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Reggio Emilia, il ritratto del duce a pezzi? Anpi dalla parte di Melloni

di Nicole Nasi
Reggio Emilia, il ritratto del duce a pezzi? Anpi dalla parte di Melloni

Fiaccadori, presidente dell’associazione partigiana «Provocazione giustificata». Pierluigi Castagnetti: «È solo una metafora, non un invito ad agire»

10 gennaio 2018
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REGGIO EMILIA. «È una provocazione più che giustificata». E poi: «Non si tratta di una rottura virtuale, ma un atto di grande significato». Le parole pronunciate dal professor Alberto Melloni dal palco dell’Ariosto, ripetute ieri in un’intervista alla Gazzetta, trovano terreno fertile. E la proposta di frantumare il vetro del ritratto di Benito Mussolini esposto nell’anticamera di Palazzo Chigi trova il sostegno dell’Anpi reggiano e del suo presidente, Ermete Fiaccadori.

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Il 7 gennaio scorso, c’è stato infatti chi ha festeggiato a Roma il quarantennale della strage di Acca Larentia, partecipando ad una parata organizzata dal gruppo neofascista CasaPound. Mentre lo stesso giorno, in occasione della festa del Tricolore, c’è stato chisenza sosta ha continuato a portare testimonianze di un vissuto drammatico che ha lasciato cicatrici indelebili.

E proprio la paura di un ritorno di ideologie passate, che sembra concretizzarsi sempre di più in questi ultimi tempi, ha spinto il professor Alberto Melloni, storico e studioso reggiano, a fare dichiarazioni significative durante il suo discorso sul palco del teatro Ariosto nel giorno del 221esimo anniversario del Tricolore.

I sistemi democratici stanno diventando sempre più diversi fra loro per età, composizione demografica, struttura, spesso scossi da questa nuova ondata “fascista” che ripropone lo scambio tra paure e libertà dettato dalla disuguaglianza e dalla xenofobia dovuta alla crescente immigrazione.

La domanda centrale è quindi se il fascismo stia realmente tornando e ci sia il pericolo concreto di una rivalsa. Per dare una risposta ci si deve soffermare sulla sostanza storica del fenomeno degli anni ’20 del secolo scorso e trovare la forza e metodi nuovi per tenere vivo ciò che è stato.

Ed è proprio questo il pensiero centrale della riflessione proposta da Alberto Melloni che denuncia l’inammissibilità della permanenza della foto del Duce sulla parete dell’anticamera di Palazzo Chigi, a Roma, accanto a quelle di tutti gli altri capi di governo che si sono succeduti in Italia.

«Mi ha sempre colpito quella fotografia – spiega il professore –. Per toglierla non ci vorrebbe niente ma sono sicuro che un gesto differente avrebbe più impatto. Durante la mia visita ad Auschwitz ho incontrato una sopravvissuta che mi ha detto che avrebbe volentieri frantumato il vetro di quella fotografia, ed è giusto quindi che a farlo sia chi ha subito in prima persona». Melloni ricorda inoltre come le manifestazioni di Forza Nuova a Ostia siano «un chiaro segnale d’allarme da non trascurare e sottovalutare.»

Anche Ermete Fiaccadori, presidente dell’Anpi di Reggio Emilia, concorda con quanto dichiarato dal docente. E aggiunge: «È una provocazione più che giustificata, non si tratta di una rottura virtuale, ma un atto di grande significato. Abbiamo in programma numerose iniziative dove si chiarirà cosa vuol dire lottare contro i fascismi oggi. È una battaglia attuale, come sottolineato dal professor Melloni, che ha radici non sempre storiche ma per questo non meno pericolose – conclude Fiaccadori –.Tutte le manifestazioni odierne evocano un significato intrinseco di ciò che è stato e che potrebbe essere».

Dalla parte del professore reggiano c’è anche l’ex parlamentare Pierluigi Castagnetti, oggi presidente della Fondazione Campo Fossoli di Carpi che afferma: «Non si tratta di un’operazione concreta, quella di Melloni è una provocazione, una sorta di metafora per denunciare una realtà. Purtroppo è un dato di fatto, la storia non si cambia ma è comunque doveroso che tutti sappiano. Non si tratta solo di un’immagine ma è una mera allusione a un sentimento di indignazione. Ritengo che non sia un invito concreto a compiere quel gesto. La foto di Benito Mussolini si distingue già da quella di Cavour o quella di De Gasperi, sicuramente non in modo positivo».