Gazzetta di Reggio

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«Gioco d’azzardo, la pubblicità va vietata»

«Gioco d’azzardo, la pubblicità va vietata»

Gandolfi (Pd): una proposta che si può tentare anche nel poco tempo rimasto in questa legislatura 

30 ottobre 2017
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REGGIO EMILIA. «Ben 765 milioni spesi in gioco d'azzardo nel 2016 nella provincia di Reggio Emilia: cosa possiamo fare da qui in avanti, per rendere più efficiente il contrasto alle ludopatie?». Parte da questa domanda la riflessione del deputato Pd Paolo Gandolfi, che accoglie e rilancia l'idea di uno stop alla pubblicità del gioco d'azzardo.

«Matteo Iori, presidente della Papa Giovanni XXIII – spiega Gandolfi – ha messo sul tavolo una serie di proposte: vietare del tutto la pubblicità, ampliare alle Vlt le limitazioni previste per le slot, prevedere misure specifiche per altri tipi di giochi di cui non si parla mai (ad esempio i gratta e vinci e i giochi on line). In particolare, credo che la proposta di vietare la pubblicità si possa tentare anche nel poco tempo rimasto in questa legislatura, a partire dalla prossima legge di stabilità.

È giusto impegnarsi per obiettivi concreti, soprattutto quando si inseriscono in azioni che tendono a tutelare chi nella società è più debole ed esposto». «Penso sia innegabile – prosegue Gandolfi – che l'attuale governo abbia fatto una scelta diversa da quelli delle legislature precedenti sul gioco d’azzardo. All’inizio della legislatura ho avuto la sensazione che il tema del gioco d’azzardo fosse difficile da affrontare perché evidentemente nel corso degli anni le lobby delle macchinette erano penetrate dentro l’azione legislativa. Ora mi pare che si sia recuperata una visione corretta e si sia imboccata la strada giusta. Un esempio di questa svolta? Il 7 settembre scorso la conferenza Stato-Regioni è giunta a un accordo sulle competenze circa il riordino dei giochi “di monopolio”, che dà un giro di vite al business del gioco d'azzardo».

Un accordo che conferma il taglio del 50% dei punti vendita del territorio nazionale e di un terzo delle macchinette. Secondo l’intesa, le Regioni manterranno le loro normative in materia laddove prevedano una “maggior tutela del cittadino” ovvero regole più rigide rispetto a quelle generali previste a livello nazionale. I sindaci potranno stabilire fasce orarie di chiusura dei punti di gioco e distanze minime da luoghi delicati come le scuole.