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Carpi. “Donne Pd, fatevi stuprare” Archiviato il caso Gasparini

Serena Arbizzi
Carpi. “Donne Pd, fatevi stuprare” Archiviato il caso Gasparini

La titolare dell’istruzione aveva querelato l’autore del commento su Facebook  Il giudice ha deciso che non c’è diffamazione. L’assessore: «Sono esterrefatta»

05 luglio 2018
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Un provvedimento destinato a fare discutere e a suscitare un profondo moto d’indignazione non soltanto nel mondo femminile. Il giudice per le indagini preliminari ha archiviato il “caso Gasparini”

L’OFFESA

L’assessore all’istruzione del Comune lo scorso settembre era stata pesantemente insultata su Facebook: sotto a un post sulla sua bacheca era infatti apparso il commento “Piddine, fatevi stuprare dagli immigrati”. Nel giro di pochi secondi quest’ultimo post ha provocato un’ondata implacabile di polemiche. Stefania Gasparini ha deciso di sporgere querela per diffamazione contro chi ha scritto quella frase e altri tre utenti che hanno commentato. In un primo momento il pm ha archiviato il caso. Gasparini si è opposta, ma il Giudice per le indagini preliminari ha deciso di archiviare a sua volta il procedimento.

LE MOTIVAZIONI

Secondo quanto si legge nel provvedimento, i commenti attribuibili a due degli utenti, infatti, “risultano genericamente rivolti a una pluralità di soggetti, nel caso di specie individuabili mediante il riferimento all’appartenenza a un partito politico”, mentre il reato di diffamazione, secondo l’orientamento, “è costituito dall’offesa alla reputazione di una persona determinata”. “In ogni caso -si legge ancora - non costituiscono istigazione alla commissione di reati da parte di terzi, come chiaramente evincibile dal tenore letterale dei messaggi”.

LA REAZIONE

«Sono esterrefatta. Mi chiedo: se “il tenore letterale” dei messaggi è considerata un’attenuante, che cosa si deve arrivare a commettere per arrivare a parlare di aggravanti?». L’assessore Gasparini è a dir poco arrabbiata e profondamente perplessa dopo la decisione del Gip. «Il fatto che il reato sia stato archiviato perché le offese e le minacce erano generiche, poi, è grave e discutibile - aggiunge l’assessore - Questo provvedimento non fa che scoraggiare le donne dal denunciare. Teniamo presente, poi, che la violenza parte dalle parole. Il fatto che queste siano articolate in un modo piuttosto che in un altro, non deve fare la differenza sul decidere se si tratta di offesa o meno. Da oggi parte una battaglia che deve coinvolgere le donne. C’è in gioco la dignità di tutte. Non conta l’appartenenza a Pd, Lega, Forza Italia, Movimento 5 stelle: questa è una battaglia politica e culturale trasversale. Da un lato ci si impegna per una dichiarazione d’intenti sul linguaggio di genere, poi si assiste a decisioni come questa».

LA DENUNCIA

Cambiando completamente argomento, ma rimanendo in tema di offese on line, i carabinieri hanno denunciato per diffamazione aggravata dalla pubblicità e dall’odio e discriminazione razziale, tre carpigiani che hanno postato su Facebook frasi o parole come: “gorilla”, “scimmione”, “tornatene al tuo paese”, “cinque euro di benzina e uno per l’accendino”. «Postare certe frasi può costare fino a 5 anni di reclusione - spiega il comandante Alessandro Iacovelli - Molti, dietro a un monitor, si sentono liberi di dare sfogo alle proprie idee con comportamenti che forse non adotterebbero nella realtà. Noi continueremo a fare monitoraggio telematico». —

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