Gazzetta di Modena

Modena

Modena. «Al Panther Club? Erano volontarie della lap dance»

di Carlo Gregori
Modena. «Al Panther Club? Erano volontarie della lap dance»

Carlos Piezzi, ex presidente ora imputato: «Socie che lavoravano senza compensi Facevo di tutto: tessere e bar. Le ragazze ballavano in pista e io offrivo un drink»

30 marzo 2018
4 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Non era una casa chiusa per incontri di piacere a pagamento, come ipotizzato dagli investigatori. Non era neanche un night club abusivo. Il Panther Club di Cittanova era un semplice circolo che faceva leva sulle attività di volontariato dei soci. Pura disponibilità a farsi in quattro in cambio di niente, se non piccoli rimborsi per alcune spese vive. Parola di Carlos Piezzi, artista 65enne di origini argentine, all’epoca presidente del circolo privato chiuso dopo l’irruzione congiunta della polizia, della municipale e dell’ispettorato del lavoro. Era la notte, anzi l’alba del 5 marzo 2012, quando il dirigente della Sezione Amministrativa della Questura alla testa del gruppo di agenti e funzionari fece irruzione nel locale di via Preti Partigiani. Era la sala dove si poteva incontrare, tra tante ballerine russe, sudamericane e di altri luoghi esotici, anche Nadia Macrì, la bellissima escort che diceva di avere avuto sul suo carnet delle feste anche il nome di Silvio Berlusconi.

L’ispezione terminò con un nutrito verbale di reati gestionali sia per il personale che per gli incassi degli alcolici, una multa di 60mila euro e la segnalazione alla Squadra Mobile che poi avviò un’inchiesta arrivata al processo per sfruttamento della prostituzione (nel quale Piezzi è estraneo).

La scena che videro gli agenti è stata riassunta ieri dal dirigente a capo del gruppo chiamato a testimoniare davanti al giudice: «Siamo entrati per uno stretto corridoio e siamo sbucati in una sala ampia con soppalchi. Ai lati c’erano numerosi tavolini con le ragazze in compagnia di svariate persone. Al centro, un palo da lap dance».

Molto diverso dal locale alla buona testimoniato poco prima dal vicepresidente 80enne (non imputato): «Ricordo solo - ha detto l’anziano sassolese - che si parlava e si ballava. Ballerine? Mai viste. C’erano le socie che ballavano. Si mettevano su i cd e si andava in pista a ballare un valzer o un boogie woogie o altre musiche moderne».

Ma è stato il presidente - unico imputato per i reati amministrativi - a dare un quadro decisamente diverso dall’antro di lussuria e perdizione che si credeva essere il Panther Club. Piezzi lo ha descritto come un modesto circolo simile a un dopolavoro operaio d’altri tempi: «Io ero il presidente ma non c’era un gestore. Tra soci eravamo tutti alla pari. Tutti soci volontari. Io ero il presidente ma facevo il lavoro di tutti, anche per gli altri se non c’erano. Nessuno prendeva soldi, se non piccoli rimborsi per le spese sostenute. Il circolo apriva alla sera alle 10 e chiudeva alle tre e mezza. Io facevo di tutto. Stavo dietro il bancone, servivo da bere. Ero sempre lì, quasi tutte le sere. Se non c’ero, altri soci mi sostituivano. Dopo il 5 marzo si è tenuta un’assemblea e mi sono dimesso. Dopo di me non so chi è venuto». E allora perché, gli ha chiesto il giudice, in due verbali di aprile e maggio risultava presente? «Sono andato solo per firmare».

Ha anche raccontato che non era vero che ci fossero ragazze in microgonne mozzafiato che si esibivano e ballavano la lap dance. «Erano tesserate. Socie», ha spiegato. E perché allora ballavano? «Per fare venire gente! - ha esclamato - per avere più soci nel circolo». Come erano organizzate le esibizioni? «Non c’era niente del genere - ha puntualizzato l’ex presidente - venivano al circolo come socie e si mettevano a ballare in pista. Era per divertirsi. Il locale offriva al massimo un drink».

E chi incassava i soldi delle tessere e dei drink? «Io, il presidente. Io tenevo dietro alle tessere e al bar. I soldi servivano a ripagare l’attività del circolo».

Riassumendo, per puro volontariato le “socie” si facevano in quattro per attirare nuovi soci. “Socie”, ha spiegato, non “figuranti di sala” o peggio, come ipotizzato dall’accusa nel processo per sfruttamento della prostituzione (al quale l’ex presidente è estraneo), entreneuse che adescavano clienti e s’infrattavano nei piccoli privé. Ragazze volontarie di un circolo di ritrovo che abitavano insieme in un appartamento a Reggio condividendo una vita in comunità. E che verranno ascoltate nella prossima udienza, il 12 luglio. E allora cosa ci facevano le “socie” nel volantino che pubblicizzava serate di lap dance al Panther? «Mai visto», ha tagliato corto il vicepresidente guardandolo.