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Carpi, in 400 per il pranzo multietnico

Carpi, in 400 per il pranzo multietnico

I partecipanti intonano l’inno di Mameli. Sabrine Mansour della Consulta: «Ci sentiamo italiani»

25 giugno 2018
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CARPI. Ha avuto ufficialmente inizio con l'inno di Mameli, ieri, il pranzo promosso dalla Consulta per l’Integrazione insieme alle comunità straniere delle Terre d’Argine, con la Cooperativa sociale Il Mantello.

“Un faro sul mondo” il titolo scelto per l'evento multietnico che, aperto a tutta la cittadinanza, ha accolto presso il centro sociale Graziosi di via Sigonio 400 persone di più nazionalità - originarie di Tunisia, Pakistan, Marocco, Turchia, India, Ghana, Albania, Senegal, Kenia - che, per la prima volta da quando è stato istituito questo appuntamento, hanno voluto manifestare il proprio senso di appartenenza all’Italia intonandone l'inno.

«Cerchiamo di essere un ponte tra le due culture che rappresentiamo, quella di provenienza e quella in cui siamo cresciuti - spiega Sabrine Mansour, appartenente alla Consulta - Ci sentiamo assolutamente italiani: intonare l'inno, perciò, è stato un modo per ringraziare questo Paese, che sentiamo come casa nostra». Anche il menù ha messo in tavola i piatti tipici di diverse nazioni. Bruschette all'italiana, innanzitutto, con origano e pomodorini; e poi la samosa, antipasto indiano realizzato con pasta sfoglia ripiena di patate, piselli e spezie piccanti; la pakora di verdure, cucinate in pastella fritte piccanti; due tipi di cous cous (bianco e tunisino rosso); il riso del Senegal; per finire con i biscotti marocchini, jalebi (frittelle alla carota) e il kheer, un dolce di riso con latte, zucchero e frutta fresca. Il tutto accompagnato dalla bissap, bevanda all'ibisco tipica della cucina senegalese, oltre che da bevande tradizionali.

Merito dell'impegno di quanti si sono divisi tra cucina e sala: 50 persone di ogni età. Anche il luogo presso cui si è svolto il pranzo non è stato scelto a caso. «Nel 2012, dopo il terremoto, questa sala era piena di letti, messi a disposizione delle persone che non potevano stare in casa perché in attesa di sapere se fosse agibile - ha spiegato il sindaco Alberto Bellelli - Qui erano diversi bimbi e anziani e, fuori, un grande campo pieno di tende. Questa non è una sala come tutte le altre, ha rappresentato un rifugio nel momento di difficoltà: se questo diventa un modello di comportamento, avremo un futuro». Un pensiero condiviso da molti, ieri. «È bello che questo pranzo sia cresciuto, sia come partecipazione che come cura - spiega Giulia Bassoli - È un bel segno, indice del tipo di società e di cultura che desideriamo. Inoltre, questa è forse una delle poche occasioni in cui noi italiani, anziché parlare manifestando paure, rabbia o desideri, possiamo ascoltare». Il pranzo è stato un successo, tanto da non poter ospitare tutti quanti hanno cercato di prenotarsi. «Se avessimo avuto spazio a sufficienza, avremmo accolto oltre 800 persone - spiega Lidia - Per questo non ci dispiacerebbe, in futuro, poter utilizzare la piazza principale di Carpi».

Valeria Cammarota