testi Baha'i e il messaggio di solidarietà e uguaglianza umana mi hanno colpito», dichiara la dottoressa Kindi Taila, medico chirurgo presso l'Usl di Modena. I fedeli sono quasi tutti professionisti: dottori, ingegneri, imprenditori, medici, manager. Prima di convertirsi al Baha'i erano cattolici, agnostici o atei.

Ad approfondire i principi e la vita di Baha-u-llah: Giuseppe Robiati, relatore principale e esponente di spicco della scena Baha'i nazionale. Questo manager milanese di mezz'età e amministratore delegato di un importante gruppo industriale lombardo è Baha'i dall'età di 17 anni.

Il suo campo di studio principale è l'applicazione dei principi Baha'i alla vita quotidiana e in particolare alla vita professionale. «Una religione inclusiva che celebra la non-violenza come valore assoluto e si batte per l'unità di tutte le religioni e di tutta l'umanità», dichiara Robiati. Emblematico il titolo del suo intervento: «La terra è un solo paese e l'umanità i suoi cittadini».

Robiati sostiene la nascita di un nuovo ordine mondiale fondato sulla solidarietà: «Davanti a problemi mondiali come la crisi economica, l'emergenza dei migranti e la lenta distruzione del pianeta ci vogliono risposte globali come l'istituzione di una moneta mondiale e di una lingua mondiale.

«Gli uomini sono come dei fiori di un giardino, possono essere all'apparenza molto diversi ma nascono dalla stessa terra», dice Robiati citando il principio di Baha'u'llah di unità della razza umana.

«Applicare i valori Baha'i sul lavoro, in un'impresa, non è difficile. Il punto di partenza è l'accettazione della diversità, la mia azienda è composta da personale multietnico. Inoltre ho predisposto spazi di preghiera per tutte le confessioni perché riteniamo Baha'i qualsiasi credente nel monoteismo. Così anche il menù della mensa è studiato per rispettare le sensibilità di tutti», conclude Giuseppe Robiati.