Gazzetta di Modena

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Modena, un Baluardo stracolmo per la rincorsa di Renzi

di Davide Berti
Modena, un Baluardo stracolmo per la rincorsa di Renzi

Il leader del Pd cita Vasco e ne ha per tutti: «Chi vota D’Alema vota Salvini Ai rimborsi dei grillini rispondo con Totò, Berlusconi ci stava facendo fallire»

20 febbraio 2018
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MODENA. In campagna elettorale evidentemente vale tutto. Vale anche citare Vasco - sì ancora lui - come sei i modenesi votassero il 4 marzo pensando al concerto, e paragonare il successo del concertone con la tragedia di Torino - governato dai grillini - in piazza San Carlo in occasione della finale di Champions.

Matteo Renzi, in un Baluardo gremito con anche un centinaio di persone fuori che alla lunga sono poi riuscite a raggiungere la sala, ieri ha giocato tutte le carte che poteva avere. Anche le più dubbie sul piano del buon gusto.

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Meno spensierato del solito, più affannato nei contenuti: è il peso della responsabilità di una campagna elettorale che, a detta di tutti, dovrà servire a limitare i danni. Ma il sussulto anche ieri c’è stato: «Vi ricordate quando in quindici giorni abbiamo perso quindici punti percentuali con Bersani? Non pensiamo ai sondaggi e piuttosto spieghiamo a tutti, facendo il porta a porta, quanto di buono abbiamo fatto in questi anni». Mai dare nulla per scontato ma, certo, la vittoria è un sogno. «Se lo puoi sognare lo puoi fare», introduce il segretario del Pd modenese Davide Fava, rendendo omaggio ad Enzo Ferrari.

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Renzi preferisce scegliersi una colonna sonora squisitamente modenese - con Vasco, e chi altrimenti... - al grido di “Sì, tutto è possibile...”. Qualche dato reale lo porta Stefano Bonaccini, che fa da traino a Renzi con l’Emilia operosa dei 57 miliardi di export e l’Emilia responsabile con la legge sui vaccini, unico tema che porta applausi a Beatrice Lorenzin, in sala con famiglia al seguito, battuta però a suon di battiti di mani, foto e selfie da quel Piero Fassino che il popolo del Pd modenese non considera come un catapultato.

Poi, appunto, arriva a Renzi, al quale viene perdonato un ritardo di 40 minuti e che senza battere ciglio viene ascoltato per 53 minuti filati. Più riflessivo e meno teatrale del solito, Renzi parte dagli avversari e poi arriva i contenuti citando tutti i parlamentari seduti nelle prime file e dando più di un assist al sindaco Gian Carlo Muzzarelli.

I primi ad essere nominati, tra gli avversari, sono i Cinquestelle: «Sappiate che non c’è alternativa: il primo partito o sarà il Pd o sarà il Movimento Cinquestelle. Sul costo della politica il M5S mente sapendo di mentire, quando abbiamo proposto la riduzione del numero dei parlamentari hanno votato no, oggi scopriamo che tutti i parlamentari che hanno usufruito dei rimborsi hanno intascato più soldi del Presidente del Consiglio di allora. Se qualcuno dice che almeno 23 milioni loro li hanno restituiti rispondo che nel 2010 il PD con Bersani prendeva 60 milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti, oggi è zero». E qui Renzi sceglie una scena de Il vigile ignoto (dal film a episodi, Le motorizzate): nel film di Totò il Principe Antonio De Curtis si spaccia per vigile, incassando i soldi delle multe che, dice davanti al giudice, devolveva ai poveri.

Poi Salvini e la Lega: «Immaginate se noi uscissimo dall'euro... per il distretto della ceramica sarebbe un disastro. Pensate a cosa accadrebbe a questa regione se uscissimo dall'euro e non a Matteo Salvini, che tanto il 27 del mese va a prendere lo stipendio e il parlamento europeo gli piace. Ma per i cittadini, per gli operai, per le persone che non arrivano alla fine del mese. Purtroppo, la trazione leghista è evidente nel centrodestra. Un voto dato alla sinistra radicale non aiuta i poveri o la rivoluzione proletaria- continua sarcastico l'ex premier- ma porta Salvini più vicino a palazzo Chigi. È bene che lo sappiamo quelli che votano il partito di D’Alema: chi vota D’Alema, sceglie Salvini».

Salvini che, per Renzi, «scappa dal dibattito come Di Maio», mentre Berlusconi «racconta un film, non dimentichiamoci che con lui l’Italia stava fallendo».

Il finale è con un video di Obama e un invito al più alto senso di politica e di democrazia. Restano dieci giorni. «Dieci giorni - ha chiuso Renzi - che valgono i prossimi cinque anni».