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Carpi, penitenze al corteo islamico: il sindaco scrive al questore

Serena Arbizzi
Carpi, penitenze al corteo islamico: il sindaco scrive al questore

I partecipanti si battono il petto nella processione dal centro alla periferia  Bellelli: «Chiedo che quest’usanza diventi simbolica per non turbare gli animi»

28 giugno 2018
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CARPI. Una lettera al questore per chiedere che l’usanza di battersi il petto, praticata dai partecipanti alla ricorrenza sciita dell’Ashura diventi qualcosa di simbolico, per non urtare la sensibilità altrui e favorire una convivenza incentrata sul rispetto reciproco. La missiva è stata scritta dal sindaco Alberto Bellelli al questore, appunto, in vista del corteo penitenziale che si svolgerà sabato a partire dalle 14 e che radunerà centinaia di fedeli musulmani sciiti provenienti da nord e centro Italia.

L’USANZA. La ricorrenza è promossa dall’associazione Immamya Welfare International. Il corteo partirà da piazzale Ramazzini fino ad arrivare in via Unione Sovietica, dove ha sede l’associazione e dove la manifestazione si concluderà, in serata con un momento di festa. Come nel 2017, anche quest’anno, grazie all’opera di mediazione svolta dalla Polizia e della Consulta per l’integrazione, sono stati fissati alcuni paletti. La processione, innanzitutto, si svolgerà con la distribuzione di un volantino che informerà la cittadinanza delle motivazioni del rituale e delle sue origini. Inoltre, chi parteciperà al corteo indosserà una maglietta, per rendere più simbolica e meno impattante dal punto di vista visivo la percussione del petto. Inoltre, prima della partenza dei devoti le autorità religiose sciite interverranno per spiegare nuovamente, in lingua italiana, le motivazioni di questo rito.

IL SINDACO. «Ho scritto al questore per ringraziare perché in questi anni è stato messo in campo un lavoro di mediazione importante - afferma il primo cittadino Alberto Bellelli - Questo sia per avere la spiegazione de rito in parte in italiano perché tutti possano comprendere ciò che accade. Inoltre, un altro obiettivo raggiunto è stato fare indossare le magliette ai partecipanti. Ora, nell’assoluto rispetto della libertà religiosa, il tema è trovare un equilibrio tra la facoltà di manifestare il proprio culto, che non è in discussione, e la sensibilità di chi sta intorno. Talvolta, infatti, cittadini o bambini sono rimasti turbati dal gesto di battersi il petto. Chiediamo quindi che l’esercizio della libertà religiosa sia fatto nel modo più rispettoso possibile. Questo consapevoli che siamo partiti da un percorso importante realizzato insieme e tramite questura e consulta per l’integrazione, e che di passi avanti ne sono stati fatti rispetto alle edizioni precedenti. Adesso chiediamo anche che il battersi il petto si trasformi in un gesto simbolico. Chiediamo, quindi, al questore, che rappresenta l’autorità che può decidere sulla manifestazione nello specifico, questa ulteriore riflessione» argomenta il sindaco. Si tratta di un punto di vista condiviso da tanti, dal momento che ,nonostante sia stata imposta la maglietta lo scorso anno, certe schiene di fedeli musulmani mostravano cicatrici da flagellazioni ben più pesanti del semplice battersi il petto.

I GIOVANI MUSULMANI. Il modo di partecipare all’Ashura crea divisioni nel mondo islamico locale. In particolare la componente più giovane vorrebbe che non si manifestasse battendosi il petto. Questo perché non rappresenta il modo giusto per comunicare la propria fede. L’Ashura si svolge a Carpi perché qui c’è una grande comunità sciita. —

S.A.