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Reggio è capoluogo del nuovo partito anti islamizzazione

di Leonardo Grilli
Reggio è capoluogo del nuovo partito anti islamizzazione

Il raduno si è svolto nella sede regionale di via Roma, scopo del Pai è difendere le radici “giudaico-cristiane”

23 novembre 2017
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REGGIO EMILIA. Lunedì si è svolto il raduno nazionale del neonato Partito anti islamizzazione (Pai). E il movimento ha scelto come ritrovo proprio la città di Reggio Emilia, terra di partigiani e medaglia d’oro per Resistenza, all’interno della sede regionale in via Roma. Una formazione, quella fondata questa estate, che sulla scia di alcune realtà civiche reggiane si definisce apolitica e apartitica. Definizione che resta solo sulla carta, stando a quanto dichiarato dal segretario Stefano Cassinelli il giorno stesso della fondazione del Pai: «Valiamo il 15%, se la soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento resta al 3%, di sicuro passiamo».

Le ambizioni, evidentemente, guardano già alle urne ma se si dovesse collocare il partito nel panorama italiano si dovrebbe oscillare fra la Lega Nord, il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, restando sempre in ambito nazional-sovranista. Il programma del movimento è strutturato in nove punti ma solo il primo fa riferimento alla questione islamica: «Contrastare ogni forma di radicalizzazione dell’Islam – recita il testo – da cui nascono gli estremismi ed ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale occidentale». Un punto ribadito, con toni più decisi, anche nelle interviste di Cassinelli: «Non siamo contro l’islam ma contro l'islamizzazione, non possiamo accettare che una religione antidemocratica venga in un Paese laico a imporre una teocrazia. Al momento, l’islam è incompatibile con la democrazia».

Ma fra i progetti proposti dal partito ve ne sono anche alcuni più radicali. Come quello avanzato da uno degli aderenti al Pai più illustri, l’avvocato Sami Aldeeb Abu-Sahlieh, cristiano di origine palestinese e cittadino svizzero. Che in una lettera pubblicata sulla pagina Facebook del movimento ipotizza una sorta di deportazione, ma fatta con umanità: «Sono molto preoccupato della situazione attuale, particolarmente a causa di una migrazione che l’Occidente non controlla più. Sono per una soluzione umana accettabile per tutti. La proposta è di utilizzare metà dell’Arabia Saudita per farne un protettorato internazionale capace di ricevere almeno 100 milioni di migranti che sono per la maggioranza musulmani».

La retorica dell’annientamento della civiltà occidentale da parte degli stranieri (mamma li turchi) non è certo una novità e appartiene da sempre al panorama politico della destra europea. Un’invasione, favorita dalla decadenza morale e culturale della nostra civiltà, già propagandata abbondantemente da molti intellettuali fra Ottocento e Novecento e che ha favorito la formazione di ideologie nazionaliste-autoritarie.

Un sentimento, quello dell’avversione verso lo straniero, che è tornato in voga in questi anni. Quanto tutto ciò porterà giovamento al Pai attualmente non è dato saperlo ma Alessandro Meluzzi, noto psichiatra e prete ortodosso, in un’intervista al Giornale si è dichiarato ottimista: «Il nostro bacino elettorale è quello del 50% degli italiani che non hanno votato e di quelli che non sono proni al buonismo del gesuita Bergoglio».

Quel che è certo è che oltre alle parole patinate del loro sito internet, sotto alla foto del ritrovo reggiano ci sono anche commenti beceri di questo genere: «Forza ributtiamoli in mare». Con tanto di “mi piace” ufficiale del Pai.

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