Gazzetta di Modena

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Modena, il dibattito. «Figli e cellulare, l’esempio arrivi da mamma e papà»

di Gabriele Farina
Modena, il dibattito. «Figli e cellulare, l’esempio arrivi da mamma e papà»

Una pedagogista a tu per tu con i genitori sull’eccessivo utilizzo degli smartphone «Il telefonino non è un pericolo, è un modo per socializzare. E vale la reciprocità»

04 marzo 2018
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MODENA. «Perché sei sempre al cellulare?». La domanda tanto comune nelle nostre case è diventata il titolo di un incontro. Cristina Medici, pedagogista del Ceis, ha suggerito ieri mattina in sala Pucci a una trentina di madri e padri di ribaltare la prospettiva. «Siamo noi il loro esempio, quindi dobbiamo chiederci cosa vedono i nostri figli in noi», ha esordito la pedagogista. Una delle basi è la reciprocità. «Se abbiamo portato i nostri figli al nido pensando che stanno in un bel posto è difficile dire loro che le relazioni a distanza con lo smartphone non hanno valore», ha ripreso l’esperta. I genitori sono stati esortati anche a stare attenti «alla popolarità, alla centralità del corpo e dell’immagine, grandi miti della nostra società».

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Così non devono destare timori a priori i figli che rifiutano i social network perché «la socializzazione a tutti i costi è una nostra preoccupazione: a tutti piacerebbe avere figli in gamba, estroversi, capaci di tenere le fila di un gruppo, accentratori, amati, popolari». Decisamente impopolare può apparire uno dei consigli dati da Medici: «avere la password dei dispositivi elettronici dei figli per controllare i loro ambienti virtuali». Una scelta che ha provocato approvazioni e voci contrarie tra il pubblico. «È un’autorizzazione che ci danno in una relazione educativa - ha ripreso la pedagogista - non in un rapporto di forza». Per lei la scelta può essere importante per favorire la crescita ed eliminare un pericoloso senso di vergogna. «Le sostanze che assumono i nostri giovani hanno più spesso una funzione anestetizzante o sulla prestazione che trasgressiva - ha aggiunto Medici - per cui lo fanno perché è più divertente o per non pensare».

La pedagogista ha poi elencato alcuni rischi della rete su cui è bene che i genitori vigilino, affiancando i figli e spiegando loro come difendersi: «cyberbullismo, siti pro suicidio e bulimia, gioco d’azzardo, pedopornografia, grooming o adescamento online, sexting, videogiochi online, dipendenza da internet». L’esperta ha lasciato ai partecipanti venti minuti per riflettere in gruppi sulle regole da condividere con i figli. In seguito, ha indicato alcuni spazi da preservare: «sonno, ozio, bilanciamento tra reale e virtuale, movimento, gradualità, per le relazioni, per l’interiorità e l’ascolto di sé, per l’approfondimento e la concentrazione».

I concetti chiave restano l’autonomia, l’ascolto e la reciprocità. «Non bisogna esigere una risposta immediata ogni volta che mandiamo loro un messaggio - ha aggiunto Medici - perché così pretendiamo siano sempre connessi. Se abbiamo un bisogno urgente, chiamiamoli: è banale, non scontato».

La sfida è «fare gli adulti, senza delegare ad altri e senza chiamarsi fuori dalle difficoltà dei figli». Non significa però scegliere per loro perché «la funzione di protezione deve fare un passo indietro verso l’autonomia e la fiducia». L’incontro fa parte di “Crescere è un gioco di squadra”, ciclo d’incontri promosso dal Comune e dall’Ausl. Prossima tappa il 24 con “Tecniche di crescita”.