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Da Modena contattò su Facebook il reclutatore Isis Halili

Da Modena contattò su Facebook il reclutatore Isis Halili

La giovane marocchina modenese interagì col sospetto talent scout di jihadisti: indagini sul suo cellulare e il tablet di casa

30 marzo 2018
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MODENA. Perché una ragazza islamica da poco maggiorenne entra in contatto su Facebook con un reclutatore di estremisti religiosi in cerca di possibili jihadisti? Questa è la domanda che si pongono gli esperti della Digos di Torino intorno al caso dei tre modenesi perquisiti: padre e due figlie giovani, tutti marocchini, residenti nella zona di viale Gramsci.

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È stato un atto di leggerezza tipica di chi frequenta i social e non pensa alle conseguenze di chi contata ritenendolo un ambiente chiuso e non visibile dall’estero? Oppure pericolosa curiosità? O invece cercava davvero un contatto con quell’uomo comunque pericoloso, vistosamente estremista? Queste ipotesi sono scaturite al termine del controllo nella casa di questa famiglia finora vissuta nell’anonimato, tre delle 13 persone sottoposte a perquisizione in varie città del Nord Italia. Una famiglia di gente all’apparenza innocua e ancora adesso non indagata.

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In casa loro gli agenti della Digos di Modena, su delega del magistrato dell’Antiterrorismo di Torino, hanno sequestrato tre cellulari e un computer portatile utilizzato in casa. I dispositivi collegati a internet avrebbero indicato che era proprio una delle due figlie ad aver avuto il contato con Halili via Facebook. Probabilmente una richiesta di amicizia alla ragazza o viceversa. Ma anche questo aspetto è considerato per ora strettamente riservato, coperto dal segreto delle indagini.

Il materiale è stato tutto affidato alla Digos torinese che presto consegnerà un rapporto al magistrato titolare dell’inchiesta così come fanno i colleghi delle città coinvolte nelle altre perquisizioni.

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Il punto pericoloso di questa vicenda sta proprio nel proselitismo alla luce del sole che, secondo gli investigatori, faceva Halili sui social. Su varie piattaforme web diffondeva documenti di propaganda inneggianti allo Stato Islamico.

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Tra il materiale sequestrato ci sono diversi filmati che riproducono le gesta dei mujaheddin in Siria e in Iraq, le cruente esecuzioni nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni e celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles. E ancora, i sermoni dai toni accesi di predicatori dell'odio del calibro di Anwar Al - Awlaki, conosciuto anche come “l Bin Laden di Internet”, considerati da Halili come dei padri spirituali al pari del portavoce del Califfato Mohamed Al Adnani. Da queste premesse è chiaro che i sospetti si addensano su una ragazza appena maggiorenne: leggerezza o volontà di contattarlo?

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Sempre nell’ambito delle perquisizioni, a Reggio la Digos ha fatto visita a Luca Aleotti, italiano convertito all’islam, notoriamente su posizioni radicali, in passato già al centro di inchieste e sottoposto a sorveglianza speciale (ora finita). In questo caso la sintonia con Halili può apparire più evidente di quella che il secondo potrebbe avere avuto la ragazza modenese, anche se non significa che il reggiano condivida le posizioni estremiste di Halili.

Carlo Gregori