Gazzetta di Modena

Modena

“Bella Ciao”, bombe carta e fermi al corteo contro il raduno fascista

di Stefano Totaro
“Bella Ciao”, bombe carta e fermi al corteo contro il raduno fascista

Sinistra e antagonisti hanno manifestato in via Emilia, poi la carica di polizia: alcuni feriti lievi L’ultradestra e gli skinheads veneti al presidio davanti al monumento ai Caduti per dire no allo ius soli

16 dicembre 2017
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MODENA. Alle 21.15 l’assembramento si è ammutolito, spegnendo anche l’eco di una “Bella ciao” che aveva coinvolto e appassionato tutti i trecento presenti in largo Porta Bologna, non solo quelli che facevano fronte davanti alla polizia schierata con gli scudi ma anche quelli ai lati, i “meno giovani” ma con bandiere e stesso entusiasmo nel dire no ai rigurgiti fascisti.

Un silenzio che era stato preceduto da una danza, due passi avanti, altri due ancora avanti e poi parecchi passi indietro, per lasciare spazio tra le due fazioni. E nel silenzio lo spazio ampio che si era creato tra i due fronti è stato riempito da un boato fortissimo.

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Una esplosione, qualcosa di più di un grosso petardo. Una bomba carta, seguita dal rumore del vetro delle bottiglie che, lanciate, si infrangevano sull’asfalto.

E così è stato lanciato il segnale. La manifestazione contro la presenza dell’ultradestra in città, che nel frattempo, con 150 simpatizzanti venuti quasi tutti da fuori, , teneva banco al monumento ai Caduti, è diventata un teatro di scontri.

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La polizia, in tenuta antisommossa, con caschi, scudi e manganelli ha caricato. Ancora bombe carta, fuggi fuggi all’indietro, alcuni che cadono e vengono accerchiati dagli agenti. Volano ombrelli, volano bottiglie, la carica è potente e i manifestanti arretrano verso corso Canalgrande. Ci sono grida e non si sprecano le manganellate. Uno dei manifestanti viene bloccato. Sarà uno dei due che, alla fine, sono stati fermati dalla polizia.

Anche un esponente storico degli antagonisti, Enrico Semprini, finisce nel mirino: stava proteggendo un ragazzo finito sotto i colpi degli agenti e, con il naso sanguinante, ha diviso con lui le manganellate.

La carica, gli scontri, i cocci delle bottiglie per terra, i fumogeni, due fermati dalla polizia, le ambulanze che si aggiravano per corso Canalgrande e il cui personale medicava chi si avvicinava per cercare di lenire qualche contusione, un’auto danneggiata: tutto questo è la sigla finale della giornata iniziata alle 18 sotto alla Ghirlandina, quando ancora tanta gente faceva shopping per le feste natalizie e terminata con i rimbombi, in lontananza dal centro, verso la stazione treni, delle ultime bombe carta lanciate da qualche gruppo di antagonisti. Una ritirata accompagnata anche da alcune scritte sui muri di corso Canalgrande contro la procura e l’accademia.

Erano tre le manifestazioni autorizzate ieri: c’era quella ideata contro lo ius soli e per la quale lungo si era dibattuto in città, ovvero quella organizzata da Terra dei Padri, Difendiamo Modena, Gruppo Cittadini Modenesi, e a cui avevano aderito Forza Nuova, Veneto Skinheads e Azione Identitaria. Da corteo è stata trasformata in presidio al monumento ai Caduti: l’ultradestra ha piazzato i suoi banchetti ai piedi del monumento, i manifestati sono arrivati puntuali e non sono venuti in contatto con nessuno.

Ogni via d’accesso era protetta da agenti e da auto di polizia, carabinieri e polizia municipale sia lungo i viali che anche dietro, nelle laterali di viale Muratori e zona Medaglie d’Oro. In pratica l’ultradestra era isolata: lo spiegamento di forze dell’ordine, in effetti, era imponente, oltre duecento divise.

Poi c’erano le altre due manifestazioni autorizzate: il presidio organizzato dalle associazioni di Tam Tam di pace, in piazza Torre e che iniziava alle 18.

Tra il freddo, la pioggia, le bandiere e i discorsi dei vari esponenti, il presidio ha “tenuto botta” sino alle 19.20. Poi c’è stato il rompete le righe. Alcuni dei presenti si sono diretti in porta Bologna, dove erano stati chiamati a raccolta, tramite appelli sui social, tutti gli antifascisti.

Da piazza Matteotti, dove era stato autorizzato a partire dalle 19.30 il presidio degli anarchici, lo spostamento è stato totale. Antifascisti di varie sigle e gruppi di antagonisti, alcuni venuti da Bologna, in tanti in largo Bologna contro la presenza dei fascisti in città. La querelle che ha fatto poi innescare la miccia e che ha portato agli scontri finali è stata relativa al passaggio di una auto. I ragazzi del Guernica in quell’auto avevano un impianto con gli altoparlanti e altra attrezzatura da corteo. Volevano passare dal cordone, dalla barriera della polizia su largo porta Bologna per raggiungere i trecento del corteo e poter così utilizzare l’impianto. L’auto non è stata fatta passare, né subito né dopo.

Ci sono state trattative, i passi avanti del fronte del corteo, le discussioni con i dirigenti di polizia, i proclami col megafono. Poi sempre più passamontagna, le fila dei poliziotti che si stringevano e il “via” dato dal lancio della bomba carta.

Qualche ora prima, mentre ancora non era calato il buio, la zona dello Storchi ma soprattutto le aiuole, le piazzole sotto agli alberi di largo Porta Bologna erano state passate al setaccio dagli agenti.

Ed erano stati trovati alcuni sanpietrini, grossi sassi, pietre, alcuni pezzi di tubo, bastoni: tutto è stato raccolto e sequestrato come materiale atto ad offendere.

Le offese, in tutti i sensi, sono arrivate comunque più tardi. A conti fatti pare che solo due ragazzi manifestanti siano finiti al pronto soccorso per ferite lievi che si erano procurate durante gli scontri.

Gli amici che li aspettavano fuori dal pronto soccorso non erano soli, erano in compagnia di un’auto di forze dell’ordine.