Gazzetta di Modena

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Mirandola, l’allarme della polizia «La malavita fa affari e non si può indagare»

Mirandola, l’allarme della polizia «La malavita fa affari e non si può indagare»

Il Siulp: «Commissariato ridotto ed esautorato A breve l’economia della Bassa rischia di essere distrutta»

31 gennaio 2018
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MIRANDOLA. Un patto criminale sancito fuori e dentro il carcere; un patto di non belligeranza e spesso di collaborazione per fare affari e speculazioni nella terra che hanno conquistato, inabissandosi. Camorra e ’ndrangheta da tempo si rapportano, non hanno zone di influenza gerarchizzate, ma nella Bassa del sisma hanno fatto business. Lo ha stabilito anche l’inchiesta Aemilia e da qui parte l’analisi del Siulp, il sindacato di polizia che con un emblematico titolo (“Il triangolo camorra, ’ndrangheta e Bassa modenese: realtà consolidata”) evidenzia tutte le carenze investigative che gli agenti sono costretti ad affrontare nell’Area Nord. Limiti di uomini e direttive dall’alto che tolgono alla prevenzione e all’attività di indagine un caposaldo importante, delegando ad altri l’operatività e l’onere di reprimere.

«La cronaca di questi giorni, ci racconta che l’inchiesta Aemilia sta dimostrando, se mai ve ne fosse ancora bisogno, che la Bassa modenese è sempre più preda di affari illeciti delle grandi criminalità organizzate, camorra e ‘ndrangheta su tutte - scrive il sindacato nell’offrire un quadro socio-economico della vasta area colpita dal sisma del 2012 - In un territorio come questo, fondamentale per il Pil italiano, la Dda di Bologna scopre che camorra e ‘ndrangheta fanno affari insieme nel mondo dell’edilizia, infiltrandosi negli appalti per la ricostruzione post terremoto di Mirandola e pretendendo per ciò pagamenti di somme importanti. Si fa presto a pensare che se una situazione del genere, ancora non completamente scoperchiata dall’inchiesta Aemilia, non viene adeguatamente seguita, monitorata e interrotta quanto prima, nel giro di alcuni anni l’espansione sarebbe tale da poter minare le fondamenta dell’economia locale».

Poi arriva l’affondo sulla situazione in cui versa il Commissariato di Mirandola. «In questo scenario, gravi appaiono le responsabilità di vertici istituzionali e politici che, negli anni, hanno minimizzato l’allarme del sindacato di polizia riguardo il preoccupante calo di uomini e mezzi, con la contemporanea infiltrazione di criminalità organizzate sempre più evidente. Minimizzazioni che hanno portato nel tempo a consolidare l’idea del mirandolese quale isola felice e scevra da problematiche complesse, per il solo fatto che le criminalità organizzate in questi luoghi agiscono silenziosamente, senza clamori che possano far preoccupare i cittadini, molto più allarmati dai reati predatori che da questa realtà. È per tale motivo, che segnaliamo la gravissima situazione del Commissariato che, ridotto attualmente a 28 unità e presto a 26 a causa di pensionamenti, fatica tantissimo anche nel semplice ma fondamentale controllo del territorio: nessun nuovo agente da anni, nessuno dei futuri ispettori e silenzio assordante a destra e a manca. Si aggiunga, a tale difficile situazione, che la polizia giudiziaria degli uffici di Mirandola, Carpi e Sassuolo è stata recentemente esautorata da varie scelte investigative e operative, a causa delle decisioni imposte dalla Questura di Modena, che appartengono a un retaggio e a una visione del lavoro oramai ampiamente sorpassate dai tempi. Ecco perché, ancora una volta, è il sindacato di polizia Siulp a calarsi nei panni di chi, per responsabilità istituzionali o politiche, dovrebbe stracciarsi le vesti a difesa di un territorio così operoso, produttivo ma quanto mai a rischio».