Gazzetta di Modena

Modena

Rubrica Fuori Classe / Sant'Agostino, una chiesa tutta da scoprire

Teresa Petrella*, Giulia Fabbri*, Caterina Garavini*, Carolina Torquato Mayer*
Due studentesse del Muratori San Carlo pronte a salire per ammirare da vicino gli affreschi del soffitto
Due studentesse del Muratori San Carlo pronte a salire per ammirare da vicino gli affreschi del soffitto

L'edificio è chiuso dopo i danni del sisma del 2012, ma i restauri sono iniziati. Ecco un viaggio esclusivo alla scoperta di luoghi e tesori nascosti

19 febbraio 2018
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MODENA. La chiesa di Sant’Agostino, altresì nota come Pantheon di casa d’Este, nonostante sia attualmente chiusa al pubblico in seguito al terremoto che colpì le zone modenesi nel 2012, è stata aperta esclusivamente a una classe impegnata nell’alternanza scuola-lavoro del liceo Muratori-San Carlo.

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I restauratori stanno lavorando al rifacimento delle parti più danneggiate già da luglio 2017 e si impegneranno a concludere i lavori entro maggio 2018. Il sisma ha provocato i maggiori danni all’apparato scultoreo e decorativo, lasciando integro quello strutturale. Statue, angeli e affreschi sono ora gravemente danneggiati, per questo i lavori sono soprattutto incentrati sul rifacimento di parti del corpo cadute durante le scosse, come per esempio braccia, mani e ali.

“Non solo il restauro è necessario, il lavoro più impegnativo è quello di spolveratura partendo dalle statue e salendo su fino in cima alle colonne” afferma Giuseppe Mucci, architetto responsabile dei lavori dentro la chiesa, dopo aver mostrato l’annerimento accumulato nel tempo. Da aggiungere ci sono anche ovviamente gli accertamenti riguardanti la parte strutturale del soffitto in legno e gli archi presenti sul presbiterio e nell’abside, dove vi sono macchie dovute all’eccessiva umidità e dove mancano frammenti di intonaco affrescato sul soffitto.

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Luca Rusini, restauratore impegnato nella chiesa di Sant’Agostino, spiega: “La cosa fondamentale del restauro è che un domani si possa togliere, qualora fosse necessario. Il nostro compito è solo quello di ricostruire, non quello di coprire quello che c’è già”. Il suo lavoro si divide principalmente in tre fasi: la prima di riconoscimento del problema, la seconda di ricerca delle cause e infine la terza di proporre e attuare possibili rimedi, non in maniera irreversibile, in quanto le cause possono essere molteplici.

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La giornata si è conclusa con una visita nei luoghi più significativi della chiesa, difficilmente accessibili normalmente ai visitatori. La sala dei mantici è stata la prima, stupendo chi non aveva mai visto il funzionamento di una parte integrante di un organo. La sala infatti, ospita i cosiddetti mantici, strumenti a soffi d’aria, ancora oggi funzionanti che alimentano il suono dello strumento musicale. Il secondo luogo, forse quello più suggestivo di tutti, è stato il balcone dal quale si può vedere la navata centrale della chiesa dall’alto e il soffitto in legno affrescato da più vicino, dando la possibilità di apprezzare maggiormente le ricchezze artistiche che questa chiesa, poco frequentata, offre. Infine, il terzo ed ultimo luogo è stato il sottotetto, in cui si possono vedere e apprezzare le antiche assi affrescate della chiesa precedentemente costruita sul territorio e poi riutilizzate come travi portanti dell’impalcatura della chiesa attuale.

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La chiesa può rappresentare una vera e propria risorsa per i cittadini modenesi, che purtroppo spesso non sono nemmeno a conoscenza delle bellezze incantevoli che essa contiene. L’invito è quello di visitare la chiesa non appena sarà possibile, affinché si possa comprendere a pieno il valore dei luoghi d’arte della nostra città.

* studentesse della 5AL liceo Muratori San Carlo